Ricetta: gelatine alcoliche “Tiriamo a Campari”21 marzo 2020
La quarantena continua...
Gelatine alcoliche "Tiriamo a Campari"
250 ml. di Campari
3 fogli di gelatina (15 gr. circa)
Mettere in ammollo i fogli di gelatina in acqua fredda per una decina di minuti.
In un un pentolino fare scaldare il Campari senza farlo bollire poi aggiungere i fogli di gelatina ben strizzati. Mescolare sino a completo scioglimento.
Versare il liquido in piccoli bicchierini trasparenti o formine per il ghiaccio. Lasciare solidificare in frigorifero per almeno 4 ore prima di servire.
Le gelatine alcoliche (jello shots) possono essere preparate con qualsiasi cocktail o long drink aggiungendo anche coloranti alimentari per avere colori ancora più accesi.
Il formaghiaccio Fackelmann permette di ottenere sei gelatine a forma di diamante con 70 ml. di liquido.
www.fackelmann.de
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Tags: bicchierini, Campari, cocktail, colla di pesce, diamante, Fackelmann, formaghiaccio, frigorifero, gelatina in fogli, gelatine alcoliche, jello shots, long drink, ricetta, Tiriamo a Campari
Post post-natalizio 1: Gin Christmas Bauble19 gennaio 2020
Quando davanti a una credenza piena di alcolici di ogni tipo si dice con disperazione: "Ma qui non c'è nemmeno una bottiglia di gin" bisogna pensare che un attento astemio correrà ai ripari...
The Lakes Gin Christmas Bauble è un geniale set regalo che la premiata distilleria The Lakes Distillery del Regno Unito, situata sulla sponda settentrionale del lago Bassenthwaite, ha messo in vendita per Natale.
Il cofanetto contiene sei bottigliette da 5 cl. a forma di palline di Natale, riempite a due a due con Lakes Gin, Lakes Sloe Gin e Lakes Damson Gin per infondere alle feste il giusto spirito del Natale.
Lakes Gin: gin classico con vibranti note di ginepro, scorza d'arancia e limone. Alcol 43.7%
Lakes Sloe Gin: liquore di gin alle bacche di prugnolo selvatico, con sentori di confettura di lamponi, arancia, ginepro e coriandolo. Alcol 25%.
Lakes Damson Gin: liquore di gin alle susine selvatiche, con sentori di ciliegia fresca, prugne mature, ginepro e spezie. Alcol 25%.
Disponibili anche i set al whisky e alla vodka e dalla famosa distilleria un invito: "Ammira il tuo albero di Natale o goditi un bicchiere".
www.lakesdistillery.com
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Ricetta: sangria estiva all’anguria20 luglio 2019
Una versione leggera e molto, molto estiva...
Sangria estiva all'anguria
1 bottiglia di cabernet sauvignon (750 ml.)
1 pesca noce
2 grosse albicocche
un quarto di anguria baby
8 ciliegie
una manciata di mirtilli
250 ml. di succo di arancia bionda
2 cucchiai di zucchero di canna
1 stecca di cannella
1 anice stellato
Scegliere frutta matura ma ben soda e lavarla accuratamente, poi tagliare a cubetti la pesca con la buccia e fare lo stesso con le albicocche e la polpa dell'anguria privata dei semi. Dividere a metà le ciliege ed eliminare i noccioli.
Mettere la frutta tagliata e i mirtilli in una caraffa di vetro insieme allo zucchero, la stecca di cannella e l'anice stellato poi versare il vino e il succo di arancia bionda. Lasciare riposare in frigorifero almeno due ore o preferibilmente una notte.
Servire la sangria molto fredda nella caraffa o in un'anguria svuotata della polpa.
E' una versione non particolarmente alcolica e dolce da servire con un antipasto di tapas o a tutto pasto con una paella. La sangria può essere conservata in frigo per qualche giorno dopo aver tolto la frutta.
La sangria è una bevanda alcolica a base di vino, frutta e spezie originaria della penisola iberica. Solitamente realizzata con il vino rosso in Catalogna è possibile trovarla anche fatta con vino bianco o spumante (sangria de cava). Pare che in origine fosse comunemente bevuta dai contadini portoghesi che la chiamarono così per il suo colore simile al sangue. Molte e differenti le ricette che di solito prevedono vino rosso corposo, pesche, mele, arance e limoni, spezie come cannella e chiodi di garofano, zucchero, talvolta un superalcolico e seltz.
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No name29 aprile 2019
Un compleanno FICO, bagnato dalla pioggia ma anche da un ottimo NO NAME bianco...
