foto di Elena Fiorio - Burano maggio 2009
A letto con micio
29 gennaio 2013

RONF...



Il sito extra ordinary di Li Chen:
www.exocomics.com

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Kukicha
26 gennaio 2013

Puntatina da NaturaSi… perché non posso rimanere senza il mio tè giapponese…

“Kuki Cha” in giapponese significa “tè in rametti”.
Il Kukicha è un tè verde popolarmente chiamato anche “bevanda di tre anni” è infatti ottenuto da una combinazione di foglie verdi e piccoli rametti della pianta del tè che abbiano almeno tre anni di età.
La lavorazione di questo tè prevede che i rametti dopo la raccolta siano messi ad asciugare all’aria aperta per una settimana poi riposti per un anno affinchè sviluppino tutto il loro sapore, quindi al termine di questo periodo che vengano delicatamente tostati per quattro volte.
Questo accurato procedimento assicura al Kukicha un sapore pieno, morbido e erboso con un retrogusto dolce di castagna affumicata.
Considerato la migliore bevanda quotidiana dalla scuola macrobiotica, il Kukicha con il suo basso contenuto di teina viene bevuto sia durante i pasti che lontano da essi.

www.lafinestrasulcielo.it

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Categorie: bere
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Ricetta: patate alla sorrentina
25 gennaio 2013

Patate alla sorrentina

1 kg. di patate
2 limoni biologici (di Sorrento)
1 spicchio d'aglio
prezzemolo tritato
olio extravergine d'oliva
sale


Sbucciare e tagliare le patate a dadi non troppo piccoli e metterle in una grande teglia con l'olio e un grosso spicchio d'aglio tagliato in tre o quattro pezzi.
Prendere due limoni succosi e preparare in una ciotolina la scorza grattugiata di mezzo limone e il succo filtrato di tutti e due.
Cuocere le patate in forno a 180/200° per circa 40 minuti. Quando sono cotte e ben dorate togliere i pezzetti d'aglio e aggiungere il succo di limone e un'abbondante spolverata di prezzemolo tritato, girare velocemente e infornare ancora per pochi minuti. Salare e portare in tavola.

Sono un perfetto contorno da abbinare a un secondo di pesce come un trancio di salmone alla griglia.

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Roba da grafici
23 gennaio 2013

Roba da grafici, la community che si autodefinisce dei maniaci creativi che combattono ogni giorno contro la malvagia setta dei comic-sansisti (perché ogni volta che qualcuno usa il Comic Sans un grafico muore!), ha lanciato su Facebook, quasi involontariamente, l’iniziativa-concorso “Facciamo politica”.

I partecipanti sono invitati a realizzare finti manifesti elettorali, in formato di stampa A4 e preferibilmente verticali, che presentino un personaggio candidato, meglio se con fattezze umane, preso da serie televisive o film. I manifesti devono riportare anche la candidatura (Senato della Repubblica, Camera dei Deputati, Presidenza del Consiglio dei Ministri), le date del turno elettorale (24/25 febbraio 2013) e indicare il nome del partito, lista o movimento con il nome del candidato.

La giuria del concorso (aperto sino a mezzanotte di oggi) pubblicherà i risultati dell’iniziativa il giorno 31 gennaio 2013 alle ore 20.00 ma già da ora è possibile vedere tutte le realizzazioni approvate alla pagina Facebook di Roba da grafici.

Alla chiusura del concorso i manifesti saranno abbinati a un QR code per poterli stampare e divulgare come alternativa ai manifesti e volantini dei veri candidati alle elezioni nazionali 2013.

Scrive l’admin K sul sito:
“Non è che vogliamo dire che la gente sia stanca. Non vogliamo arrivare nemmeno a dire a priori tutti a casa. Tantomeno tirare fuori dalla manica motivazioni qualunquiste di qualsiasi genere...
E’ che siamo dei gran burloni, perciò, come ogni burlone DOC e DOP che si rispetti, non vogliamo che qualcuno ci rubi i riflettori”.


Una divertente risposta ai reali tragicomici cartelloni elettorali che già tappezzano tutte le città.

Le mie preferenze sono tutte decisamente horror...



www.roba-da-grafici.it
www.facebook.com/pages/Roba-da-GRAFICI

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“Madama sbatterflay” di Luciana Littizzetto
10 gennaio 2013

Adesso, quasi quasi, mi faccio un tatuaggio. Sulla coscia. Blu. A forma di vena varicosa, così mi porto avanti col lavoro.

