foto di Elena Fiorio - Burano maggio 2009
Crema mani al profumo di zampine di gatto
13 gennaio 2019

Cremina gommina...


La crema per le mani Puni Puni Nikukyu profuma di zampine di gatto. O questo sostiene la ditta giapponese Felissimo che la commercializza.

Prima della produzione della novità cosmetica, e del suo lancio sul mercato, pare siano state effettuate ricerche accuratissime comprensive di un sondaggio tra i clienti dei Cat Café nipponici per stabilire la connessione tra un odore esistente e facilmente riproducibile e quello delle zampe dei gatti.

Vincente è risultato l’odore dei popcorn con la maggioranza di preferenze e così la crema Puni Puni Nikukyu profuma di popcorn con un tocco di fragranza floreale, forse per venire incontro anche ai consumatori meno convintamente gattofili.

Ora possiamo profumare di gatto cascato in un secchiello pieno di popcorn!



www.felissimo.co.jp

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Non ti arrendere
21 dicembre 2018

Non ti arrendere

Non ti arrendere, ancora sei in tempo
per arrivare e cominciar di nuovo,
accettare le tue ombre
seppellire le tue paure
liberare il buonsenso,
riprendere il volo.

Non ti arrendere perché la vita e così
Continuare il viaggio
Perseguire i sogni
Sciogliere il tempo
togliere le macerie
e scoperchiare il cielo.

Non ti arrendere, per favore non cedere
malgrado il freddo bruci
malgrado la paura morda
malgrado il sole si nasconda
E taccia il vento
Ancora c’è fuoco nella tua anima
Ancora c’è vita nei tuoi sogni.

Perché la vita è tua
e tuo anche il desiderio
Perché lo hai voluto e perché ti amo
Perché esiste il vino e l’amore,
é vero.
Perché non vi sono ferite che non curi il tempo

Aprire le porte
Togliere i catenacci
Abbandonare le muraglie
Che ti protessero
Vivere la vita e accettare la sfida
Recuperare il sorriso
Provare un canto
Abbassare la guardia e stendere le mani
aprire le ali
e tentare di nuovo
Celebrare la vita e riprendere i cieli.

Non ti arrendere, per favore non cedere
malgrado il freddo bruci
malgrado la paura morda
malgrado il sole tramonti e taccia il vento,
ancora c’è fuoco nella tua anima,
ancora c’è vita nei tuoi sogni,
perché ogni giorno è un nuovo inizio
perché questa è l’ora e il miglior momento
perché non sei sola, perché io ti amo.

Mario Benedetti

Mario Orlando Hamlet Hardy Brenno Benedetti-Farugia (Paso de los Toros, 14 settembre 1920 – Montevideo, 17 maggio 2009) poeta, saggista, scrittore e drammaturgo uruguaiano.

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“I biscotti di Baudelaire” di Alice Babette Toklas
25 maggio 2018

Dopo il calendario altro giro con Canva...


Ricette e ricordi, profumi e sapori tra le eccentricità e la grande arte della Parigi tra le due guerre.

I libri di cucina mi sono sempre piaciuti, mi hanno sempre incuriosita. Quando ero una dilettante dei fornelli li leggevo tutti, anche quelli noiosi, dalla prima all'ultima pagina, come Gertrude Stein con i libri gialli.
Quando cominciammo a leggere Dashiell Hammett, Gertrude Stein osservò come, nei suoi libri, la vera novità consistesse nel fatto che di solito le vittime morivano prima dell'inizio della storia vera e propria. Innumerevoli delitti seguivano poi inevitabilmente il primo. Così succede anche in cucina. (...) Ecco perché cucinare non è un passatempo soltanto piacevole. (...)
Il solo modo di imparare a cucinare è cucinare, e per me, come per tanti altri, cucinare divenne all'improvviso, inaspettatamente, una sgradevole necessità durante la guerra e l'occupazione. Fu in condizioni di razionamento e scarsità di cibo che imparai non solo a cucinare seriamente ma anche a fare acquisti in circostanze difficili senza sprecare troppo tempo per entrambe le cose, dato che ce n'erano altre molto più importanti e più divertenti da fare. Fu allora, quindi, che cominciarono gli assassinii in cucina.
La prima vittima fu una bella carpa, portata ancora viva in cucina in un cestino coperto dal quale nulla poteva scappare. Il pescivendolo che me la vendette disse di non aver tempo di ammazzarla, toglierle le scaglie e pulirla, né mi volle dire con quale di queste tre orribili e necessarie incombenze fosse meglio cominciare. Non fu difficile capire quale fosse la più repellente. Quindi, avanti con l'assassinio e facciamola finita. (...) Mi venne subito in mente un bel coltello affilato, l'arma classica, perfetta. Detto fatto: con la mano sinistra avvolta in uno strofinaccio, perché poteva darsi che l'animale avesse denti affilati, afferrai la mascella inferiore della carpa, e col coltello stretto nella destra cercai attentamente la base della colonna vertebrale. Vibrai il colpo fatale senza esitare, poi lasciai andare il pesce e guardai. Orrore degli orrori. La carpa era morta, uccisa, assassinata, assassinio di primo, secondo e terzo grado. Mi lasciai andare, priva di forze, su una sedia, e con le mani ancora sporche afferrai una sigaretta, la accesi e aspettai che arrivasse la polizia ad arrestarmi. Dopo una seconda sigaretta mi tornò un po' di coraggio e mi mossi per preparare la povera signora Carpa per il suo ingresso in sala da pranzo. Grattai via le scaglie, tagliai le pinne, le aprii la pancia e la svuotai di un sacco di roba che preferii non guardare, la lavai accuratamente, la asciugai e la misi da parte mentre preparavo la