NO NAME Friulano
Le Vigne di Zamò
DEDICATO A UN NOME NEGATO
Denominazione: Colli Orientali del Friuli DOC
Vitigni: friulano 100%
Alcol: 14.5%
Temperatura di servizio: 10/12 °C
Tipologia: bianco
NOTE DI DEGUSTAZIONE
Giallo dorato intenso il colore. Al naso regala un bouquet olfattivo raffinato e complesso, composto da sentori floreali e fruttati, poi seguiti da toni agrumati di buccia d’arancia, da ricordi di mandorla e di crema pasticcera, e da sfumature minerali. Il sorso è rotondo e pieno, sapido e minerale, sorretto da una bella spalla acida e guidato da un bel tenore alcolico. Lunga la persistenza e gradevolmente amarognolo il retrogusto.
NO NAME Langhe Nebbiolo
Borgogno
ETICHETTA DI PROTESTA
Denominazione: Langhe DOC
Vitigni: nebbiolo
Alcol: 14.5%
Temperatura di servizio: 16/18 °C
Tipologia: rosso
NOTE DI DEGUSTAZIONE
Rosso rubino scuro con leggeri riflessi granato. Al naso esprime note speziate che si affiancano ad un profilo olfattivo caratterizzato da confettura, fiori secchi, sciroppo di lamponi, tamarindo. In bocca è equilibrato, elegante e fresco, bilanciato da un'ottima acidità ed una bellissima trama tannica. Chiude con un finale di ottima persistenza, sul frutto.
Racconta Andrea Scanzi: «Il No Name è il Barolo-non Barolo dell’azienda Giacomo Borgogno e figli. Si chiama così come "etichetta di protesta", per rimarcare l’eccessiva burocrazia della legge italiana. Nasce da vigneti di pregio, a Cannubi, Fossati e San Pietro delle Viole, sempre nel comune di Barolo. Non essendo registrato come Docg, è "solo" un Nebbiolo. Questo fa sì che il prezzo scenda considerevolmente. Non ha però molto da invidiare a un Barolo riuscito. E’ un Nebbiolo che affina tre anni "in botti più piccole". Non è tradizionale nel senso ortodosso e l’etichetta può essere anche letta come provocazione a fini commerciali: una maniera scaltra, e lecita, per creare la notizia. Oltretutto dietro questo vino c’è anche Oscar Farinetti, proprietario di Eataly, personaggio amato e odiato: i detrattori della bottiglia non mancheranno. Al netto delle implicazioni ideologiche, l’ho trovato un rosso piacevolissimo. Di bella morbidezza, coi tannini giusti, sufficientemente fresco e sapido. Bevibilità impeccabile. Non è paragonabile ai grandissimi Barolo, ma costa molto, molto, meno dei grandissimi Barolo. Piacevole sorpresa.»
Sino ad ora conoscevo solo la mia personalissima nanna di protesta...
www.levignedizamo.wine
www.borgogno.com
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Birre Tektonik5 gennaio 2019
Piccola incursione al Lidl, portate a casa Dizzy e Hercule...
La Slovenia può sorprendere i profani con un’offerta di birra artigianale particolarmente sviluppata. A Lubiana si trova il giovane birrificio
Tektonik, fondato da quattro soci, che al momento produce otto differenti tipologie di birra dai fantasiosi nomi: WAYNE, IGGY, HERCULE, NORMAL, ZETHOR, GRACE, DIZZY, NELSON.
Il mastro birraio è Marko Jamnik che nasce come fotografo e ha una alle spalle una storia iniziata a Roma come
homebrewer amatoriale.
Interessante la comunicazione di Tektonik a partire dallo slogan che recita: "Quando parliamo di birra nel birrificio Tectonicik diventiamo seri" e anche l'identità visiva del brand dal simpatico logo coi denti accuminati, alla grafica vintage delle etichette con illustrazioni di sexy fantascienza.
www.tektonik.beer
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Birre McGargles11 dicembre 2018
Per il momento ho assaggiato solo la Granny Mary's Red Ale per un'istintiva affinità con la vecchietta incazzata...
Le birre
McGargles sono prodotte dalla Rye River Brewing Company a Kildare, in Irlanda. La produzione è iniziata nel 2013 nella città di Kilcock e successivamente si è spostata a Celbridge, una città ricca di storia per la birra.
Negli ultimi anni la gamma di birre è stata ampliato e ora include:
Granny's Red Ale: avvolgente aroma maltato di biscotti, arrosto, caramello con un pizzico di mirtilli rossi equilibrato da una nota luppolata terrosa e amara.
Retro IPA di Ned: gusto bilanciato e rotondo con note caramellate e floreali.
Francis 'Big Bangin' IPA: sapore semplice e pulito, che "spacca"!
Frank's Lager: floreale e morbida è una birra matura di grande grazia.
Sean's Export Stout: aroma fruttato con note di caffè e caramello. Intenso gusto di caffè, cacao e melassa bilanciato da un leggero finale amarognolo.
