Taiyaki1 aprile 2019
Orata d'aprile! Auguri a Giuliana...
Il
taiyaki (たいやき letteralmente "orata alla piastra") è un tipico dolce da strada giapponese comunemente venduto in chioschi e bancarelle. A forma di pesce è solitamente ripieno di anko, ossia confettura di fagioli azuki, ma può essere farcito anche con crema o cioccolato.
L'impasto del taiyaki è simile alla pastella del pancake o del waffle e il curioso dolcetto viene cotto in un tradizionale stampo in ghisa a forma di orata.
Pare che il primo taiyaki sia stato preparato, nel lontano 1909, nel locale "Naniwaya Souhonten" ancora in attività nel quartiere Azabu Juban di Tokyo. Negli anni 70 è stata scritta anche la canzone
"Oyoge! Taiyaki-kun" (Nuota! Taiyaki) che racconta di un taiyaki che scappa dalla piastra dove è stato cucinato per assaporare la libertà di nuotare nel mare ma viene presto pescato e mangiato.
Belli e divertenti da preparare i taiyaki possono essere realizzati anche in versione salata.
Il video "Oyoge! Taiyaki-kun" di Masato Shimon
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Tags: 1909, anko, anni 70, Azabu Juban, bancarelle, canzone, chioschi, cioccolato, confettura, crema, dolce, fagioli azuki, farcito, forma, ghisa, Giappone, impasto, libertà, mangiato, mare, Masato Shimon, Naniwaya Souhonten, orata, Oyoge! Taiyaki-kun, pancake, pastella, pescato, pesce, pesce d'aprile, piastra, ripieno, stampo, strada, street food, taiyaki, tipico, Tokyo, tradizionale, waffle
Mooncake cinese6 ottobre 2018
Mooncake alla castagna, da Paolo Sarpi con furore...
La
torta di luna (月餅T, yue bing) è un dolce tradizionale consumato durante la Festa di metà autunno, festività celebrata in Cina e in tutto il sud est asiatico, che cade il quindicesimo giorno dell’ottavo mese del calendario lunare cinese. La Festa di metà autunno è dedicata all'abbondanza del raccolto e celebra il culto della luna.
La Mooncake è una tortina di circa sette centimetri di diametro e alta tre composta da una sfoglia di pasta sottile che avvolge un ripieno denso e dolce di confettura di fagioli azuki rossi, pasta di semi di loto o frutta ma talvolta anche salato con tuorli di uova d'anatra. La superficie della torta presenta generalmente un disegno in rilievo che rappresenta la luna o simboli benaugurati legati a longevità, unità e armonia. La cottura tradizionale è al forno ma la torta di luna può essere servita raramente anche cotta al vapore o fritta.
Esiste poi la Snow Skin Mooncake, una rivisitazione della tradizionale torta di luna, realizzata con una pasta esterna fatta con riso glutinoso, zucchero a velo e acqua che non prevede cottura e la rende lucida e liscia. Generalmente presenta un ripieno di tè verde, sesamo, mango, fragole o prugne.
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Ricetta: cuori ghiacciati di birra alla ciliegia20 agosto 2018
Le birre aromatizzate alla frutta non sono proprio la mia passione ma questi cuoricini possono avere il loro perchè...
Cuori ghiacciati di birra alla ciliegia
1 bottiglietta di birra alla ciliegia (Cherry Chouffe Rouge)
Munirsi di stampini formaghiaccio a forma di cuore.
Versare la birra alla ciliegia negli stampi e metterli in freezer per alcune ore sino a quando i ghiacciolini sono completamente solidificati.
Servire i cuori di birra in ciotoline individuali e pescarli velocemente con un cucchiaino perchè tendono a sciogliersi velocemente a causa del contenuto alcolico.
Interessante e originale proposta per un fine pasto estivo.
