Amigurumi di Halloween31 ottobre 2016
Shove Mink, della California, con esperienze in disegno, pittura e scultura tradizionale si è avvicinata al crochet nel 2009.
Il lavoro all'uncinetto è presto sbocciato in un'ossessione e Shove ha cominciato a preparare i disegni dei suoi specialissimi amigurumi creando rapidamente una vasta gamma di personaggi tanto affascinanti quanto inquietanti.
Bellissimo l'
Exorcist playset.
croshame.com
www.etsy.com/shop/croshame
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Categorie: creatività
Tags: amigurumi, California, crochet, diavolo, disegni, esorcista, Exorcist playset, Halloween, indemoniata, inquietanti, mano, personaggi, posseduta, prete, RIP, Shove Mink, suora, tomba, uncinetto
Ricetta: frittata di ravanelli30 ottobre 2016
A me piace di più chiamarli rapanelli...
Frittata di ravanelli
5 uova
1 mazzo di ravanelli con le foglie (200/250 gr. circa)
2 patate lesse piccole
mezza cipolla
prezzemolo
olio extravergine d’oliva
sale e pepe
Togliere le uova dal frigorifero. Lavare i ravanelli e affettare sottilmente sia le radici che le foglie tenendole separate.
Cuocere in una padella con l'olio la cipolla tritata insieme alle foglie dei ravanelli sino a quando sono ben rosolate e asciutte poi unire brevemente le patate lesse tagliate a dadini e salare.
In una ciotola sbattere le uova con una forchetta poi unire le verdure intiepidite, il prezzemolo, le fette di ravanello, un pizzico di sale e una generosa macinata di pepe.
Ungere con un goccio d’olio una padella antiaderente doppia per frittata, scaldare e versare il composto in un alto strato omogeneo. Cuocere a fuoco non troppo vivace per una decina di minuti il lato a contatto con la padella sino a quando è colorito al punto giusto quindi girare la frittata e cuocere l’altro lato.
Servire tiepida o fredda.
Bella frittata con un tocco pink e un gioco di consistenze morbido e croccante...
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Categorie: cibo · ricette
Tags: cipolla, foglie, frittata, mazzo, olio, padella doppia, patate, pepe, prezzemolo, ravanelli, ricetta, sale
Un weekend d’amore28 ottobre 2016
Moga, il cui vero nome è Meg, si definisce una studentessa universitaria senior di arte digitale, femminista, bevitrice di cioccolata e amante dei gatti.
Moga è il soprannome che le hanno dato a pochi mesi i genitori ed è l'abbreviazione di Mowgli, il personaggio del libro della giungla.
artbymoga.tumblr.com
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Categorie: fumetti e vignette · umorismo
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“La pizza per autodidatti” di Cristiano Cavina23 ottobre 2016
Anche a fissarla molto intensamente, una pizza non cuoce più in fretta.
Se non la fisserete molto intensamente, si brucerà.
Quando siete in ritardo, il tempo smette di scorrere dentro il forno, mentre vola per chi aspetta a tavola.
Quando tutto fila liscio, non ci sarà mai nessuno a guardarvi.
Appena si presenterà un qualsiasi problema, un divertito spettatore si materializzerà al vostro fianco.
Quando comprerete un condimento particolare che tenete tanto a far assaggiare, nessuno lo vorrà.
Il giorno in cui deciderete di non comprarlo più, sarà il giorno in cui ve lo chiederanno.
Quando finirete un qualsiasi condimento, sarà proprio quello di cui i vostri ospiti all'improvviso non potranno fare a meno.
Se dopo cinque minuti il suo piatto non è arrivato, l'umanità in generale aspetta a tavola come se fosse seduta su una sedia elettrica.
Non abbattetevi: nella vita non si smette mai di sbagliare.
Fare le pizze è come amare qualcuno.
Deve venire facile.
Quando si inizia a faticare vuol dire che c'è qualcosa che non va.
E in entrambe queste cose nella mia vita, quando non veniva facile era solo colpa mia, ma ero sempre troppo distratto e inquieto per rendermene davvero conto.
Forse non imparerò mai come impastare gli ingredienti dell'amore, ma con le pizze, alla fine ho capito come si fa.
Nasciamo tutti autodidatti in questo mondo, e alcuni le cose ci mettono un po' più di tempo a impararle.
Diedi la mia prima intervista proprio in pizzeria, a un giornalista del «Corriere della Sera».
La prima domanda che mi fece, la prima domanda in assoluto a cui ho mai dovuto rispondere come scrittore, è stata se il mio libro era inventato o c'era qualcosa di autobiografico.
Il libro era ambientato a Casola, gli amici del protagonista avevano i nomi dei miei amici, la sua bicicletta era la mia bicicletta, perfino il suo indirizzo coincideva con il mio.
"C'è qualcosa di autobiografico?" mi chiese il giornalista.
"Niente" risposi io.
Non sapevo come rispondere. Di solito gli scrittori nelle interviste che mi capitava di leggere parlavano di come fosse necessario allontanarsi dalla propria vita per raccontare il mondo da un punto di vista universale, e io invece ero completamente impastato nel mio mondo: non conoscevo nient'altro.
La seconda domanda fu cosa si provasse a essere uno scrittore.
