foto di Elena Fiorio - Burano maggio 2009
Rutt Mysterio
15 giugno 2019

Mitico...


Un canale You Tube e un profilo Facebook dove segnala come interessi personali: l'arte del rutto.

Rutt Mysterio è un "atleta" pluripremiato a Ruttosound, l’originale campionato di rutti che si tiene nell'ambito della Festa della birra di Reggiolo, in provincia di Reggio Emilia.
La manifestazione, ideata e organizzata da Stefano Morselli, nata nel 1997 è cresciuta nel tempo e si articola ora in quattro sezioni: Rutto in lungo, Rutto di potenza, Rutto parlato e Rutto freestyle (dove nemmeno l’immaginazione può osare tanto).

Ma la vera punta di diamante di Rutt Mysterio è l'esecuzione di Bohemian Rhapsody suo personalissimo "tribrutto" e omaggio allo scomparso Freddie Mercury e ai maestosi Queen.

ASCOLTA Bohemian Rhapsody di Rutt Mysterio

www.youtube.com/RuttMysterio
www.facebook.com/mysteriorutt
www.ruttosound.com
www.facebook.com/festadellabirradireggiolo

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I ravioli psichedelici della “Lady Gaga della pasta”
28 febbraio 2019

Per questo giovedì grasso un bellissimo piatto di stelle filanti...


Linda Miller Nicholson, food blogger di Seattle, realizza vere e proprie sculture di pasta e i suoi numerosissimi follower attendono sempre con ansia le sue nuove creazioni.

Nata con il matterello in mano per tradizione familiare Linda, durante alcuni viaggi in Italia, ha carpito tutti i segreti della pasta per poi sbizzarrirsi, tornata negli Stati Uniti, nel produrre pasta artigianale artistica ispirata al mondo della moda che l'ha portata ad essere soprannominata la "Lady Gaga della pasta".

La sua specialità: pasta colorata, anzi coloratissima e formati sempre nuovi, ottenuti con acqua, farina, uova delle sue galline e colori rigorosamente naturali estratti da spezie, erbe, frutta e vegetali di ogni tipo.



saltyseattle.com
www.instagram.com/saltyseattle

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Categorie: cibo · creatività
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Kalsarikännit
1 dicembre 2018

Mancano solo le indicazioni sulla sorte dei gatti di casa, che talvolta sono rilassanti ma altre volte proprio no...

Kalsarikännit è la rilassante arte finlandese di restare a casa soli la sera, senza sensi colpa dopo aver declinato qualsiasi invito di amici, parenti e anche della dolce metà.

Il Kalsarikännit prevede una casa accogliente, un pigiama, un drink e tanta ricercata solitudine al motto di: "Non è pigrizia, non è vecchiaia, ma la scelta di una nuova filosofia di vita". Frase da ripetere forse più a se stessi che agli altri.

I finlandesi il relax ce l'hanno nell'anima quindi: luci soffuse, musica, divano con una montagna di cuscini, abbigliamento ultra comodo, un buon libro, un bel film e un bagno caldo per scaricare le tensioni della giornata.

Ecco le regole da seguire:
prendete le chiavi della macchina e metterle in un cassetto;
buttare dolcemente fuori di casa il partner se presente;
fare un bagno caldo e mettersi comodi;
preparare un drink rigorosamente alcolico (le tisane non valgono);
quindi dedicarsi al completo relax dedicandosi a ciò che più piace fare.

Il giorno successivo talvolta potrebbe essere utile capire come affrontare il post sbornia.

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Categorie: varie ed eventuali
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Autoritratti onirici di Brooke Shaden
19 novembre 2018

Rigenerarsi...


Brooke Shaden è una fotografa americana nata nel 1987 in Pennsylvania e cresciuta nei pressi di un villaggio amish fino al momento dell'iscrizione all'università. Ha iniziato la sua carriera fotografica a Los Angeles dedicandosi prevalentemente ad autoritratti, scelta dettata non tanto da un desiderio autobiografico quanto dalla comodità di avere un soggetto sempre disponibile e dalla possibilità di poter esercitare un pieno controllo sulle immagini.

Attratta dall'oscurità e dalla bellezza, affronta temi ricorrenti e con un forte valore simbolico come il decadimento e la rinascita. I suoi lavori in formato quadrato catturano realtà fantastiche, fiabesche e metafisiche dentro una cornice fotografica, delineando mondi sospesi tra sogno e realtà.

Brooke Shaden dice: "Voglio che la mia immaginazione vada al di là della fotografia, per toccare la pittura e stili alternativi di arte. Non sono innamorata di un particolare strumento artistico, ma della possibilità di rappresentare visivamente le storie che ho nella mente".

brookeshaden.com
www.flickr.com/photos/brookeshaden

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Vita privata
18 ottobre 2018

Ciao mamma...