Kriek: birra belga alla ciliegia. La parola fiamminga "kriek" identifica una ciliegia piccola, scura e amara originaria di Schaarbeek usata per la produzione di questa birra anche se i birrai hanno rimpiazzato, in parte o completamente, queste ciliegie con altre varietà più comuni. Tradizionalmente la birra kriek è realizzata a partire da una base di lambic o di ale scura fiamminga dove le ciliegie, con il nocciolo, vengono lasciate in infusione per diversi mesi ottenendo un aroma di frutta non particolarmente dolce e con un tono amaro di mandorla dato dai noccioli. Talvolta le kriek possono però essere semplicemente addizionate a succo di ciliegie con o senza l'aggiunta di zucchero. Sono birre particolarmente popolari in Belgio e nei Paesi Bassi.
www.achouffe.be
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Tags: ale scura, amaro, aroma, Belgio, birra, birra alla ciliegia, Cherry Chouffe Rouge, ciliegia, cuori ghiacciati, dolce, fiamminga, formaghiaccio, freezer, frutta, ghiaccio, ghiaccioli, kriek, lambic, noccioli, Paesi Bassi, ricetta, Schaarbeek, stampini, succo, zucchero
“Elogio dell’invecchiamento” di Andrea Scanzi3 maggio 2018
Devo confessare che a me Scanzi piace... Oliver invece non lo sopporta, quando lo vede prende a schiaffi la televisione...
Sul trimestrale «Porthos» ho trovato una massima espressa da un produttore langarolo - anonimo - che vinifica Barolo e Barbaresco, quindi imparziale. La trovo straordinaria. «Il Barbaresco è il vino delle migliori serate della tua vita, non ti tradirà mai; ma per l'ultima notte della tua esistenza, ci vuole un Barolo.»
Domanda: che me ne faccio di tutte queste nozioni? Niente, volendo. Si può benissimo sopravvivere lo stesso. Oppure si può provare a capire su cosa poggi la teoria più credibile riguardo all'abbinamento cibo vino. (...) ed è basata sul doppio binario della concordanza e della contrapposizione.
In linea di massima, quasi tutto è per contrapposizione: a una sensazione del cibo devo opporre una sensazione del vino, e viceversa. (...)
Come tutte le regole, anche quella della contrapposizione presuppone delle deroghe. Si chiamano concordanze (...)
(...) con un cibo dolce si beve vino dolce. Per questo, chiunque vi proponga uno Champagne secco a fine pasto, anche solo per brindare, compie forse un bel gesto ma certo uno scempio enogastronomico.
(...) di solito, il pesce vuole il bianco. È un dogma fastidioso e un po' ignorante, che amo smentire appena posso, ma è un fatto che con una sogliola faccio fatica a berci un Barolo (non è un gran problema: basta evitare di mangiare la sogliola). (...)
E sarebbe anche l'ora di finirla con la storia che gli affettati andrebbero mangiati soltanto con il rosso. È una scemenza, o, per meglio dire, un'abitudine radicata e appagante ma perfettibile: se volete corrompermi mi basta un Pelaverga, e convengo con voi che il salume è di per sé sapido e per questo abbisogna di un vino morbido (e di solito un rosso lo è più di un bianco), ma uno Chablis val bene un San Daniele. Così come una Doc Trento è il trionfo del lardo di Colonnata.
L'abbinamento per concordanza e contrapposizione dà coordinate utilissime. E spiega tante cose. Per esempio, perché il cioccolato mette così in difficoltà, al punto che tuttora i suoi esegeti si dividono in tre specie: quelli che lo mangiano con il vino dolce, quelli che gli preferiscono i superalcolici (rum, whisky) e quelli analcolici che rivendicano i poteri purificanti dell'acqua.
Il cioccolato, in effetti, è un gran casino. (...)
C'è anche chi, con il cioccolato, beve vino rosso secco: è uno dei pochi momenti in cui non capisco chi beve rosso (...)