Double IPA di Dans: sapore intenso e fruttato dove si riconoscono mango, ananas e limone candito e note di pino e pompelmo. Bilancia morbidezza e sentori amarognoli.
Rosie's Pale Ale: carattere amaro e agrumato bilanciato da un morbido corpo maltato. Presenta aromi di pompelmo, buccia d'arancia, pino e note leggere di biscotto, pane e malto tostato.
Daragh's Session IPA: seducente con intensi aromi di frutta matura, mandarino e pino, ha corpo setoso e pieno con note amare e resinose.
Jim's Stout: corposa con aromi di caffè, cioccolato e caramello, ha una delicata amarezza bilanciata da un finale secco.
Dal 2017 il birrificio ha aperto al pubblico. Il tour consente di osservare ogni fase del processo di produzione, dalla macinatura del malto fino all'imbottigliamento della birra.
mcgargles.com
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Ricetta: cuori ghiacciati di birra alla ciliegia20 agosto 2018
Le birre aromatizzate alla frutta non sono proprio la mia passione ma questi cuoricini possono avere il loro perchè...
Cuori ghiacciati di birra alla ciliegia
1 bottiglietta di birra alla ciliegia (Cherry Chouffe Rouge)
Munirsi di stampini formaghiaccio a forma di cuore.
Versare la birra alla ciliegia negli stampi e metterli in freezer per alcune ore sino a quando i ghiacciolini sono completamente solidificati.
Servire i cuori di birra in ciotoline individuali e pescarli velocemente con un cucchiaino perchè tendono a sciogliersi velocemente a causa del contenuto alcolico.
Interessante e originale proposta per un fine pasto estivo.
Kriek: birra belga alla ciliegia. La parola fiamminga "kriek" identifica una ciliegia piccola, scura e amara originaria di Schaarbeek usata per la produzione di questa birra anche se i birrai hanno rimpiazzato, in parte o completamente, queste ciliegie con altre varietà più comuni. Tradizionalmente la birra kriek è realizzata a partire da una base di lambic o di ale scura fiamminga dove le ciliegie, con il nocciolo, vengono lasciate in infusione per diversi mesi ottenendo un aroma di frutta non particolarmente dolce e con un tono amaro di mandorla dato dai noccioli. Talvolta le kriek possono però essere semplicemente addizionate a succo di ciliegie con o senza l'aggiunta di zucchero. Sono birre particolarmente popolari in Belgio e nei Paesi Bassi.
www.achouffe.be
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“Elogio dell’invecchiamento” di Andrea Scanzi3 maggio 2018
Devo confessare che a me Scanzi piace... Oliver invece non lo sopporta, quando lo vede prende a schiaffi la televisione...
Sul trimestrale «Porthos» ho trovato una massima espressa da un produttore langarolo - anonimo - che vinifica Barolo e Barbaresco, quindi imparziale. La trovo straordinaria. «Il Barbaresco è il vino delle migliori serate della tua vita, non ti tradirà mai; ma per l'ultima notte della tua esistenza, ci vuole un Barolo.»
Domanda: che me ne faccio di tutte queste nozioni? Niente, volendo. Si può benissimo sopravvivere lo stesso. Oppure si può provare a capire su cosa poggi la teoria più credibile riguardo all'abbinamento cibo vino. (...) ed è basata sul doppio binario della concordanza e della contrapposizione.
In linea di massima, quasi tutto è per contrapposizione: a una sensazione del cibo devo opporre una sensazione del vino, e viceversa. (...)
Come tutte le regole, anche quella della contrapposizione presuppone delle deroghe. Si chiamano concordanze (...)
(...) con un cibo dolce si beve vino dolce. Per questo, chiunque vi proponga uno Champagne secco a fine pasto, anche solo per brindare, compie forse un bel gesto ma certo uno scempio enogastronomico.
(...) di solito, il pesce vuole il bianco. È un dogma fastidioso e un po' ignorante, che amo smentire appena posso, ma è un fatto che con una sogliola faccio fatica a berci un Barolo (non è un gran problema: basta evitare di mangiare la sogliola). (...)
E sarebbe anche l'ora di finirla con la storia che gli affettati andrebbero mangiati soltanto con il rosso. È una scemenza, o, per meglio dire, un'abitudine radicata e appagante ma perfettibile: se volete corrompermi mi basta un Pelaverga, e convengo con voi che il salume è di per sé sapido e per questo abbisogna di un vino morbido (e di solito un rosso lo è più di un bianco), ma uno Chablis val bene un San Daniele. Così come una Doc Trento è il trionfo del lardo di Colonnata.
