Ricetta: pastrami sandwich1 febbraio 2020
Per fare felice l'Adam Richman che è in noi, aumentare a piacere la quantità di pastrami...
Pastrami sandwich con insalatina sott'aceto
8 fette di pane ai quattro cereali (Daily Bread)
400 gr. di pastrami
insalatina sott'aceto (filetti di sedano rapa, carote e peperoni)
senape delicata
maionese
Fare sgocciolare bene dodici cucchiaini di insalatina sott'aceto dopo averla sciacquata brevemente in acqua corrente. Spalmare quattro fette di pane ai quattro cereali con la maionese e quattro con la senape senza abbondare.
Comporre il sandwich appoggiando sulla fetta spalmata con la maionese tre fette di pastrami, tre cucchiaini di insalatina sott'aceto, poi ancora tre fette di pastrami, quindi chiudere con la fetta di pane spalmata con la senape.
Tostare leggermente d'ambo i lati il sandwich su una piastra di ghisa rovente senza far scaldare troppo l'imbottitura.
Tagliare il pastrami sandwich a metà e servire immediatamente.
Il pastrami è una specialità gastronomica rumena a base di carne molto popolare anche negli Stati Uniti d'America. La carne cruda (solitamente di manzo ma talvolta anche di maiale o montone) viene messa in salamoia e successivamente essiccata, condita e speziata (con aglio, coriandolo, pepe nero, paprica e chiodi di garofano), quindi affumicata e infine cotta a vapore. Questa preparazione era originariamente utilizzata come metodo di conservazione. Il pastrami è normalmente servito tagliato a fette sottili e accompagnato da salse e insalata di cavolo.
Il pastrami on rye (pastrami di segale) famoso street food delle gastronomie kosher di New York è un sandwich composto semplicemente da abbondante pastrami tagliato sottile tra due fette di pane di segale spalmate di senape e solitamente accompagnato da un cetriolo sott'aceto. Fu creato nel 1888 da Sussman Volk che lo servì nella sua salumeria di Delancey Street. Esistono poi diverse varianti tra cui il Rachel sandwich panino alla griglia fatto con pane di segale e farcito con pastrami, formaggio svizzero, insalata di cavolo e dressing russo ossia la versione femminile del famosissimo Reuben sandwich che prevede pane di segale, corned beef (manzo salato in scatola), formaggio svizzero, crauti e dressing russo.
Pane 4 cereali Daily Bread: pane ai quattro cereali frumento, segale, orzo e avena con semi di lino e girasole.
www.ceaitalia.com
www.delicatesse.it/pastrami
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Tags: affumicatura, aglio, avena, carne, carote, cetriolo sott'aceto, chiodi di garofano, conservazione, coriandolo, cottura a vapore, Daily Bread, Delancey Street, fette, filetti, frumento, gastronomia, insalata di cavolo, insalatina sott'aceto, kosher, maiale, maionese, manzo, montone, orzo, pane ai quattro cereali, pane di segale, panino, paprica, pastrami, pastrami on rye, pepe nero, peperoni, Rachel sandwich, Reuben sandwich, ricetta, Romania, salamoia, salse, salumeria, sandwich, sedano rapa, segale, semi di girasole, semi di lino, senape delicata, spezie, Stati Uniti, street food, Sussman Volk
Museo del Pomodoro27 agosto 2017
Il
Museo del Pomodoro a Collecchio
Di origine americana, il pomodoro ha trovato proprio in provincia di Parma terreno fertile, già a partire dalla seconda metà dell’Ottocento. Il territorio non si è limitato alla coltivazione ma si è orientato anche verso la trasformazione, tanto da esportare oggi, in tutto il mondo, non solo i prodotti a base di pomodoro ma anche la tecnologia per l’industria conserviera. Il pomodoro rientra dunque a pieno titolo nel percorso museale che valorizza i prodotti tipici del parmense.
La sede del museo è collocata all’interno della Corte di Giarola, nel comune di Collecchio, centro di trasformazione agroalimentare d’epoca medievale. L’allestimento è organizzato in sette sezioni tematiche.
La prima racconta la storia, con l’arrivo in Europa nel Cinquecento del pomodoro e la sua successiva diffusione nella cultura alimentare. Sono illustrate le varietà esistenti, le proprietà nutritive, le zone di produzione.
La seconda sezione illustra lo sviluppo dell’industria di trasformazione: dal prodotto secco alla conserva, dai concentrati ai passati, dai sughi pronti ai succhi da bere.
La terza mostra lo sviluppo delle tecnologie produttive: dalla proto-industria alla fabbrica con la ricostruzione di una linea di produzione per la conserva di pomodoro realizzata con 14 macchine d’epoca.