"Non so perchè le persone siano così entusiaste di rendere pubblici i dettagli della loro vita privata. Dimenticano che l'invisibilità è un super-potere." Banksy

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Museo del Vino
28 agosto 2017

Il Museo del Vino a Sala Baganza

Assai sviluppata in epoca romana, la viticultura ha lasciato importanti testimonianze culturali nel territorio parmense. L’allestimento museale lo testimonia attraverso sei differenti sezioni.
La prima sala, allestita in collaborazione con il Museo Archeologico Nazionale, è dedicata all'archeologia del vino, con oggetti e immagini provenienti dagli scavi nel territorio, che testimoniano come sia nato proprio in questa zona, introdotto dalle popolazioni celtiche, il modo "moderno" di bere il vino, schietto e in bicchieri, abbandonando l’uso greco e latino di vini annacquati e speziati.
La seconda sala approfondisce gli aspetti legati alle caratteristiche della pianta della vite e alla viticultura, ripercorrendo le tracce di questa coltivazione nel parmense, presentando attrezzi e oggetti d’uso del secolo scorso e un filmato sulla tecnica della vite "maritata" agli alberi in filari, tipica della zona.
Attrezzi e oggetti antichi raccontano, all’interno della terza sala, la vendemmia e la preparazione del vino, mentre immagini e documenti narrano le storie del vino del territorio: dalle arti medievali alle tecniche francesi introdotte dai Borbone, all’amore di Garibaldi per la Malvasia, alla passione per la viticultura di Giuseppe Verdi.
La discesa nell'affascinante ghiacciaia rinascimentale regala un'esperienza avvolgente: immagini a 360° raccontano, nel cuore del museo, il ruolo della vite e del vino nel rito, nella storia e nell’arte in una cultura millenaria ricca di tradizioni.
Attraversato il fossato della Rocca si approda alla sala delle botti dove si scopre la storia dei contenitori per il vino e dei mestieri ad essi correlati: il vetraio e il bottaio. Presente anche lo spazio per approfondire l’affascinante storia del cavatappi e per conoscere le "parole chiave" legate al vino.
La sesta sala presenta i frutti della viticultura parmense: i pionieri del settore, la storia delle etichette, le varietà coltivate, i vini prodotti, perfetti per essere abbinati ai formaggi e ai salumi d’eccellenza del territorio, le cantine da visitare nella zona, il ruolo del Consorzio dei Vini dei Colli di Parma a salvaguardia della qualità di un prodotto in continua crescita.


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Museo della Pasta
28 agosto 2017

Il Museo della Pasta a Collecchio

La sede del museo è collocata all’interno della Corte di Giarola, nel comune di Collecchio, in un centro di trasformazione agroalimentare d’epoca medievale. La pasta secca di semola di grano duro, di origine mediorientale, ha trovato in Italia la patria d’elezione, sviluppandosi nei secoli in diverse aree del Paese. Nell’Ottocento inizia a Parma l’attività di Barilla che ha contribuito in maniera determinante alla nascita del museo dedicato alla conoscenza storica, tecnologica e culturale della pasta.
La prima sezione, dedicata al grano, alle sue caratteristiche e alle modalità di coltivazione, presenta modelli, antichi attrezzi contadini e documenti che testimoniano l’evoluzione delle tecniche agricole. La seconda è dedicata alla macinazione, alle varie tipologie di mulino, con modelli e iconografia storica di grande interesse, la ricostruzione di un mulino a macine e un moderno mulino a cilindri.
La preparazione casalinga della pasta fresca, a cui è dedicata la terza sezione, viene raccontata attraverso piccoli attrezzi domestici, l’arte del matterello e la straordinaria varietà della più ricca collezione italiana di "speronelle", o rotelle da pasta.
Un vero pastificio industriale della prima metà dell’Ottocento consente al visitatore, nella quarta sezione, di comprendere le varie fasi di produzione della pasta secca, con macchinari originali, perfettamente restaurati. Un secondo nucleo di macchine antiche, mostra, nella quinta sezione, le metodiche di produzione in un laboratorio artigianale emiliano del secolo scorso. La prima pressa continua, progettata dagli ingegneri parmigiani Mario e Giuseppe Braibanti nel 1933 introduce il tema dell’automazione sviluppato nella sesta sezione, con modelli e video, che presentano le attuali, modernissime tecnologie impiegate nei pastifici industriali.
La settima sezione illustra, attraverso le "trafile", il modo di formatura di oltre cento differenti formati di pasta, vere "architetture per la bocca". Alla comunicazione della pasta è dedicata l’ottava sezione, con manifesti, locandine, affiches storiche di cartellonisti e grafici famosi. La sezione gastronomica presenta la storia dello scolapasta, dei ricettari e gli abbinamenti ideali tra formati e condimenti. Una panoramica sulla pasta nell’arte e nella cultura, dai dipinti ai francobolli, chiude il ricco percorso espositivo.


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Segnalibri amigurumi
25 marzo 2016

Alzi la mano chi non ha sempre sognato di avere un topolino schiacciato tra le pagine di un romanzo come segnalibro...


