24 dicembre 2012
Iniziano le feste… auguri e buon appetito!
Scrive Massimo Montanari, docente di Storia medievale e di Storia dell’alimentazione dell’Università di Bologna, nella rubrica Cibo è cultura del numero di dicembre di CON (il mensile dei soci COOP):
Il bello di dirsi “Buon appetito!”
Lo dicevamo sempre, all’inizio dei pasti: Buon appetito!
La maggior parte di noi continua a dirlo, anche se ogni tanto capita di incontrare qualcuno che ammonisce: “non si usa più”.
Non arrivo a capire il perchè di questa censura. Forse che augurare buon appetito è ritenuto volgare? Forse si ritiene inopportuno in una società di obesi e sovrappeso, ai quali meglio si adatterebbe la raccomandazione di moderare e trattenere l’appetito? Forse è un riemergere di antiche fobie, di quella diffidenza per i piaceri del corpo che una certa cultura ha propagandato per secoli?
Ma, in primo luogo, buon appetito non significa “mangiare molto”. Significa semmai “mangiare bene”. Significa (…) un appetito buono, un rapporto cordiale con il corpo e un amorevole attenzione ai segnali che esso ci manda. Significa una gestione equilibrata di questi segnali, il riconoscimento di quanto ci serve e ci compete, per godere sobriamente dei piaceri del cibo anche in funzione della salute. (…)
Appetito viene dal latino “ad-petere” e significa desiderio, l’essere attratti da qualcosa. Non è la fame, pulsione istintiva che serve a sopravvivere, a riempire lo stomaco (…) E’ qualcosa di meno e più importante. Meno, perchè l’appetito non ci obbliga a mangiare, ma garbatamente ci invita. Più, perchè introduce l’elemento del piacere e della discrezione (nel senso letterare di “scegliere”) rielaborando in senso culturare l’istinto della fame. Certo, ciò può accadere solo quando la fame non urla troppo. Perciò l’appetito è un lusso, che non tutti, e non sempre, si possono permettere. Augurare buon appetito è un gesto gentile, affettuoso. Non perdiamolo.
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