L'abbinamento per concordanza e contrapposizione dà coordinate utilissime. E spiega tante cose. Per esempio, perché il cioccolato mette così in difficoltà, al punto che tuttora i suoi esegeti si dividono in tre specie: quelli che lo mangiano con il vino dolce, quelli che gli preferiscono i superalcolici (rum, whisky) e quelli analcolici che rivendicano i poteri purificanti dell'acqua.
Il cioccolato, in effetti, è un gran casino. (...)
C'è anche chi, con il cioccolato, beve vino rosso secco: è uno dei pochi momenti in cui non capisco chi beve rosso (...)
(...) lo Champagne va con l'ostrica. Sì, ma chi lo dice? I francesi. Appunto (...) Lo Champagne spicca in acidità, effervescenza. Quindi va bene con cibi grassi e a tendenza dolce. È grassa un'ostrica? No. Ha tendenza dolce? No. Ha senso berci lo Champagne? No. Ameno che non vi offrano entrambi: in quel caso, valutati i costi dell'uno e dell'altra, il sacrificio si può fare.
C'è poi l'abbinamento per psicologia. È quello che preferisco. È quello che riconosce potere supremo all'ospite. (...)
Così, mentre sei lì che cucini, e il piatto cresce, ed è quasi finito, e tu hai raggiunto la certezza che - davvero - il vino perfetto per quel cibo è solo il Sauvignon erbaceo (ma sì, sborone per sborone, a dirla tutta pensavo a un Pouilly-Fumé della Loira, quello che nelle guide dicono avere sentori di pietra focaia), mentre sei lì che inevitabilmente godi, arrivano gli amici. Agli amici non hai detto cosa avresti cucinato, perché ami le sorprese. E gli amici, tutti, hanno comprato il loro vino.
Uno, l'esterofilo, sarà rimasto folgorato sulla via del Pinotage sudafricano. L'altro, il casalingo, avrà rubato il vino del contadino dagli scaffali del suocero (nooooo!). Il terzo, che ama la Toscana, ti avrà portato per la sesta volta in un mese il solito Chianti del supermercato. Il quarto, che la Toscana la odia, vi sparerà a sorpresa un Nero d'Avola che potrebbe essere lisergico come pure indigeribile.
La babele dei vini, la Waterloo delle regole. Si chiama abbinamento per psicologia, anche se io preferisco definirlo trionfo del caso. Dell'istinto. Della convivialità.
Serate che vanno giù come il migliore dei vini, così perfette da abbinarsi da sole.
Credo che il Brunello di Montalcino Biondi Santi Riserva 1983 lo aprirò il giorno in cui sarà tutto perfetto. Forse domani, forse mai. (...)
Credo. che invecchierò. Non credo bene come il Brunello di Biondi Santi. Non credo bene come Biondi Santi.
Credo che raccontare un vino sia raccontare il passato, comprendere il presente, scrutare (non senza sgomento) il futuro.
Credo che elogiare l'invecchiamento sia una buona rivoluzione.
Credo che il vino sia, come la musica, uno splendido cavatappi per le emozioni.
Credo, sempre di più, che nell'eterna lotta tra figli e padri, gli unici a vincere siano i nonni. A distanza. Con discrezione. Quasi immortali, certo indimenticabili.
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Mr. Miao e il tè al formaggio20 gennaio 2018
Giornata di shopping, un "tè verde macchiato dolce" per scaldarsi e un bicchiere con il logo di Mr. Miao da portare a casa...
Mr. Miao è un bar rosticceria nel cuore della Chinatown milanese che propone una vasta gamma di bubble tea, cheese tea, tè alla frutta, yogurt, granite e ice roll oltre a dim sun, rotoli di riso glutinoso e curiose "piadine cinesi" da gustare sul posto o da portare a casa.
Il valore aggiunto del locale: il nome e il logo tutto micioso!
Bubble tea: mangia e bevi taiwanese a base di tè e latte, aromatizzato con diversi gusti di frutta o sciroppo e arricchito con perle nere di tapioca gommose e gelatine di frutta. Servito sia freddo che caldo, si beve con una grossa cannuccia che permette di raccogliere anche le palline precipitate sul fondo. E' generalmente molto dolce.
Cheese tea (in mandarino zhì shì chá): tè non zuccherato coperto da una densa schiuma di formaggio in polvere montato.
Ice roll: rotolini di gelato preparati al momento e guarniti con sciroppo, granella o frutta. Nato in Tailandia, l'ice roll si ottiene versando un composto liquido di base, lavorato insieme ad altri ingredienti, su una piastra refrigerata di metallo e staccando successivamente il gelato che si solidifica in pochi istanti sulla superficie con una spatola in modo da ottenere strisce arrotolate su stesse a forma di grossi riccioli.
Scopro ora che lo strano "tè verde macchiato dolce" altro non era che una versione zuccherata del cheese tea. Adesso capisco tante cose... cosa non si fa per un bicchiere con un micio baffuto!
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