(...) lo Champagne va con l'ostrica. Sì, ma chi lo dice? I francesi. Appunto (...) Lo Champagne spicca in acidità, effervescenza. Quindi va bene con cibi grassi e a tendenza dolce. È grassa un'ostrica? No. Ha tendenza dolce? No. Ha senso berci lo Champagne? No. Ameno che non vi offrano entrambi: in quel caso, valutati i costi dell'uno e dell'altra, il sacrificio si può fare.
C'è poi l'abbinamento per psicologia. È quello che preferisco. È quello che riconosce potere supremo all'ospite. (...)
Così, mentre sei lì che cucini, e il piatto cresce, ed è quasi finito, e tu hai raggiunto la certezza che - davvero - il vino perfetto per quel cibo è solo il Sauvignon erbaceo (ma sì, sborone per sborone, a dirla tutta pensavo a un Pouilly-Fumé della Loira, quello che nelle guide dicono avere sentori di pietra focaia), mentre sei lì che inevitabilmente godi, arrivano gli amici. Agli amici non hai detto cosa avresti cucinato, perché ami le sorprese. E gli amici, tutti, hanno comprato il loro vino.
Uno, l'esterofilo, sarà rimasto folgorato sulla via del Pinotage sudafricano. L'altro, il casalingo, avrà rubato il vino del contadino dagli scaffali del suocero (nooooo!). Il terzo, che ama la Toscana, ti avrà portato per la sesta volta in un mese il solito Chianti del supermercato. Il quarto, che la Toscana la odia, vi sparerà a sorpresa un Nero d'Avola che potrebbe essere lisergico come pure indigeribile.
La babele dei vini, la Waterloo delle regole. Si chiama abbinamento per psicologia, anche se io preferisco definirlo trionfo del caso. Dell'istinto. Della convivialità.
Serate che vanno giù come il migliore dei vini, così perfette da abbinarsi da sole.
Credo che il Brunello di Montalcino Biondi Santi Riserva 1983 lo aprirò il giorno in cui sarà tutto perfetto. Forse domani, forse mai. (...)
Credo. che invecchierò. Non credo bene come il Brunello di Biondi Santi. Non credo bene come Biondi Santi.
Credo che raccontare un vino sia raccontare il passato, comprendere il presente, scrutare (non senza sgomento) il futuro.
Credo che elogiare l'invecchiamento sia una buona rivoluzione.
Credo che il vino sia, come la musica, uno splendido cavatappi per le emozioni.
Credo, sempre di più, che nell'eterna lotta tra figli e padri, gli unici a vincere siano i nonni. A distanza. Con discrezione. Quasi immortali, certo indimenticabili.
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Tags: abbinamento, affettati, amici, Andrea Scanzi, Barbaresco, barolo, Biondi Santi, brindare, brunello di Montalcino, cavatappi, Chablis, champagne, chianti, cibo, cioccolato, concordanza, contrapposizione, convivialità, costi, cucinare, deroghe, dolce, domani, ebaceo, Elogio dell'invecchiamento, emozioni, figli, futuro, immortali, indimenticabili, invecchiare, istinto, lardo di Colonnata, libro, mai, musica, nero d'Avola, nonni, ospite, ostrica, padri, passato, Pelaverga, perfetto, pesce, pietra focaia, pinotage, Porthos, pouilly-fumé, presente, produttore, prosciutto San Daniele, psicologia, regole, riserva, sacrificio, sauvignon, sborone, scempio, sensazione, sentori, sogliola, sorprese, teoria, Trento DOC, trionfo del caso, vino, vino bianco, vino del contadino, vino dolce, vino rosso
Cat astrology17 febbraio 2018
Benvenuta Cleopatra!
Ariete: Fai attenzione ai morsi d'amore! Gli attivi gattini dell'Ariete amano cacciare e inseguono i topi per coccolarli.
Toro: Ancora per favore! I gattini del Toro alla ricerca del piacere amano indulgere in crocchette extra, seguite da un sacco di coccole.
Gemelli: Attivi, curiosi e maliziosi, i gattini dei Gemelli amano uscire e miagolare in continuazione!
