foto di Elena Fiorio - Burano maggio 2009
Degattoupage 18 – Oliver pastaio
19 maggio 2020

Il ritorno del degattoupage con Oliver con le zampe in pasta...


Degattoupage 18
Oliver pastaio
collage 14,8x21 cm.

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Ricetta: piadine all’olio d’oliva
27 marzo 2020

Chiusi in casa, la farina c'è ma niente uova e lievito. Parte l'esperimento piadina, sulla spianatoia della bisnonna...

Piadine all'olio d'oliva

400 gr. di farina 0
200 ml. di acqua
50 ml. di olio extravergine d'oliva
1 cucchiaino di sale
mezzo cucchiaino di bicarbonato (facoltativo)


Mettere in una ciotola abbastanza ampia la farina e al centro l'olio, il sale e il bicarbonato. Aggiungere lentamente l'acqua tiepida iniziando, a partire dal centro, a incorporare la farina.
Amalgamare gli ingredienti con l'aiuto di una spatola di silicone sino a ottenere un composto piuttosto morbido.
Lavorare poco l’impasto, giusto il tempo necessario per ottenere un panetto omogeneo, poi dividerlo in quattro e lasciarlo riposare per circa mezz'ora a temperatura ambiente.
Su un piano di legno ben infarinato stendere con un matterello le palline di pasta in dischi sottili (di 26/28 cm. circa).
Scaldare un testo romagnolo sul fuoco a fiamma vivace, e quando ben caldo, cuocere le piadine per pochi minuti per lato sino a quando i dischi iniziano a gonfiarsi presentando le tipiche bolle.
Servire le piadine ancora calde con salumi e formaggi oppure farcirle a piacere.

La piadina (o piada) è un pane molto sottile e senza lievitazione tipico della tradizione gastronomica della Romagna, a base di farina, acqua e strutto, che viene cotto su un disco di terracotta, detto teggia, o più comunemente su un testo di ghisa. La piadina ha origini antiche probabilmente comuni alla crescia sfogliata, tipica di Marche e Umbria, che prevede tra gli ingredienti anche uova e pepe. La piadina romagnola, con un disciplinare di produzione depositato, include la versione classica e quella riminese, più sottile e mediamente più grande.


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Ricetta: funghi impanati al forno
17 novembre 2019

Funghi cremini impanati al forno

8 funghi champignon cremini grandi (500 gr.)
100 gr. di pangrattato
2 uova
4 cucchiai di pecorino grattugiato
2 spicchi d'aglio
prezzemolo
olio extravergine d'oliva
sale e pepe


Staccare i gambi dalle cappelle dei funghi e pulire queste ultime con uno straccetto bagnato per eliminare bene tutti i residui di terra presenti.
Preparare in una ciotola una panure composta da pangrattato, pecorino grattugiato, poco prezzemolo tritato, pepe e due spicchi d’aglio tagliati a metà. Lasciare insaporire per almeno mezz'ora prima di togliere l'aglio.
Sbattere le uova con una forchetta poi passare le teste dei funghi prima nell'uovo e dopo nel pane grattugiato aromatizzato avendo cura di farlo aderire bene.
Adagiare i funghi così impanati in una teglia, irrorarli abbastanza generosamente con l'olio e infornarli quindi a 200° per circa 20 minuti sino a completa doratura.
Salare prima di servire in tavola.

I funghi impanati possono anche essere fritti in olio di arachidi, in quel caso passarli prima nella farina, poi nell'uovo e successivamente nel pangrattato (preferibilmente senza pecorino e prezzemolo). Il passaggio nella farina evita che la panatura tenda a staccarsi in cottura.


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Ricetta: filoncino bretzel austroungarico
13 luglio 2019

Saporito panino che mi ricorda le colazioni a Praga con salame ungherese, burro salato e cetrioli...

Filoncino bretzel austroungarico

4 filoncini bretzel (70 gr. cadauno)
20 fette di salame ungherese
8 cetrioli agrodolci piccoli
senape
burro


Dividere ogni filoncino a metà poi spalmare un lato del pane con un velo di burro e l'altro con un sottile strato di senape. Tagliare i cetriolini in tre fette per il lungo.
Appoggiare sulle basi dei panini cinque fette di salame ungherese leggermente accavallate poi sei fette di cetrioli agrodolci, quindi chiudere i bretzel.
Servire i filoncini austroungarici accompagnati da birra ben fresca.