Amigurumi è l'arte giapponese di lavorare all'uncinetto o a maglia piccoli animaletti o creature antropomorfizzate. Il nome è il risultato della combinazione delle parole giapponesi ami (lavoro a maglia o all'uncinetto) e nuigurumi (peluche). Gli amigurumi solitamente non hanno un uso pratico e sono creati e collezionati unicamente per ragioni estetiche.

Il tutorial per il topo:
www.supergurumi.de/amigurumi-ratten
Il tutorial per il geco:
www.supergurumi.de/amigurumi-gecko


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In Bruges
8 gennaio 2013

Se non crollo questa sera lo rivedo volentieri... è il film che mi ha fatto partire per il Belgio... Bruges e Gand sono due città magiche...

"In Bruges. La coscienza dell'assassino" è una commedia nerissima del 2008 scritta e diretta da Martin McDonagh. Presentata in anteprima al Sundance Film Festival, ha ottenuto un Golden Globe e una nomination agli Oscar 2009.

Il film racconta le vicende di due sicari Ray e Ken (interpretati da Colin Farrell e Brendan Gleeson) esiliati, poco proprio prima di Natale, dal loro capo Harry (Ralph Fiennes) nella tranquilla città di Bruges in attesa di una sua chiamata, dopo che il giovane Ray nel corso di una missione ha accidentalmente ucciso un bambino.

La pace del luogo è in contrasto con la "coscienza" dei due uomini, Ray ancora sconvolto per l'accaduto nella snervante attesa sviluppa un odio nei confronti della città, mentre Ken, che mantiene uno sguardo quasi paterno sulle azioni Ray, si sente confortato dalla bellezza e dalla serenità di quel luogo.

Spaesati dalla lontananza dal loro mondo i due killer, che hanno ricevuto l'ordine di comportarsi nel modo più anonimo possibile confondendosi fra i turisti, vengono in realtà coinvolti in pericolosi imprevisti con loschi personaggi locali e in strane situazioni con la troupe di uno stravagante film che si sta girando nella città.

Quando la telefonata di Harry finalmente arriva a rispondere è Ken al quale viene affidato il compito uccidere il giovane collega...

Il film, opera prima del regista Martin McDonagh, che ha come dichiarato riferimento Quentin Tarantino, presenta cortocircuiti narrativi e culturali: tematiche alte (morale, senso di colpa, perdono) incontrano un bassissimo linguaggio, la pittura fiamminga e le opere di Bosch sono affiancate a nani strafatti di ketamina e puttane che vengono da Amsterdam. E' un gioco di scrittura postmoderna fatto di dialoghi fulminanti, citazioni cinematografiche e dissertazioni filosofiche riportate in un attualissimo linguaggio comune, dove la città di Bruges si trasforma in una sorta di luogo sospeso e metafisico dove i due killer si muovono in direzioni apparentemente opposte.

Con lo svolgersi della vicenda, la città medievale di Bruges diventa un vero e proprio personaggio della storia, la sua atmosfera fiabesca e i suoi monumenti interagiscono con i protagonisti della pellicola. Emblematico è il ruolo del dipinto di Hieronymus Bosch, Trittico del Giudizio, esposto al Groeninge Museum di Bruges, nel processo di riscatto di Ray. La relazione tra cinema e arte, in molti film pensata in termini di citazione, è qui molto più complessa.

Bruges, famosa città del Belgio, è un luogo da favola, un grande museo a cielo aperto. Il suo nome in fiammingo significa approdo ed è soprannominata la Venezia del nord. McDonagh ha deciso di ambientare il proprio film a Bruges dopo avervi passato le vacanze anni prima: “Quando circa quattro anni fa sono stato a Bruges per la prima volta ho provato delle sensazioni contrastanti sul posto. Come reazione sono nati questi due personaggi che reagiscono di fronte alla bellezza della città e alla vita in maniera diversa, e ho iniziato a metterli su carta. Avrebbero dovuto visitare dei luoghi specifici di Bruges con i quali dovevano interagire. Mentre il film va avanti Bruges diventa più dark e le sue caratteristiche gotiche vengono messe maggiormente in risalto, come avviene nelle scene notturne iniziali, quando Ray si imbatte nel set ispirato a H. Bosch”.

Alcune citazioni:
Harry “Sembra uscita da una cazzo di fiaba, no? Come fa una città che sembra uscita da una cazzo di fiaba a non essere l'ideale per qualcuno? Come fanno tutti quei canali, ponti, stradine acciottolate, chiese e tutta quella cazzo di atmosfera fiabesca a non essere l'ideale per qualcuno, eh? I cigni… ci sono ancora? Come cazzo fanno i cigni a non essere il cazzo di ideale di qualcuno, me lo spieghi?"
Ray "Cazzo ragazzi, forse è questo l'inferno. Dover passare l'eternità in questa cazzo di Bruges!"


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Categorie: cinema
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