Ricetta: pasta mista fredda con crema all’uovo25 luglio 2020
Pasta mista in un piatto freddo, ero curiosa di provare...
Pasta mista fredda con crema all'uovo
360 gr. di pasta mista
150 gr. di prosciutto cotto a dadini
150 gr. di quartirolo
24 funghetti sott'olio
2 zucchine novelle piccole
3 uova
prezzemolo
olio extravergine d’oliva
1 cucchiaio di aceto di vino rosso
sale
pepe bianco
Togliere le uova dal frigorifero.
Tagliare le zucchine novelle a dadini piccolissimi e i funghetti champignon sott'olio a metà o in quattro.
Cuocere le uova immergendole in acqua calda poi bollirle per una decina di minuti.
Preparare una salsina frullando due delle uova fatte rassodare con olio, aceto di vino rosso, sale e pepe bianco.
Lessare la pasta mista in abbondante acqua salata, scolarla non troppo al dente e immergerla in acqua molto fredda sino a fermare completamente la cottura, quindi scolarla nuovamente molto bene.
Riunire in una grande ciotola la pasta, il quartirolo e il prosciutto a cubetti, le zucchine, i funghetti e la salsa all'uovo, completare con prezzemolo tritato e regolare, se necessario, di olio e sale.
Mescolare e decorare con l'uovo sodo rimasto tagliato a spicchi, conservare in frigorifero sino al momento di portare in tavola.
Per visualizzare eventuali immagini legate a questo post cliccare qui.
Commenti
Categorie: cibo · ricette
Tags: aceto di vino rosso, champignon, crema, dadini, frigorifero, funghetti sott'olio, olio, pasta, pasta fredda, pasta mista, pepe bianco, prezzemolo, prosciutto cotto, quartirolo, ricetta, sale, salsa, uova, zucchine novelle
Bandiere a tutto sapore1 febbraio 2019
Molto incuriosita dagli spinaci cheera thoran indiani...
Per promuovere il Sydney International Food Festival del 2009 l’agenzia australiana di comunicazione WHYBIN\TBWA ha rivisitato le bandiere di diciotto nazioni utilizzando come tavolozza colori gli alimenti tipici di ogni paese.
Australia: meat pie e salsa
Brasile: foglie di banano, lime, ananas e frutto della passione
Cina: pitaya e carambola
Corea del Sud: kimbap e salse
Francia: roquefort, brie e uva
Giappone: tonno e riso
Grecia: olive kalamata e feta
India: pollo al curry, riso, cheera thoran e papadum
Indonesia: salsa sambal oelek e riso
Italia: basilico, spaghetti e pomodori
Libano: fattoush, pita e prezzemolo
Regno Unito: scone, panna e marmellata
Spagna: chorizo e riso allo zafferano
Stati Uniti: senape e hot dog con ketchup
Svizzera: prosciutto e emmental
Thailandia: salsa agrodolce piccante, cocco grattugiato e granchio blu
Turchia: lokum
Vietnam: rambutan, litchi e carambola
Per visualizzare eventuali immagini legate a questo post cliccare qui.
Commenti
Categorie: cibo · creatività · fotografia
Tags: agenzia di comunicazione, alimenti tipici, ananas, Australia, bandiere, basilico, Brasile, brie, carambola, cheera thoran, chorizo, Cina, cocco grattugiato, Corea del Sud, emmental, fattoush, feta, foglie di banano, Francia, frutto della passione, Giappone, granchio blu, Grecia, hot dog, India, Indonesia, Italia, ketchup, kimbap, Libano, lime, litchi, lokum, marmellata, meat-pie, nazioni, olive kalamata, paesi, panna, papadum, piatti, pita, pitaya, pollo al curry, pomodori, prezzemolo, prosciutto, rambutan, Regno Unito, riso, riso allo zafferano, roquefort, salsa, salsa agrodolce piccante, salsa sambal oelek, scone, senape, spaghetti, Spagna, Stati Uniti, Svizzera, Sydney International Food Festival, Thailandia, tonno, Turchia, uva, Vietnam, WHYBIN\TBWA
Curiosità sulla pasta15 settembre 2017
Alcune curiosità tratte dalla
"Cronologia della pasta" dei Musei del Cibo di Parma.
