24 giugno 2011
Storie di ordinaria prevaricazione per 7 fermate. Subway Letteratura.
E’ stata una brutta notte, una di quelle notti, afosa, opprimente, spennellata di un mal di testa in lento inesorabile crescendo, gocce di dolore che stillavano nelle vene come farmaco da una flebo, sempre più frequenti pungenti lancinanti in misura proporzionale all’avvicendarsi di cifre digitali rosse sulla radiosveglia (…)
Lillo ha fatto la sua parte, mettendosi a piangere tre volte, infastidito dalle zanzare, dal caldo da serra per orchidee, una volta anche da un motorino che è passato scoppiettando sotto la finestra che avevi lasciato aperta per creare una parvenza di ventilazione, aria bollente in movimento sopra il comò e le poltroncine gemelle foderate di stoffa crema, sopra il letto matrimoniale e la culla con i pizzi e le trine voluta dalla madre di Silvana quando si era scoperto che aspettavate un bambino e lei era sicura, assolutamente sicura, che sarebbe stata una femmina; prendeva un’aria ispirata, tua suocera, quando ripeteva questa frase, un’aria ebete da predicatrice-santona di tv privata che a te stringeva lo stomaco in maniera quasi violenta. Silvana, dal canto suo, faceva sì con la testa e mormorava con un tono da prefica che sua madre queste cose le sapeva, se le sentiva. Appunto, sette mesi dopo era nato Lillo.
(…) Silvana davanti e te preparava l’ennesimo biberon. Hai provato a ricordarle che il pediatra aveva detto di non accontentare il bambino appena inizia ad agitarsi, ma di provare a farlo piangere un po’. Aveva consigliato di impostare l’ora del sonno in maniera uguale, una successione di canzoni e ciucci e pacche, orsetti sul cuscino, carillon con le api di plastica a cui dare la carica a intervalli di tempo regolari per poi guardare gli insetti giocattolo mentre girano inquietanti sopra la culla. Api che svolazzano su tuo figlio addormentato, che assurdità, appena l’hai visto ti è sembrato un congegno inquietante, ma era stata Loredana a regalarvelo, e, mentre tu avresti preferito aspettare per vedere se qualcun altro vi avrebbe omaggiato di un carillon più rassicurante, magari non a contenuto entomologico, Silvana ti aveva fatto trovare accanto alla culla il foglio dell’imballaggio con le istruzioni per montare la casetta con l’ape regina e tutte le altre piccole immonde creaturine. Il pediatra, allo studio, non aveva mai smesso di sorridere.
Eri andato via trascinando Silvana, il bambino avvolto in una coperta per non fargli prendere freddo in una giornata appena tiepida. Avevi riflettuto su quanto questa fosse stata l’ennesima umiliazione auto-inflittavi, uno sconosciuto che vi fa notare come vi facciate tenere in pugno da un bambino che vi ricatta strillando perché lo si nutra e culli e consoli; ti era sembrato più interattivo del solito. Lillo, dotato finalmente di un comportamento intellegibile anche se volto alla distruzione del vostro sonno e della vostra serenità, del vostro matrimonio.
Tags: bambino, libro, Lillo, madre, Maria Di Piazza, pediatra, romanzo, Subway Letteratura, Tutta colpa dello scirocco