Vogliamo parlare dei maschi che si tingono? Guarda, solo a pensarci mi viene la congiuntivite. Non è tanto il tingersi in sè, che va be', se uno si fa schifo grigio, che cosa vuoi mai dirgli, ma è che le tinte maschili sono sempre orride. Sono sempre colori che non esistono in natura. Smalti da carrozzeria.
... hanno quei neri mantello di Zorro, biondo vimini, mogano cruscotto della Jaguar. (...)
Con sto' castano castoro che persino il castoro, se ti vede, ti dice: "Minchia, esagerato!". Ma com'è che le donne riescono ad avere tinte naturali e i maschi sembrano colorati col trattopen?

Poi, non so se avete notato, ma quelli che si fanno fotografare nudi sono sempre unti... ma perchè? Li devi mica friggere... Te li devi portare a letto, che, oltrettutto, uno così vuncio ti fa subito l'alone sulle lenzuola. Cosa te ne fai? Prima di coricarti lo impani?

... esistono donne insignite della fighitudine imperitura. Che non è questione di bellezza, ma di stato di grazia che ti porti dietro finchè campi, anche a ottant'anni e oltre. La fighitudine, alcune donne ce l'hanno e altre no. Io, per esempio, non ce l'ho.
Sono dotate di fighitudine quelle che si alzano dal letto come se fossero appena uscite dal parrucchiere. Io invece esco dal parrucchiere come se fossi appena scesa dal letto. Rendo l'idea? (...)
Io con il ciclo ho delle occhiaie come Voldemort mentre loro fanno paracadutismo. Sono quelle che hanno mani lunghe e affusolate senza bisogno di unghie finte. Io una volta ho messo le unghie finte e sembravo uno di quei rastrelli di alluminio da giardino per tirar su le foglie. Quelle che, dopo aver fatto l'influenza, non appaiono sciupate, sono bianco perla. Se faccio io l'influenza, sembra che mi abbia masticato un mastino senza denti.

Io ho quarantotto anni ma me ne sento ottantaquattro portati a stento. Alla sera apro la "Settimana Enigmistica" ma non riesco nemmeno a risolvere il primo rebus. Piego la testa come un papavero e crollo. Quelle che ho intorno agli occhi una volta somigliavano alle crepette che di tanto in tanto trovi sopra i formaggi. Adesso sono più come le venature della pipa, le pieghe della bandiera, i lampi che i monsoni tropicali disegnano nel cielo. Non sono rughe, sono dei plissè.
Anche agli uomini, però, lasciatemelo dire, la stagionatura non porta tutte queste migliorie... Il vostro boy ce li ha già i peli bianchi nell'infracoscie? E il ginocchio coi risvolti in pelle? Il tatuaggio che cola come le scritte dei film dell'orrore? L'allungamento verso il basso degli amici di maria? I peli sulle orecchie che gli crescono già a velocità maggiorata? Gli sono già spuntati i peloni sulle sopracciglia simili alle antenne delle aragoste?

E il vostro boy? E' tornato brontolosauro? Che, se fosse il suo unico difetto, pazienza, una dice: "E' lagnoso, ma ha tanti di quei pregi...". Invece no, la lagnosità è il collante che tiene insieme una caterva di magagne. Convincetelo almeno a farsi un tatuaggio, magari una bella flebo sul braccio.

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In Bruges
8 gennaio 2013

Se non crollo questa sera lo rivedo volentieri... è il film che mi ha fatto partire per il Belgio... Bruges e Gand sono due città magiche...

"In Bruges. La coscienza dell'assassino" è una commedia nerissima del 2008 scritta e diretta da Martin McDonagh. Presentata in anteprima al Sundance Film Festival, ha ottenuto un Golden Globe e una nomination agli Oscar 2009.

Il film racconta le vicende di due sicari Ray e Ken (interpretati da Colin Farrell e Brendan Gleeson) esiliati, poco proprio prima di Natale, dal loro capo Harry (Ralph Fiennes) nella tranquilla città di Bruges in attesa di una sua chiamata, dopo che il giovane Ray nel corso di una missione ha accidentalmente ucciso un bambino.

La pace del luogo è in contrasto con la "coscienza" dei due uomini, Ray ancora sconvolto per l'accaduto nella snervante attesa sviluppa un odio nei confronti della città, mentre Ken, che mantiene uno sguardo quasi paterno sulle azioni Ray, si sente confortato dalla bellezza e dalla serenità di quel luogo.

Spaesati dalla lontananza dal loro mondo i due killer, che hanno ricevuto l'ordine di comportarsi nel modo più anonimo possibile confondendosi fra i turisti, vengono in realtà coinvolti in pericolosi imprevisti con loschi personaggi locali e in strane situazioni con la troupe di uno stravagante film che si sta girando nella città.

