Degattoupage 24 – Gatterentola30 settembre 2021
Mezzanotte si avvicina...
Degattoupage 24
Gatterentola
collage 20,8x20,8 cm.
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Categorie: animali · cibo · creatività · degattoupage · fotografia · gatti
Tags: asparagi, calamaro fritto, carrozza, Cenerentola, cetrioli, cicoria, cipolla, cipolla fritta, Cleopatra, collage, daikon, decoupage, degattoupage, fiore di zucca fritto, frittelle, fritto, gamberetto fritto, Gatterentola, gatto, indivia, insalata, lattuga, mezzanotte, Oliver, piatto, pomodori, radicchio, zucchina fritta
“Il grande libro delle frittate”8 luglio 2018
di Morello Pecchioli e Monica Sommacampagna
Estratti dal capitolo: Elogio alla frittata.
E' la Cenerentola delle pietanze, la Cinderella dell'Italian Food. Ha tutto per piacere: è buona, bella, compiacente e sempre disponibile, soprattutto all'ultimo momento. Basta avere un paio d'uova a disposizione. "Caro, cosa cuciniamo per questa sera a cena? Non c'è niente in frigo, a parte due uova e una mezza salsiccia. Ce la facciamo una frittatina?" (...)
Il menu dei ristoranti, invece, da quelli stellati alle trattorie, la ignorano. I libri di ricette - non tutti, ma quasi - idem. La tradizionale, gustosa, umile, povera frittata all'italiana non riesce a oltrepassare le pareti della cucina di casa. Nè, tantomeno, arriva a valicare i confini della patria cucina. Ma se lo spazio le mette i paletti, se la geografia non le rende giustizia, il tempo al contrario, ne proclama le virtù gastronomiche, e la storia testimonia la sua antica bontà, le riconosce i gustosi meriti, grazie ai quali ha soddisfatto generazioni di palati, sfamato e nutrito sostanziosamente gente di ogni stirpe e di ogni altra etnia (un'infinità) che ha calcato il suolo del Buon Paese.
L'omelette è francese, transalpina. E' nata aristocratica, tra le Tuileries e la reggia di Versailles. Ha la puzzetta sotto il naso. La frittata nostra, invece, è popolare. L'effluvio della
fortàgia con le cipolle si espande tra le calli di Venezia e, avvolta nella carta gialla del formaggio, va in gondola con Toni, Bepi e Alvise. L'odorino si scamorza affumicata della
frittàt di maccheroni alla napoletana invade i quartieri spagnoli della città partenopea. L'aroma del grana con gli spinaci della
fritada milanese si confonde con la nebbia sui Navigli. Il profumo del basilico della
frità col pesto alla genovese s'infila negli stretti carrugi del capoluogo ligure. La fragranza della frittata romanesca alla burina si diffonde da Trastevere al ghetto romano fino a intrufolarsi, mescolata con l'odore dell'incenso, nei palazzi vaticani. E' una frittata contadina, ma degna di un papa. (...)
L'omelette soffre di qualche complesso freudiano. La frittata, invece, è solare, ha un carattere espansivo, socializza. E' popolana.
L'omelette viene cotta da un solo lato. La frittata su entrambi, rivelando, anche in questo, la sua italianissima origine. Non siamo, forse, noi italiani, maestri nel rivoltare la frittata?
Frittatona di cipolle e rutto libero...
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Categorie: cibo · lettura · ricette
Tags: aristocratica, capitolo, casa, Cenerentola, cipolle, contadina, cucina, cucinare, Elogio alla frittata, Fantozzi, francese, frittate, frittatona, Genova, girare, gustosa, Il grande libro delle frittate, illustrazioni, italiana, lati, libro, Milano, Monica Sommacampagna, Morello Pecchioli, Napoli, omelette, popolare, povera, ricette, ristorante, Roma, rutto libero, spazio, tempo, tradizionale, trattoria, uova, Venezia
“Once Upon a Zombie. Il colore della paura”1 ottobre 2017
di Billy Phillips e Jenny Nissenson
All'improvviso, due delicate mani fredde e morte la afferrarono per le spalle.