Federico II, stando alla testimonianza del poeta Walter von der Vogelweide (1165-1230 ca.), amava particolarmente
i maccheroni dal sugo dolce, conditi cioè con lo zucchero, come si usava allora.
Fra’ Salimbene da Parma (1221-1282) parlando nella sua
Cronica di un frate grosso e corpulento, tal Giovanni da Ravenna, annota:
“non vidi mai nessuno che come lui si abbuffasse tanto volentieri di lasagne con formaggio”.
Giovanni Boccaccio (1313 ca.-1375) nel suo
Decamerone, raccontando le delizie del paese del Bengodi, dove chi più dorme più guadagna, descrive una montagna di formaggio parmigiano grattugiato, dal quale rotolano giù maccheroni e ravioli cotti in brodo di cappone.
Sull’origine del tortellino scrive Alessandro Tassoni (1565-1635) nella
Secchia Rapita:
“Marte sostò a Castelfranco con la sorella Venere, di cui l’oste ammirò la bellezza senza veli… l’oste ch’era guercio e bolognese imitando di Venere il bellico, l’arte di fare il tortellino apprese”.
Ne
Il Malmantile racquistato, poema del pittore fiorentino Lorenzo Lippi (1606-1674), molto interessante dal punto di vista linguistico per la sua ricchezza di vocaboli, modi di dire e locuzioni tipiche della parlata fiorentina del tempo, viene riportata l’espressione
“ognun può far della sua pasta gnocchi”, cioè disporre delle proprie cose come meglio si crede, per lo più a sproposito.
Nell’ottobre del 1743 Giacomo Casanova (1725-1798), all’età di 20 anni, sostò a Chioggia per tre giorni. Vi compose e recitò un sonetto in onore dei maccheroni. E ne mangiò una tale quantità che fu chiamato Principe dei Maccheroni.
Il corpo di Santo Stefano viene rinvenuto in una madia in cui era stato sepolto di nascosto e per questo viene assunto quale protettore dei Pastai.
Jacopo Vittorelli (1749-1835) nativo di Bassano del Grappa (VI), scrive il poemetto giocoso
I maccheroni in cui, oltre ad attribuire a Pulcinella l’invenzione di
“tal cibo che rallegra gli animi”, specifica che, mentre un tempo la pasta si faceva a mano, i vari formati
“ora li spreme il torchio e in più di dodici fogge diverse”.
La pasta si sposa al pomodoro per la prima volta in una ricetta contenuta nella
Cucina teorico-pratica del napoletano Ippolito Cavalcanti (1787-1859) Duca di Buonvicino. Il segreto del successo dei vermicelli con il pomodoro sta nel far restringere con cura la salsa, nel cuocere al dente la pasta e nel far saltare il tutto in padella, dando
ogni tanto una rivoltata fino a raggiungere il perfetto condimento.
Il 7 settembre 1860 il generale Giuseppe Garibaldi (1807-1882), dopo aver conquistato la Sicilia, entrava in Napoli e nulla ormai avrebbe potuto impedire l’unità d’Italia. Cavour (1810-1861), Capo del Governo italiano, ne dava notizia, scrivendo nel rapporto ufficiale:
“I maccheroni sono cotti e noi li mangeremo”.
Nella corrispondenza di Giuseppe Verdi (1813-1906) fu pubblicata una lettera della moglie Giuseppina Strepponi all'impresario Corticelli nella quale ammette che ci sarebbero voluti
“i tagliatelli e i maccheroni ben perfetti per renderlo di buon umore in mezzo al ghiaccio e alle pellicce” in occasione della prima de
“La forza del destino” a San Pietroburgo.
La governante di Rossini, Giulia Barbenoire, che era entrata al suo servizio a 18 anni, nel 1920 rilascia una affettuosa intervista dove ricorda:
“Ogni sabato v’era il famoso pranzo: 15 coperti erano sempre pronti; veniva chi voleva: il fedele maestro Carafa, Tamburini, la Patti, d’Alboni, il pianista Diemer… E tutti andavano in estasi per i famosi maccheroni che Rossini preparava con le proprie mani” e la cui ricetta recitava:
“Perché i maccheroni riescano appetitosi occorre buona pasta, ottimo burro, salsa di pomodoro e Parmigiano eccellenti, e una persona intelligente che cuocia, condisca e serva”.
www.museidelcibo.it
Per visualizzare eventuali immagini legate a questo post cliccare qui.