I filoncini possono essere arricchiti aggiungendo del formaggio tipo tilsit tagliato sottile (circa 20 grammi per panino).

Il bretzel (detto anche brezel, breze, brezn, laugenbrezel, pretzel o pretzl) è un tipo di pane molto popolare nei paesi di lingua tedesca. La sua forma caratteristica è quella di un anello con le due estremità annodate mentre quando ha forma di panino tondo o filoncino prende il nome di laugenbrot. Gli ingredienti del bretzel sono farina di grano tenero, malto, lievito di birra, acqua e talvolta strutto, prima della cottura in forno viene immerso per qualche secondo in una soluzione bollente di acqua e soda caustica che conferisce al pane la caratteristica crosta lucida poi spolverata con sale grosso. In ambito domestico è comune sostituire nella preparazione la soda caustica con del più maneggevole bicarbonato di sodio.

Il salame ungherese di forma cilindrica e ricoperto da una sottile muffa bianca al taglio si presenta di consistenza compatta e grana finissima con fette di colore rosso acceso punteggiate di grasso. L'impasto (composto da un terzo di carne magra di suino della specie Mangalica, un terzo di grasso di suino e un terzo di carne magra di bovino) è lavorato con sale, pepe macinato, paprica, aglio pestato e macerato nel vino bianco. Insaccato in budello naturale equino è sottoposto ad affumicatura e stagionatura di 3/4 mesi.


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Ricetta: petti di pollo alla birra rossa con morbier
13 marzo 2019

Goderecci...


Petti di pollo alla birra rossa con morbier

8 fette di petto di pollo (650 gr. circa)
140 gr. di morbier
mezzo bicchiere di birra rossa
farina
1 noce di burro
olio extravergine d’oliva
sale e pepe


Passare le fette di pollo in poca farina. Tagliare il morbier in otto fette non troppo spesse.
Mettere in un'ampia padella l'olio e il burro a scaldare, poi rosolare il pollo sino a quando è leggermente dorato, successivamente sfumare con la birra rossa.
Evaporata la birra salare e pepare, poi appoggiare su ogni fetta di carne una di morbier e finire di cuocere a fuoco basso e padella coperta sino a quando il formaggio inizia a fondere.
Servire i petti di pollo ben caldi.

Il morbier è un formaggio francese di latte vaccino a crosta lavata caratterizzato da una sottile striscia nera che lo attraversa al centro. Tradizionalmente il morbier veniva infatti prodotto con il latte di due mungiture dove la cagliata serale spolverizzata con la fuliggine dei fuochi dei campi veniva successivamente ricoperta con la successiva cagliata mattutina. Oggi il formaggio viene prodotto con cenere vegetale in un'unica cagliata.



www.fromage-morbier.com
www.formaggio.it/morbier

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I ravioli psichedelici della “Lady Gaga della pasta”
28 febbraio 2019

Per questo giovedì grasso un bellissimo piatto di stelle filanti...


Linda Miller Nicholson, food blogger di Seattle, realizza vere e proprie sculture di pasta e i suoi numerosissimi follower attendono sempre con ansia le sue nuove creazioni.

Nata con il matterello in mano per tradizione familiare Linda, durante alcuni viaggi in Italia, ha carpito tutti i segreti della pasta per poi sbizzarrirsi, tornata negli Stati Uniti, nel produrre pasta artigianale artistica ispirata al mondo della moda che l'ha portata ad essere soprannominata la "Lady Gaga della pasta".

La sua specialità: pasta colorata, anzi coloratissima e formati sempre nuovi, ottenuti con acqua, farina, uova delle sue galline e colori rigorosamente naturali estratti da spezie, erbe, frutta e vegetali di ogni tipo.



saltyseattle.com
www.instagram.com/saltyseattle

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Ricetta: spezzatino di cappello del prete al vino rosso
18 marzo 2017

Ricetta capace di nobilitare un vino non eccezionale o un novello dimenticato in dispensa...