Quando la telefonata di Harry finalmente arriva a rispondere è Ken al quale viene affidato il compito uccidere il giovane collega...

Il film, opera prima del regista Martin McDonagh, che ha come dichiarato riferimento Quentin Tarantino, presenta cortocircuiti narrativi e culturali: tematiche alte (morale, senso di colpa, perdono) incontrano un bassissimo linguaggio, la pittura fiamminga e le opere di Bosch sono affiancate a nani strafatti di ketamina e puttane che vengono da Amsterdam. E' un gioco di scrittura postmoderna fatto di dialoghi fulminanti, citazioni cinematografiche e dissertazioni filosofiche riportate in un attualissimo linguaggio comune, dove la città di Bruges si trasforma in una sorta di luogo sospeso e metafisico dove i due killer si muovono in direzioni apparentemente opposte.

Con lo svolgersi della vicenda, la città medievale di Bruges diventa un vero e proprio personaggio della storia, la sua atmosfera fiabesca e i suoi monumenti interagiscono con i protagonisti della pellicola. Emblematico è il ruolo del dipinto di Hieronymus Bosch, Trittico del Giudizio, esposto al Groeninge Museum di Bruges, nel processo di riscatto di Ray. La relazione tra cinema e arte, in molti film pensata in termini di citazione, è qui molto più complessa.

Bruges, famosa città del Belgio, è un luogo da favola, un grande museo a cielo aperto. Il suo nome in fiammingo significa approdo ed è soprannominata la Venezia del nord. McDonagh ha deciso di ambientare il proprio film a Bruges dopo avervi passato le vacanze anni prima: “Quando circa quattro anni fa sono stato a Bruges per la prima volta ho provato delle sensazioni contrastanti sul posto. Come reazione sono nati questi due personaggi che reagiscono di fronte alla bellezza della città e alla vita in maniera diversa, e ho iniziato a metterli su carta. Avrebbero dovuto visitare dei luoghi specifici di Bruges con i quali dovevano interagire. Mentre il film va avanti Bruges diventa più dark e le sue caratteristiche gotiche vengono messe maggiormente in risalto, come avviene nelle scene notturne iniziali, quando Ray si imbatte nel set ispirato a H. Bosch”.

Alcune citazioni:
Harry “Sembra uscita da una cazzo di fiaba, no? Come fa una città che sembra uscita da una cazzo di fiaba a non essere l'ideale per qualcuno? Come fanno tutti quei canali, ponti, stradine acciottolate, chiese e tutta quella cazzo di atmosfera fiabesca a non essere l'ideale per qualcuno, eh? I cigni… ci sono ancora? Come cazzo fanno i cigni a non essere il cazzo di ideale di qualcuno, me lo spieghi?"
Ray "Cazzo ragazzi, forse è questo l'inferno. Dover passare l'eternità in questa cazzo di Bruges!"


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Festività e peso forma
6 gennaio 2013

Auguri a tutte le Befane... e adesso dieta!


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Saint-Marcellin
3 gennaio 2013

La mia passione casearia...

Il Saint-Marcellin è un formaggio francese di latte vaccino crudo, ma originariamente fatto con latte di capra, prodotto nel dipartimento dell'Isère (regione del Rodano-Alpi) nei dintorni dell'accogliente città da cui prende il nome. La sua origine è molto antica, le prime fonti risalgono al XIII secolo, dove in alcuni testi si parla di una "toma" prodotta in quella zona con il latte caprino. Ma è nel XV secolo che il formaggio diventa famoso con l'attuale nome.

Si tratta di un piccolo formaggio di forma circolare, simile a un tomino, con una pasta bianca, cremosa e vellutata e una crosta naturale bianca e fiorita molto sottile. Dal sapore deciso e profumato con un perfetto equilibrio tra dolcezza, acidità e salinità, ha un gusto di latte che si intensifica con la stagionatura esprimendo una vasta gamma di aromi di nocciola.

Ha un periodo di stagionatura di uno o due mesi. Si presenta in confezione di legno o in ciotoline di terracotta ideali per cottura al forno.

L'abbinamento enologico consigliato è con i rossi Saint-Emilion, Saint-Estèphe, Chateauneuf-du-Pape e Saint-Julien o un Chateau di Bellet bianco. Un must: con una punta di sale tartufato (per non farsi mancare nulla!)

... lo consiglio nelle patate al cartoccio con una bella macinata di pepe.

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