Commenti
Categorie: cibo · lettura · musei
Tags: Alessandro Tassoni, Bengodi, brodo di cappone, burro, Cavour, cronologia, Decamerone, Federico II, formaggio, formati, Fra’ Salimbene, Giacomo Casanova, Gioachino Rossini, Giovanni Boccaccio, Giuseppe Garibaldi, Giuseppe Verdi, gnocchi, intelligente, Ippolito Cavalcanti, Jacopo Vittorelli, La forza del destino, lasagne, Lorenzo Lippi, maccheroni, madia, Musei del Cibo, ombelico, Parma, parmigiano grattugiato, pasta, pastai, poema, pomodoro, Principe dei Maccheroni, Pulcinella, ravioli, salsa, San Pietroburgo, Santo Stefano, sonetto, torchio, tortellino, unità d’Italia, Venere, Walter von der Vogelweide, zucchero
Ricetta: bigoli al radicchio in salsa di acciughe5 settembre 2016
Aria di Venezia...
Bigoli al radicchio in salsa di acciughe
400 gr. di bigoli al radicchio rosso (Sgambaro)
12 acciughe sotto sale
2 cipolle bianche
olio extravergine d'oliva
vino bianco (facoltativo)
prezzemolo
Dissalare e diliscare le acciughe.
Affettare molto sottilmente le cipolle e metterle in una larga padella con l'olio extravergine d'oliva, cuocerle dolcemente coperte per almeno mezz'ora aggiungendo, poco alla volta, qualche cucchiaio d’acqua fino a quando sono trasparenti e morbide.
Aggiungere i filetti d'acciuga e mescolare con cura in modo che si sciolgano del tutto sino a formare con le cipolle un condimento cremoso. Unire a piacere poco vino bianco.
Lessare i bigoli in abbondante acqua leggermente salata, scolarli al dente e versarli nella padella. Mescolare bene aggiungendo, se necessario, un po’ d’acqua di cottura della pasta poi spolverizzare con prezzemolo tritato.
Servire aggiungendo un giro d'olio extravergine d'oliva a crudo.
Il condimento è quello dei famosi "bigoli in salsa" veneziani, piatto di magro servito tradizionalmente alla vigilia di Natale. Una variante molto apprezzata prevede una mantecatura finale con burro crudo che crea una particolare cremosità.
Bigoli: prodotto della tradizione contadina del Veneto in uso fin dai tempi della Serenissima Repubblica di Venezia. E' una pasta lunga, simile a un grosso spaghetto, di farina tenera o di grano duro realizzata con un torchio speciale che lascia la superficie ruvida. I bigoli mori sono ottenuti con farina integrale o di segale.
"Venezia e i suoi sapori" scritto e illustrato da Sally Spector
www.sgambaro.it
Per visualizzare eventuali immagini legate a questo post cliccare qui.
Commenti
Categorie: cibo · illustrazione · lettura · ricette
Tags: acciughe, acciughe sotto sale, bigoli, bigoli al radicchio rosso, bigoli in salsa, bigoli mori, cipolle bianche, farina di grano duro, farina di grano tenero, farina di segale, farina integrale, libro, magro, olio, prezzemolo, ricetta, Sally Spector, salsa, Sgambaro, torchio, Veneto, Venezia, Venezia e i suoi sapori, vigilia Natale, vino bianco
Ricetta: pollo Winchester15 novembre 2015
Questo pollo si chiama Winchester perchè non tutti sanno pronunciare Worcester sauce...
Pollo Winchester
2 petti di pollo (1 kg. circa)
2 cipolle bionde grandi
8 cucchiai di Worcester sauce Lea & Perrins
mezzo bicchiere di vino bianco
maggiorana
olio extravergine d'oliva
burro
sale
Pulire le cipolle e tagliarle in quattro poi dividere i petti di pollo in due eliminando eventuali ossa e cartilagini.
Mettere nella pentola pressione poco olio e una noce di burro poi rosolare bene a fuoco vivace i pezzi di pollo e successivamente aggiungere le cipolle.
Dopo aver rosolato brevemente anche le cipolle unire la salsa Worcester e il vino bianco. Salare moderatamente e chiudere la pentola a pressione.
Cuocere per quindici minuti circa dal fischio, terminata la cottura estrarre i petti di pollo ben sgocciolati e frullare con un frullatore a immersione le cipolle con il fondo di cottura.