Spezzatino di cappello del prete al vino rosso

900 gr. di carne di manzo (cappello del prete)
300 gr. di passata di pomodoro
250/270 ml. di vino rosso
200 gr. di misto per soffritto surgelato
2 noci di burro (30 gr. circa)
olio extravergine d'oliva
3 foglie di alloro
farina
mezzo cucchiaino di zucchero
sale


Tagliare la carne a dadi e passarla velocemente nella farina.
Fare sciogliere il burro con poco olio nella pentola a pressione poi rosolare la carne dopo aver tolto la farina in eccesso. Quando carne e farina sono dorate aggiungere il misto per soffritto e mescolare bene sino quando tutta la farina è staccata dalla pentola.
Aggiungere quindi il vino, che deve quasi coprire la carne, la passata di pomodoro, lo zucchero, il sale e l'alloro.
Chiudere la pentola a pressione e fare cuocere per 30/40 minuti circa a partire dal fischio poi spegnere il fuoco e aspettare che si abbassi la valvola senza sfiatare.
Una volta aperta la pentola addensare, se necessario, lo spezzatino a fuoco vivace continuando a rimestare.
Servire caldissimo con polenta, patate lessate o riso bollito.

Il vino novello è prodotto mediante macerazione carbonica, una tecnica enologica particolare, elaborata in Francia nel 1934, che non prevede la pigiatura delle uve. Messo in commercio nel mese di novembre dello stesso anno di vendemmia è da bere preferibilmente entro sei mesi.


Io che odio il grasso della carne quando faccio lo spezzatino procedo così: taglio dal pezzo intero le parti grasse e connettive poi taglio il muscolo a dadi, quindi metto tutto in pentola. Sapore assicurato e bocconcini a prova di bambina schifiltosa...

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“La pizza per autodidatti” di Cristiano Cavina
23 ottobre 2016

Anche a fissarla molto intensamente, una pizza non cuoce più in fretta.

Se non la fisserete molto intensamente, si brucerà.

Quando siete in ritardo, il tempo smette di scorrere dentro il forno, mentre vola per chi aspetta a tavola.

Quando tutto fila liscio, non ci sarà mai nessuno a guardarvi.

Appena si presenterà un qualsiasi problema, un divertito spettatore si materializzerà al vostro fianco.

Quando comprerete un condimento particolare che tenete tanto a far assaggiare, nessuno lo vorrà.

Il giorno in cui deciderete di non comprarlo più, sarà il giorno in cui ve lo chiederanno.

Quando finirete un qualsiasi condimento, sarà proprio quello di cui i vostri ospiti all'improvviso non potranno fare a meno.

Se dopo cinque minuti il suo piatto non è arrivato, l'umanità in generale aspetta a tavola come se fosse seduta su una sedia elettrica.

Non abbattetevi: nella vita non si smette mai di sbagliare.


Fare le pizze è come amare qualcuno.
Deve venire facile.
Quando si inizia a faticare vuol dire che c'è qualcosa che non va.
E in entrambe queste cose nella mia vita, quando non veniva facile era solo colpa mia, ma ero sempre troppo distratto e inquieto per rendermene davvero conto.
Forse non imparerò mai come impastare gli ingredienti dell'amore, ma con le pizze, alla fine ho capito come si fa.
Nasciamo tutti autodidatti in questo mondo, e alcuni le cose ci mettono un po' più di tempo a impararle.

Diedi la mia prima intervista proprio in pizzeria, a un giornalista del «Corriere della Sera».
La prima domanda che mi fece, la prima domanda in assoluto a cui ho mai dovuto rispondere come scrittore, è stata se il mio libro era inventato o c'era qualcosa di autobiografico.
Il libro era ambientato a Casola, gli amici del protagonista avevano i nomi dei miei amici, la sua bicicletta era la mia bicicletta, perfino il suo indirizzo coincideva con il mio.
"C'è qualcosa di autobiografico?" mi chiese il giornalista.
"Niente" risposi io.
Non sapevo come rispondere. Di solito gli scrittori nelle interviste che mi capitava di leggere parlavano di come fosse necessario allontanarsi dalla propria vita per raccontare il mondo da un punto di vista universale, e io invece ero completamente impastato nel mio mondo: non conoscevo nient'altro.
La seconda domanda fu cosa si provasse a essere uno scrittore.
Io mi guardai intorno.
Avevo la sala piena, stavo rispondendo mentre sfornavo le pizze.
"Ma io faccio il pizzaiolo..." mi permisi di far notare.
Sono passati più di dieci anni da quel giorno, e non è che sia cambiato molto, se non che ormai non so più chi sono, di preciso. (...)
Quando mi chiedono che mestiere faccio, rispondo il pizzaiolo, anche se molti non ci credono più.
Soprattutto non ci credono i giornalisti.
Quando mi intervistano, hanno questa idea che per me sia solo un vezzo, quello di spacciarmi per pizzaiolo. Pensano che l'abbia fatto per due mesi, d'estate, da ragazzo.
E accompagnano questi loro pensieri con un sorriso malizioso, come se avessero scoperto un mio peccato di gioventù.
Ci sono lettori che vengono apposta su a Casola per controllare se è vero.
E sono molto soddisfatti quando mi vedono vestito di bianco dietro il bancone, sembrano sollevati e felici e io sono contento, perché so di non aver tradito la loro fiducia.