Caitlin si ritrovò strattonata indietro e sentì un naso gelido che le annusava la nuca.
«Non provarci neanche, Cindy!» esclamò la ragazza dai lunghi capelli.
«Giusto un assaggio?» replicò la voce a cui corrispondevano quelle mani graziose.
«Un assaggio non basta mai!» ribatté Lunga Chioma. «Lo sai che un morso tira l'altro. Guarda che non sto scherzando, Cenerentola! Lasciala andare!»
Ma che...
Cenerentola?
Le delicate mani morte voltarono di scatto Caitlin, che si ritrovò a fissare dal vivo il volto della vera...
Cenerentola?
Solo che Cenerentola non era proprio viva, anzi. Aveva la carnagione grigio bianca della morte, le guance appena incavate e gli occhi cerchiati di scuro, come un demone uscito dal sepolcro. Eppure manteneva integra una sfuggente bellezza. E per quanto fosse in via di decomposizione, i suoi capelli biondi e le unghie lucide parevano ben curati. Caitlin aveva sempre adorato la fiaba di Cenerentola. Rimase lì a fissarla con ammirato stupore. (...)
La morta dalla lunga chioma fece guizzare un sorriso di scuse.
«Vi prego di perdonarmi, ho dimenticato le buone maniere: non mi sono ancora presentata. Mi chiamo Raperonzolo.»
La bimba che c'era in Caitlin si ritrovò doppiamente colpita... e sorpresa.
Come ho fatto a non riconoscerla dopo aver visto quelle lunghe e meravigliose trecce dorate?
«Dove mi trovo?» domandò Caitlin. (...)
Raperonzolo lanciò uno sguardo di disapprovazione a Cenerentola. Proprio in quel momento, un'altra zombie apparve dal nulla. La nuova arrivata era piacevolmente snella e aveva capelli nero corvino, labbra rosso ciliegia e un volto pallido, di un bianco lucente.
Bianco come... come... la neve? Non poteva essere! O invece sì?
«Sono Biancaneve.» disse la zombie facendo la riverenza. «Piacere di conoscervi.»
Caitlin sbatté gli occhi.
Raperonzolo sfoderò un gran sorriso. «C'è ancora un'amica che voglio presentarti. Guarda dietro di te.» Caitlin si girò di scatto e poco distante vide un'attraente zombie dai capelli biondo cenere.
I suoi occhi scintillarono di stupore. «Tu sei... La Bella Addormentata!»
Bella tese la mano pallida. «È un onore conoscerti, Caitlin.» (...)
La Bella Addormentata tirò fuori uno specchietto compatto e iniziò a picchiettarsi sul naso un piccolo piumino da cipria.
«Il nostro incarnato è sempre minacciato dalla muffa. Provate voi a essere all'altezza del nome Bella quando il viso tende a marcirvi.»
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Ricetta: vellutata di Cenerentola1 novembre 2015
A tutta zucca...
Vellutata di Cenerentola
1 kg. di zucca delica
2 patate medie
1 porro
50 ml. di panna
2 foglie grandi di salvia
1 dado vegetale o di pollo
olio extravergine d’oliva
sale
Mondare la zucca e il porro e pelare le patate, quindi tagliare tutto a pezzi piuttosto grossi. Mettere tutte le verdure con poco olio e il dado nella pentola a pressione e insaporirle velocemente. Aggiungere la salvia e acqua senza arrivare a coprire del tutto le verdure poi chiudere la pentola a pressione.
Cuocere per una ventina di minuti dal fischio poi togliere la salvia e frullare la vellutata direttamente nella pentola con un frullatore a immersione.
Completare con l'aggiunta di panna ed eventualmente altra acqua sino a ottenere una consistenza densa e cremosa al punto giusto. Aggiungere sale se necessario.