Quando sono intiepiditi tagliare i petti di pollo in diagonale a fettine non troppo sottili.
Disporre le fette di pollo in una teglia da forno e coprirle con la salsa alle cipolle alla quale è stata aggiunta una presa di maggiorana. Scaldare in forno sino a quando il sugo è ben ristretto.
L'arrosto Winchester può essere realizzato anche con della fesa di tacchino o un taglio di vitello o maiale.
La salsa Worcester (o Worcestershire) è una salsa agrodolce e leggermente piccante che prende il nome dalla contea inglese del Worcestershire. Di colore bruno scuro è utilizzata per la preparazione di carni, sughi, minestre ed è inoltre indispensabile per la realizzazione di alcuni cocktail. Inventata nel 1835 da due farmacisti (John Wheeley Lea e William Perrins) dalla sua creazione non è mai stata cambiata. La ricetta tra gli ingredienti annovera cipolle britanniche, aglio francese, acciughe sotto sale spagnole, cipolla scalogna olandese, erbe aromatiche e l'aggiunta, dopo un invecchiamento di tre anni in botti di legno, di aceto di malto, tamarindo di Calcutta, chiodi di garofano del Madagascar, peperoncino rosso della Cina e melassa di canna da zucchero dei Caraibi.
www.leaperrins.com
Per visualizzare eventuali immagini legate a questo post cliccare qui.
Commenti
Categorie: cibo · ricette
Tags: 1835, burro, cipolle, contea, farmacisti, forno, frullatore, Inghilterra, John Wheeley Lea, Lea & Perrins, maggiorana, olio, pentola a pressione, petto, pollo, ricetta, sale, salsa, teglia, vino bianco, William Perrins, Winchester, Worcester, Worcestershire
Ricetta: guacamole con tortilla chips24 settembre 2015
Guacamole con tortilla chips
2 avocado maturi
1 peperoncino piccante fresco (verde o rosso)
1 pomodoro grande e sodo
1 cipollotto piccolo
1 spicchio d'aglio
1 lime
cumino in polvere
foglie fresche di coriandolo (o prezzemolo)
olio extravergine d'oliva
tequila (facoltativa)
sale e pepe
100 gr. di tortilla chips di mais giallo
100 gr. di tortilla chips di mais bianco
Scegliere degli avocado ben maturi (il frutto deve cedere alla pressione delle dita), tagliarli a metà ed estrarre la polpa quindi schiacciarla grossolanamente con una forchetta e unire immediatamente il succo del lime perchè non annerisca.
Tritare finemente il cipollotto e il peperoncino fresco, eliminando semi ed eventuali filamenti bianchi. Fare a cubetti molto piccoli il pomodoro dopo aver tolto i semi.
Sfregare bene con lo spicchio d'aglio una ciotola poi raccogliere tutti gli ingredienti: la polpa di avocado, il cipollotto, il peperoncino e il pomodoro unendo anche una spolverata di cumino in polvere, un goccio di tequila, un filo d'olio, sale e pepe.
Tenere la guacamole coperta in frigorifero sino al momento di portarla in tavola cosparsa di un trito di coriandolo.
Servire con le tortilla chips.
La famosa guacamole messicana è un antichissima salsa a base di avocado, ormai diffusa in tutto il mondo, la cui ricetta risale al tempo degli Atzechi. In origine era costituita dalla sola purea di avocado condita con succo di lime e sale ma con il tempo si è arricchita sino ad arrivare alla versione attuale che generalmente comprende anche peperoncino, pomodoro, cipolla, aglio, pepe, cumino e coriandolo.
Il coriandolo (Coriandrum sativum) o prezzemolo cinese è conosciuto anche con il nome spagnolo cilantro. E' una pianta erbacea annuale della famiglia delle Apiaceae (o Umbelliferae) la stessa del cumino, dell'aneto, del finocchio e del prezzemolo. Anche se originario dei paesi del Mar Mediterraneo il coriandolo è utilizzato prevalentemente nella cucina indiana e latino americana dove si utilizzano le foglie fresche e i semi essiccati.
Per visualizzare eventuali immagini legate a questo post cliccare qui.