Cancro: Cucù! Il tuo gatto dolce, affettuoso e un po' fifone ama nascondersi sotto il letto, dove si sente sicuro e tranquillo.
Leone: Sono un gattino, ascoltami ruggire! Gli amorevoli gattini del Leone richiedono tutta la tua attenzione, quindi coccolali con tanto amore e tanti giocattoli.
Vergine: I gattini della Vergine si aspettano il meglio. Compra il loro cibo preferito e tieni la loro lettiera pulita per evitare soffi e attacchi!
Bilancia: Ma che bel gattino! Governato da Venere, pianeta dell'amore e della bellezza, il gatto della Bilancia ama pavoneggiarsi e farsi coccolare.
Scorpione: Miaooo! I gattini dello Scorpione un attimo sono pieni di amore e un attimo dopo sono pronti a soffiare, soprattutto se si accarezza un altro gatto!
Sagittario: I giocosi gattini del Sagittario amano fare casino. A volte girovagando spariscono per giorni in cerca di avventure.
Capricorno: E' il capo! Serio e un po' schivo, il gatto del Capricorno è particolarmente fedele e a te chiede lo stesso.
Acquario: Gli schietti gattini dell'Acquario amano tutte le creature grandi e piccine e sanno come raccogliere un seguito di ammiratori adoranti.
Pesci: I fantasiosi gatti dei Pesci trasformeranno qualsiasi cosa in un nuovo gioco e adoreranno osservare il grande mondo fuori dalla finestra.
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Dilé moscato28 marzo 2016
La bottiglia con la mano impressa vista per la prima volta a Cuochi e fiamme...
La storica azienda enologica Santero svolge la sua attività a Santo Stefano Belbo, in un angolo del Piemonte fra Langhe e Monferrato, dove un territorio ondulato e vivace regala affascinanti giochi di colore dati della vegetazione spontanea e delle coltivazioni.
Santero ha traghettato il packaging dalla tradizione all'innovazione mostrando una grande attenzione allo studio di bottiglie e etichette ed evidenziando una particolare cura dei particolari che rende distintivi i suoi prodotti.
Dilé moscato - Linea hand
Vino spumante piacevolmente dolce con note fruttate e aroma fragrante. Di bassa gradazione alcolica, è un ottimo compagno per frutta fresca e dessert. Temperatura di servizio 6/8°.
www.santero.it/hand
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Mio sake frizzante30 dicembre 2015
Veramente buono... peccato averlo bevuto quasi tutto da un forellino creatosi nel tappo dopo una caduta della bottiglietta dallo sportello del frigorifero. Ho saraccato anche in giapponese!
"Mio" sake frizzante
Shirakabe Gura - Takara
Nel 2013 la cucina giapponese tradizionale (washoku) è stata dichiarata patrimonio dell'umanità dall'Unesco, durante i festeggiamenti per tale evento la famosa azienda Takara di Kyoto, produttrice di sake con tradizione centenaria, ha presentato "Mio" un inedito sake frizzante.
Mio, naturalmente effervescente, con le sue delicate bollicine rappresenta una nuova dimensione per il sake. Dal gusto dolce, morbido e fruttato, con un contenuto alcolico del 5%, è ideale come aperitivo o per accompagnare un dessert.
In giapponese il termine "mio" assume vari significati ed è stato scelto come nome di questo nuovo sake perchè indica una corrente di acque basse (nel prodotto allude a una nuova tipologia di sake frizzante dal basso contenuto alcolico) e la scia di schiuma lasciata da una nave (nel prodotto si riferisce al procedimento di spumantizzazione utilizzato). Anche il senso della parola italiana ha contribuito alla scelta di questo nome.
www.takarashuzo.co.jp
www.inkimono.it/shop/it/sake
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Tags: alcol, aperitivo, bollicine, cucina giapponese, dessert, dolce, effervescente naturale, frizzante, fruttato, Kyoto, Mio, morbido, nome, parola, patrimonio dell'umanità, sake, Shirakabe Gura, significati, Takara, Unesco, washoku