Servire la vellutata ben calda con minicrostini al rosmarino o all'erba cipollina e mettendo a disposizione parmigiano grattugiato e pepe.
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Una favola sugli occhi12 febbraio 2015
Tal Peleg, make up artist israeliana, crea delle vere e proprie illustrazioni sulle palpebre. Realizza trucchi estremi con decorazioni astratte, disegni di gatti e sushi sino ad arrivare a raccontare storie riproducendo scene ispirate a film, romanzi e fiabe con una precisione degna di un miniaturista.
instagram.com/tal_peleg
www.facebook.com/TalPelegMakeUp
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Lorenzo Ferri del quarto piano14 gennaio 2012
Estratti da “Le luci nelle case degli altri” di Chiara Gamberale.
Non ho aspettato nemmeno che Lorenzo mi invitasse ad entrare, per fare quella domanda che ormai mi rimbalzava in testa da ore (...) "Come si fanno i bambini?"
Lorenzo allora ha allargato gli occhi (uno verde e l'altro marrone, tutti e due grandissimi), e mi ha detto andiamo di là, in salotto.
Mi ha invitato a sedermi su una poltrona, è sprofondato su un'altra e ha cominciato a prepararsi una sigaretta, con una cartina, del tabacco e quella che all'epoca mi sembrava solo una strana pallina di gomma (...)
"La vita umana cara Mandorla, è una pazzia" ha cominciato. "C'è chi crede, pensa a te: alle decisioni che prende, alle cose che fa... come se avessero senso! E invece non ce l'hanno, tocca abituarsi: siamo tutti, nessuno escluso, frutto del sogno di un vecchio ubriaco che non sa che cosa cazzo dice, figuriamoci se sa che cosa sogna."
"Si, ma i bambini? Come si fanno?" ho insistito.
"Un attimo, adesso ci arrivo." (...)
"Come" ha dato un ultimo tiro alla sigaretta che poi ha spento in una tazzina di caffè, sul bracciolo della poltrona.
"Vuoi sapere proprio come, nel senso di: praticamente?"
"Si." C'era bisogno che lo ribadissi? Parlare con quell'uomo pareva impossibile.
"Le donne hanno quella cosa, fra le gambe: la maledizione di noi uomini che altrimenti passeremmo il tempo a fare cose interessantissime"
"Tipo?" (...)
"Dunque" ha sospirato, "da tutte le parti ci arriva il messaggio che amare è bello. Pensa alle favole che raccontano a voi femmine quando siete piccole. Biancaneve e la Bella Addormentata avrebbero dormito tutta la vita se non arrivava il Principe Azzurro a svegliarle. E Cenerentola? Avrebbe continuato a pulire cessi. O no?"
"Si?" Che potevo dire?
"Si. O meglio: no. Cioè: si, siamo martellati dalla promessa che quando troveremo l'amore potremo dirci davvero realizzati, ma no: non è vero. Chi l'ha deciso che imboccare i figli del Principe Azzurro per Biancaneve sia stato meglio che dormire tutta la vita, circondata però dall'affetto dei suoi amici nani che sicuramente, una volta diventata madre, è stata troppo occupata con la casa, i pannolini e tutto il resto per poter anche solo sentire al telefono? Eh? Chi l'ha detto?"
"Ma poveri nani..." non potevo che considerare.
"Poveri nani, Mandorla, brava! Poveri nani. Perchè, le tre fatine della Bella Addormentata? Quante volte pensi che andrà a trovarle, quella stronza, quando dovrà stare dietro all'argenteria del castello dove andrà ad abitare, o quando dovrà iscrivere i bambini a equitazione, perchè vuoi che non sappiano andare a cavallo, i figli del re?"
"Povere fatine!"
"Povere fatine, certo. Ma..." e ha dato l'ultimo tiro al mozzicone di canna che ormai gli stava bruciando i polpastelli "ma è proprio chi tifa per i sette nani e per le tre fatine che può farcela."
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