Commenti
Categorie: cibo · ricette
Tags: aglio, Atzechi, avocado, cipollotto, coriandolo, cumino, frigorifero, guacamole, lime, mais bianco, mais giallo, Messico, olio, pepe, peperoncino fresco, pomodoro, ricetta, sale, salsa, tequila, tortilla chips
Ricetta: filetti di trota salmonata al mascarpone18 marzo 2014
Filetti di trota salmonata con salsa delicata al mascarpone
4 grossi filetti di trota salmonata (800/900 gr.)
1 spicchio d'aglio
2 cucchiai di mascarpone
1 bicchierino di latte
1 noce di burro
prezzemolo
sale e pepe bianco
Mettere la trota dalla parte della pelle in una padella con poco burro e lo spicchio d'aglio tagliato a metà. Fare cuocere a fuoco medio sino a quando la pelle è ben dorata quindi salare e girare i filetti.
Mentre cuoce il lato senza pelle preparare una salsina fluida e omogenea mescolando il mascarpone con il latte, abbondante prezzemolo tritato, un pizzico di sale e pepe bianco macinato al momento.
Girare per l'ultima volta il pesce facendo attenzione a non romperlo. Togliere gli spicchi d'aglio e versare la salsa sui filetti facendola addensare velocente.
Servire subito.
Per visualizzare eventuali immagini legate a questo post cliccare qui.
Commenti
Categorie: cibo · ricette
Tags: aglio, burro, latte, mascarpone, pepe bianco, prezzemolo, ricetta, sale, salsa, trota salmonata
Ricetta: vermicelli con colatura di alici2 giugno 2013
Un giro da Eataly e finalmente ho comprato la colatura di alici che mi propoponevo da tempo di assaggiare...
Vermicelli con colatura di alici
400 gr. di vermicelli (o spaghetti grossi)
2 spicchi d'aglio
2 peperoncini secchi piccoli
4 cucchiai di colatura di alici
olio extravergine d’oliva
prezzemolo
In un’ampia padella mettere l'olio, gli spicchi d'aglio tagliati a fettine e i peperoncini sbriciolati. Scaldare l'olio senza far bruciare l'aglio e il peperoncino.
Lessare i vermicelli in abbondante acqua leggermente salata, scolarli al dente e versarli nella padella assieme al prezzemolo tritato. Mescolare bene e a fuoco spento aggiungere la colatura di alici.
Servire immediatamente in tavola.
Possono essere aggiunti a piacere pistacchi o pinoli tostati tritati e della buccia di limone grattugiata.
La colatura di alici è un prodotto tradizionale campano, prodotto nel piccolo borgo di Cetara della Costiera amalfitana. E' una salsa liquida trasparente dal colore ambrato prodotta da un particolare procedimento di lavorazione delle alici.
Le origini di questo prodotto gastronomico risalgono agli antichi romani, che producevano una salsa molto simile alla colatura, chiamata garum. La ricetta fu in seguito recuperata nel Medioevo da gruppi monastici cistercensi presenti in Costiera.
Le alici pescate in primavera vengono, appena pescate, mondate da testa e interiora e tenute per ventiquattro ore in contenitori con abbondante sale marino. Successivamente sono trasferite in piccole botti di castagno o rovere alternate a strati di sale e coperte da un disco di legno sul quale sono posti dei pesi. Il liquido prodotto da questo processo di pressatura viene raccolto e messo in grossi recipienti di vetro esposti alla luce diretta del sole (l'evaporazione dell'acqua ne aumenta la concentrazione). Dopo circa quattro o cinque mesi tutto il liquido viene nuovamente versato nelle botti con le alici e fatto colare lentamente tra gli strati di pesce, in modo da raccoglierne ulteriormente il sapore. La colatura di alici, filtrata attraverso teli di lino, è pronta per gli inizi di dicembre.
Gli spaghetti conditi con la colatura di alici a Cetara sono il piatto tipico della vigilia di Natale.
www.delfinobattistasrl.it
www.milano.eataly.it
Per visualizzare eventuali immagini legate a questo post cliccare qui.
Commenti
Categorie: cibo · ricette
Tags: aglio, alici, antichi romani, botti, Campania, Cetara, colatura di alici, Eataly, garum, legno, monaci cistercensi, olio, pasta, peperoncino, pinoli, pistacchi, pressatura, prezzemolo, prodotto tipico, ricetta, sale marino, salsa, scorza limone, spaghetti, vermicelli