Molto interessante anche la quarta tappa che affronta la tematica del prodotto finito e degli imballaggi, con l’esposizione di oltre cento latte originali d’epoca, nonché il ricchissimo materiale di comunicazione e promozione degli oltre settanta marchi attivi all’inizio del Novecento nel Parmense.
La quinta sezione si dedica allo sviluppo dell’industria meccanica, la sesta racconta gli imprenditori pionieri e i differenti lavori in fabbrica, ospita uno spazio dedicato alla Stazione sperimentale dell’industria delle conserve e alimentari istituita nel 1922 e alla Mostra delle Conserve, importante vetrina dell’industria parmigiana e progenitrice dell’attuale Cibus.
A chiudere il percorso museale la cultura del 'Mondo Pomodoro' con pubblicità, citazioni, dipinti, sculture e ricette a base di pomodoro fino ad arrivare alla gastronomia, col matrimonio con pasta e pizza.
www.museidelcibo.it/pomodoro
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Tags: America, citazioni, Collecchio, coltivazione, comunicazione, concentrato, conserva, Corte di Giarola, cultura alimentare, diffusione, dipinti, fabbrica, gastronomia, imballaggio, industria, industria conserviera, lattine, macchine, marchi, Museo del Pomodoro, Parma, passato, pomodoro, prodotti tipici, prodotto, promozione, proprietà nutritive, pubblicità, ricette, sezioni tematiche, succo, sugo, tecnologia, territorio, trasformazione, varietà, zone di produzione
Museo del Salame di Felino27 agosto 2017
Il
Museo del Salame di Felino a Felino
Il primo documento relativo al salame rintracciato a Parma risale al 1436, quando Niccolò Piccinino, al soldo del Duca di Milano, ordinò che gli si procurassero
"porchos viginti a carnibus pro sallamine", ovvero venti maiali per far salami. È uno dei documenti che si incontrano durante la visita del Museo del Salame di Felino, testimoni del rapporto privilegiato instaurato nel tempo tra il prodotto e il suo territorio d’origine, dal bassorilievo scolpito nel XII secolo da Benedetto Antelami nel marmo rosa del Battistero, alle cronache dei sontuosi banchetti di corte d’epoca rinascimentale.
Il museo è ospitato nelle suggestive cantine del Castello di Felino. Costruito nell’890 come un semplice torrione, il castello venne ampliato e fortificato raggiungendo il massimo splendore con Pier Maria dei Rossi. Appartenuto in successione ai Pallavicino, agli Sforza e poi ai Farnese, l’antico maniero domina la vallata fra i torrenti Parma e Baganza.
Organizzato in cinque sezioni, il percorso di visita al museo inizia con le testimonianze storiche del rapporto tra Felino ed il suo prodotto-simbolo.
La sezione dedicata alla gastronomia, collocata nelle antiche cucine, presenta l’impiego gastronomico del salame a Parma, con un singolare esempio di integrazione tra produzione e consumo in un’azienda agricola del XVII secolo.
Nella sala grande si trova la sezione relativa a norcineria e produzione casalinga dell’insaccato, con un’ampia rassegna di oggetti appartenuti ai norcini e alle famiglie contadine del territorio.
La sala che racconta la tecnologia di produzione rappresenta le caratteristiche salienti dalle origini fino alla tecnologia attuale con la "carta d’identità" del prodotto odierno, insignito nel 2012 dell’IGP -Indicazione Geografica Protetta- dalla Comunità Europea. Alcune testimonianze in video raccontano storie ed esperienze dei norcini e le moderne tecnologie di produzione, ancora fedeli alla ricetta originale.
Il museo rappresenta un’occasione per far conoscere e apprezzare non solamente l’essenza del principe dei salami, ma il territorio e la comunità di cui è espressione, a partire dalla qualità delle materie prime, verificata dal Consorzio del Salame Felino, fino alla sapienza delle mani che continuano a produrlo.
www.museidelcibo.it/salame
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Tags: banchetti, cantine, Castello di Felino, Consorzio del Salame Felino, cucine, documenti, famiglie contadine, Felino, gastronomia, IGP, Indicazione Geografica Protetta, insaccato, maiali, materie prime, Museo del Salame di Felino, norcineria, Parma, prodotto, ricetta, salame, salame di Felino, tecnologia, territorio
Museo del Prosciutto di Parma26 agosto 2017
Il
Museo del Prosciutto di Parma a Langhirano
In una terra fertile, delimitata a Nord dal Po e a Sud dall’Appennino, compresa tra le valli dell’Enza e dello Stirone, fin dai tempi più remoti si sviluppò l’allevamento dei suini, favorito dalle vaste estensioni boscose e dalla presenza delle querce, e con queste, delle ghiande. Branchi di maiali pascolavano in vaste aree boschive e le popolazioni di origine celtica, qui stanziate, misero a punto le "tecnologie" necessarie all’impiego delle loro carni e alla loro conservazione, anche grazie alle sorgenti e ai pozzi di acqua salata di Salsomaggiore e Rivalta.