Io mi guardai intorno.
Avevo la sala piena, stavo rispondendo mentre sfornavo le pizze.
"Ma io faccio il pizzaiolo..." mi permisi di far notare.
Sono passati più di dieci anni da quel giorno, e non è che sia cambiato molto, se non che ormai non so più chi sono, di preciso. (...)
Quando mi chiedono che mestiere faccio, rispondo il pizzaiolo, anche se molti non ci credono più.
Soprattutto non ci credono i giornalisti.
Quando mi intervistano, hanno questa idea che per me sia solo un vezzo, quello di spacciarmi per pizzaiolo. Pensano che l'abbia fatto per due mesi, d'estate, da ragazzo.
E accompagnano questi loro pensieri con un sorriso malizioso, come se avessero scoperto un mio peccato di gioventù.
Ci sono lettori che vengono apposta su a Casola per controllare se è vero.
E sono molto soddisfatti quando mi vedono vestito di bianco dietro il bancone, sembrano sollevati e felici e io sono contento, perché so di non aver tradito la loro fiducia.
Non si può insegnare a fare la pizza.
Al massimo, si può avvertire degli errori che si faranno.
Spiegare da dove arriveranno e perché.
È una scuola solitaria, che frequentiamo in compagnia delle nostre mani, dei nostri occhi, del nostro palato e del nostro naso. Tutto qua.
Quando alla fine ci riusciamo, non abbiamo imparato a fare la pizza.
Abbiamo imparato a fare la nostra pizza, diversa da tutte le altre.
Credo che sia proprio questo il bello.
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Categorie: cibo · lettura
Tags: amare, autobiografico, Casola Valsenio, condimento, Cristiano Cavina, cuocere, domanda, errori, facile, farina, fiducia, forno, giornalisti, Il farro, impastare, insegnare, intervista, La pizza per autodidatti, lettori, libro, mondo, piatto, pizza, pizzaiolo, pizzeria, romanzo, sbagliare, scrittore, scuola, sedia elettrica, sfornare, tavola, tempo
Tortilla chip carolina reaper15 ottobre 2016
Sfida la patatina...
Paqui ricerca continuamente la ricetta della tortilla perfetta. Paqui (pah-kee) è la parola azteca che significa "essere felice".
L'ultima proposta
"Paqui Carolina Reaper" è una hot chip, non adatta ai deboli di cuore, aromatizzata con il più piccante peperoncino del mondo il Carolina Reaper. Ogni confezione include una sola chip impacchettata in una piccola bara.
paqui.com
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Categorie: cibo
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Ricetta: involtini di tacchino con fichi freschi2 ottobre 2016
Fine settimana a tutta frutta...
Involtini di tacchino con prosciutto e fichi freschi
12 fettine sottili di fesa di tacchino (700/800 gr.)
12 fette di prosciutto crudo (150 gr. circa)
6 fichi neri
1 bicchiere di vino rosso
maggiorana
farina
1 noce di burro
olio extravergine d’oliva
sale e pepe
Sciegliere dei fichi ben sodi e non troppo maturi.
Adagiare su ogni fettina di tacchino una fetta di prosciutto crudo e mezzo fico. Arrotolare gli involtini a partire dal lato corto della fetta e chiuderli bene con dello spago da cucina poi passarli velocemente in poca farina.
Mettere in una larga casseruola il burro e l'olio e fare rosolare uniformemente gli involtini prima di aggiungere una presa di maggiorana e il vino. Chiudere con il coperchio e cuocere per 15/20 minuti a fuoco dolce. Terminata la cottura salare, pepare generosamente e fare restringere il fondo di cottura.
Togliere lo spago e servire gli involtini interi.
La stessa ricetta può essere realizzata con fichi verdi e vino bianco.
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Ricetta: focaccia all’uva rosata1 ottobre 2016
Finalmente questa bellissima e dolcissima uva ha trovato la sua destinazione...
Focaccia all'uva rosata
400 gr. di pasta lievitata per focaccia
400 gr. di uva rosata senza semi
3 cucchiai di zucchero (45 gr. circa)
olio extravergine d'oliva
rosmarino
Scegliere un'uva rosata senza semi ad acini molto piccoli, lavarla e asciugarla bene.
Dividere la pasta lievitata in due parti, una poco più grande dell'altra. Oliare generosamente una teglia rettangolare piccola e stendere all'interno con le mani la parte di pasta più grande.
Coprire fittamente la pasta con gli acini d'uva interi lasciando libero solo un piccolo bordo perimetrale poi aggiugere lo zucchero in uno strato omogeneo e pochissimo rosmarino tritato fine.
Chiudere la focaccia con la seconda parte della pasta lievitata facendola aderire bene lungo il bordo. Spennelare con l'olio, bucherellare la superficie e completare con altri acini d'uva.
Infornare a 200° per circa 30 minuti.
Lasciare raffreddare completamente prima di tagliare la focaccia a quadrotti. Servire spolverizzata a piacere con zucchero semolato.
La schiacciata (stiacciata, schiaccia, stiaccia, ciaccia) toscana è un antico dolce contadino che veniva cucinato nel periodo della vendemmia con l'uva di varietà canaiola, dai chicchi piccoli e con molti semi poco adatta alla vinificazione.
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