5 febbraio 2012
Abdou Thiam era un uomo molto bello, con una faccia da cinema e occhi profondi. Tristi e distanti.
Rimase in piedi davanti alla porta fino a quando mi avvicinai, gli diedi la mano e gli dissi che ero il suo avvocato.
La stretta di mano di una persona dice un sacco di cose, se uno ha voglia di farci attenzione. La stretta di Abdou diceva che non si fidava di me e, forse, che non si fidava più di nessuno. (…)
Ci sedemmo sulle due sedie e mi accorsi quasi subito che non sarebbe stata una conversazione facile.
Poi per la prima volta da quando eravamo insieme in quella stanza Abdou Thiam mi guardò come se esistessi realmente. Parlò a voce bassa.
“Non ho ucciso Ciccio. Lui era mio amico”. (…)
Esitò un attimo ma fu lui il primo ad allungare la mano per stringere la mia. La stretta era leggermente, solo leggermente diversa da quella di circa un’ora prima.
Parlò solo dopo aver finito la sigaretta, quando il silenzio stava diventando insopportabile.
“Se facessimo il rito abbreviato, posso anche essere assolto?”
Era fin troppo intelligente. Facendo il giudizio abbreviato sarebbe stato sicuramente condannato. Non lo avevo detto ma lui l’aveva capito.
Risposi a disagio.
“Teoricamente, teoricamente sì”.
“Che vuol dire?”
“Sei intelligente, avvocato. Io ho sempre pensato di essere più intelligente degli altri. Questo non è una fortuna, ma è difficile capirlo. Se pensi di essere più intelligente degli altri non capisci molte cose, fino a quando non ti cadono addosso. Allora è tardi”.
La domanda me l’aspettavo, e infatti arrivò.
“Tu credi che questo ragazzo senegalese sia innocente?”
“Non lo so. In un certo senso non è un problema mio. Ci tocca difenderli meglio che possiamo, siano innocenti o colpevoli. La verità, se esiste, la devono trovare i giudici. Noi dobbiamo difendere degli imputati.
Scoppiò a ridere.
“Complimenti. Cos’era, la prolusione al corso La nobile professione dell’avvocato? Vuoi entrare in politica?” (…)
“Hai ragione ero ridicolo. Io credo che Abdou sia innocente, ma ho paura a dirlo”.
“Perchè?”
“Perchè lo penso in base ad una mia intuizione, alle mie fantasie. Lui mi piace e allora penso che sia innocente. Perchè vorrei che fosse innocente. E poi ho paura che venga condannato – ed è probabile che sia condannato – sarà un brutto colpo, per me. Bhe, sarà un colpo peggiore per lui”.
“Perchè ti piace?”
Mi sorpresi a rispondere senza pensare. E a scoprire la risposta nel momento stesso in cui la dicevo.
“Perchè riconosco qualcosa, di me, credo”.
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