Le caratteristiche del territorio giocarono un ruolo fondamentale ed è qui che oggi sorge il Museo del Prosciutto di Parma: a Langhirano, che del prosciutto è la capitale riconosciuta, nel complesso integralmente restaurato dell’ex Foro Boario, splendida architettura rurale dei primi del Novecento, storicamente destinata alla contrattazione del bestiame.
Organizzato in otto sezioni, il percorso di visita al museo inizia dal territorio, con la descrizione dell’agricoltura parmense, per poi passare alla sezione dedicata alle razze suine, alla loro diffusione nei vari continenti e alle varietà utilizzate per la produzione del prosciutto di Parma.
La ricca sezione dedicata al sale racconta la storia di questo importantissimo strumento di conservazione degli alimenti, che grazie ai pozzi presenti sul territorio, favorì nel tempo lo sviluppo dell’arte salumiera. Vi è esposta una raccolta di sali provenienti da tutto il mondo e un raro filmato sull'estrazione del sale dai pozzi di Salsomaggiore.
La sala dedicata alla norcineria raccoglie, oltre a numerosi documenti storici sull’attività della macellazione dei suini nei secoli, un ampio campionario di antichi oggetti impiegati da generazioni di norcini per la lavorazione delle carni.
Le restanti sezioni presentano gli altri salumi tipici del territorio parmense, approfondiscono il tema della gastronomia e dell’impiego del prosciutto in cucina, narrano, anche attraverso testimonianze in video, le tecniche di lavorazione del prosciutto e la struttura di un prosciuttificio, presentano infine l’attività del Consorzio del Prosciutto di Parma, che garantisce la qualità di questo straordinario prodotto noto e apprezzato in tutto il mondo.
www.museidelcibo.it/prosciutto
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Tags: agricoltura, allevamento, boschi, carni, conservazione, Consorzio del Prosciutto di Parma, cucina, ex Foro Boario, gastronomia, ghiande, Langhirano, lavorazione, macellazione, maiali, Museo del Prosciutto di Parma, norcineria, oggetti, Parma, pozzi, prodotto, prosciutto, prosciutto di Parma, querce, razze, sale, Salsomaggiore, salumi tipici, suini, tecnologie, territorio
Il Cuuc13 novembre 2011
Gita a Mortara con tappa gastronomica…
Il ristorante
Il Cuuc è un accogliente locale nel centro di Mortara a pochi metri dalla stazione, l’ingresso è lo stesso dell'albergo San Michele.
Qui la specialità è l’oca preparata in una moltitudine di piatti, la città di Mortara è infatti famosa oltre che per la cucina a base di riso anche per quella di questo volatile.
Il ristorante propone oltre all'oca, risotti, paste fresche e secondi di carne e pesce della tradizione pavese e non solo. Piatti originali e ben presentati di nobile rusticità in porzioni un po’ minimaliste.
Ricca la carta dei vini con una buona scelta di quelli dell'Oltrepò Pavese.
"Evvi in Mortara in ripa del Molino una locanda che si noma Becco che lo palato sazia al contadino con grasse oche e schietto vino secco e pur sallama d’oca in mostra trovi che dar di gioia fa chiunque provi." (Guido Da Cozzo – sec. XIII)
La cottura a bassa temperatura considerata all’ultimo grido e fatta propria dai cuochi della nuova generazione è in realtà sapienza tradizionale e ancestrale delle loro mamme e nonne. Lo racconta lo chef Davide Palestro, classe 1978, quando passa tra i tavoli "…mi ricordo che mia nonna metteva l’oca a cuocere nell’angolo meno caldo della cucina economica e lì la lasciava per moltissime ore."
Ma che significa cuuc? E’ il verso che faceva Gioachino, dell’albergo San Michele sulla culla di suo figlio Davide per farlo giocare quand’era appena nato "Così sono rimasto
Cuuc per tutta la vita" dice ridendo lo chef.
Gli interessantissimi piatti assaggiati sono: Presentazione di stagionati & Gastronomia d’oca, Risotto di Carnaroli, ragout di 5/4 d’oca e stimmi di zafferano e Scaloppa di fegato grasso d’oca.
www.ilcuuc.it
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Tags: chef, Davide Palestro, fegato, gastronomia, Il Cuuc, Mortara, oca, Oltrepò Pavese, ragout, riso, risotto, ristorante, tradizione, vino