Non si può insegnare a fare la pizza.
Al massimo, si può avvertire degli errori che si faranno.
Spiegare da dove arriveranno e perché.
È una scuola solitaria, che frequentiamo in compagnia delle nostre mani, dei nostri occhi, del nostro palato e del nostro naso. Tutto qua.
Quando alla fine ci riusciamo, non abbiamo imparato a fare la pizza.
Abbiamo imparato a fare la nostra pizza, diversa da tutte le altre.
Credo che sia proprio questo il bello.

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Ricetta: involtini di tacchino con fichi freschi
2 ottobre 2016

Fine settimana a tutta frutta...

Involtini di tacchino con prosciutto e fichi freschi

12 fettine sottili di fesa di tacchino (700/800 gr.)
12 fette di prosciutto crudo (150 gr. circa)
6 fichi neri
1 bicchiere di vino rosso
maggiorana
farina
1 noce di burro
olio extravergine d’oliva
sale e pepe


Sciegliere dei fichi ben sodi e non troppo maturi.
Adagiare su ogni fettina di tacchino una fetta di prosciutto crudo e mezzo fico. Arrotolare gli involtini a partire dal lato corto della fetta e chiuderli bene con dello spago da cucina poi passarli velocemente in poca farina.
Mettere in una larga casseruola il burro e l'olio e fare rosolare uniformemente gli involtini prima di aggiungere una presa di maggiorana e il vino. Chiudere con il coperchio e cuocere per 15/20 minuti a fuoco dolce. Terminata la cottura salare, pepare generosamente e fare restringere il fondo di cottura.
Togliere lo spago e servire gli involtini interi.

La stessa ricetta può essere realizzata con fichi verdi e vino bianco.


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Ricetta: bis di focacce ai quattro cereali
19 giugno 2016

Oggi si prova a impastare con la farina comprata da Eataly...

Focaccia ai quattro cereali con pomodorini e focaccia ai quattro cereali con cipolla rossa

500 gr. di farina ai quattro cereali (Cuore di pizza di Molino Rossetto)
290 ml. di acqua
12 gr. di lievito secco attivo
200 gr. di pomodorini ciliegia
1 cipolla rossa
capperi sotto sale
origano
olio extravergine d'oliva
sale grosso e fine


Versare su una superficie piana oppure in una ciotola la farina. Sciogliere il lievito nell'acqua tiepida e aggiungerlo alla farina lavorando il composto sino ad ottenere un impasto liscio e omogeneo. Lasciare lievitare per almeno un'ora e mezza la pasta coperta da uno strofinaccio umido o da pellicola da cucina.
Tagliare i pomodorini in due, affettare sottilmente la cipolla e dissalare una piccola manciata di capperi.
Lavorare nuovamente l'impasto per alcuni minuti, se necessario con poca farina 00, poi dividerlo in due e stenderlo con le mani in due teglie rotonde spennellate d'olio.
Completare la prima focaccia con i ciliegini schiacciati nell'impasto dalla parte tagliata, una generosa spennellata di olio, sale grosso e origano.
Spennelare d'olio la seconda focaccia e farcire con cipolle, capperi, origano e poco sale fino.
Cuocere a 200° per circa 20/30 minuti. Tagliare le focacce ai quattro cereali a fette e servirle calde o fredde.

Con queste dosi si ottengono due focacce croccanti di circa 30 centimetri di diametro piuttosto sottili.

La farina Cuore di pizza ai quattro cereali contiene farina di grano tenero tipo 0, farina integrale di grano tenero, farina di mais, farina di avena integrale, farina di orzo integrale, sale, zucchero.



www.cuoredi.com
www.molinorossetto.com

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