CARPA RIPIENA DI CASTAGNE

Per una carpa di circa 1 kg e mezzo, tritare una cipolla di media grandezza e soffriggerla lentamente in 3 cucchiai di burro. Aggiungere una fetta di pane spessa circa 5 cm imbevuta di vino bianco secco, strizzata e tagliata a cubetti, 1 cucchiaio di prezzemolo tritato, 2 scalogni tritati, 1 spicchio d'aglio pestato, 1 cucchiaino di sale, un quarto di cucchiaino di pepe appena macinato, un quarto di cucchiaino di macis in polvere, lo stesso di alloro e di timo e 12 castagne bollite e sbucciate. Mescolare bene, lasciar freddare, aggiungere un uovo crudo, riempire la pancia e la testa del pesce con il composto, chiudere accuratamente con stecchini, legare la testa in modo che il ripieno non esca durante la cottura. Lasciar riposare per almeno un paio d'ore. Versare 2 tazze di vino bianco secco in una terrina, metterei il pesce, salare a piacere. Cuocere in forno per 20 minuti a 190 gradi. Ungere il pesce e coprirlo con uno spesso strato di pane grattugiato, cospargere con 3 cucchiai di burro fuso e cuocere per altri 20 minuti. Servire ben caldo con un contorno di pasta. Per 4 persone. La testa della carpa è enorme. È considerata un boccone prelibato da molti europei.

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“Cosa aspettano le scimmie a diventare uomini”
24 novembre 2017

di Yasmina Khadra

È uno splendido mattino, che basta a se stesso come il canto di un usignolo in un mondo di sordi; un mattino d'Algeria, illuminato dal freddo bagliore del sole di dicembre, simile a una gemma incastonata nella volta celeste, inaccessibile ai sogni contorti, alle preghiere bieche e agli Icari dalle ali tarpate.
Il cielo è di un azzurro lustrale. (...)
Sembra di sentire uno sciabordio, ma non ci sono fontane né ruscelli nei paraggi. Nel silenzio della foresta di Bainem tutto è semplice come l'acqua. E tutto è incantevole: la nebbiolina che sale dal burrone, i moscerini che volteggiano in un fascio di luce mescolandosi al pulviscolo scintillante dell'aria, la rugiada sull'erba, i fruscii della boscaglia, la fuga al rallentatore di una donnola. Viene voglia di darsi un pizzicotto. (...)
Dai rami di un salice piangente penzola un lenzuolo di seta. A mezz'asta.
Più avanti, all'ombra di una rupe, tra corone di fiori selvatici, riposa una ragazza. Nuda dalla testa ai piedi. E bella come solo una fata fuggita dalla tela di un artista sa esserlo. È semidistesa su un fianco, il viso rivolto a oriente, un braccio di traverso sul petto. Gli occhi grandi, messi in risalto dal mascara, sono aperti, lo sguardo è schermato da lunghe ciglia che devono aver suscitato innumerevoli emozioni. Mirabilmente truccata, con i capelli costellati di pagliuzze luccicanti, le mani ornate fino ai polsi da arabeschi berberi disegnati con l'henné, si direbbe che la tragedia l'abbia colta di sorpresa nel bel mezzo di un banchetto nuziale. Giace sulla sponda di un torrente asciutto, con il corpo disarticolato, ignara dei rumori che cominciano a levarsi dai cespugli, nient'affatto turbata dal contatto con la biscia che le si è appena insinuata sotto l'anca.
In questo scenario da sogno, mentre il mondo si risveglia ai propri paradossi, la Bella Addormentata ha chiuso con le favole. Ha smesso di credere al principe azzurro. Nessun bacio potrà resuscitarla.
È qui, e basta.
Affascinante e al tempo stesso spaventosa.
Come un'offerta sacrificale...

Yasmina Khadra è lo pseudonimo di Mohamed Moulessehoul, nato in Algeria nel 1956, scrittore stimato e apprezzato in tutto il mondo. Ufficiale dell’esercito algerino, reclutato a nove anni, dopo aver suscitato con i suoi primi libri la disapprovazione dei superiori ha continuato a scrivere usando come pseudonimo il nome della moglie. Dopo aver lasciato l’esercito nel 1999 ha scelto di vivere in Francia.

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“Once Upon a Zombie. Il colore della paura”
1 ottobre 2017

di Billy Phillips e Jenny Nissenson

All'improvviso, due delicate mani fredde e morte la afferrarono per le spalle.
Caitlin si ritrovò strattonata indietro e sentì un naso gelido che le annusava la nuca.
«Non provarci neanche, Cindy!» esclamò la ragazza dai lunghi capelli.
«Giusto un assaggio?» replicò la voce a cui corrispondevano quelle mani graziose.
«Un assaggio non basta mai!» ribatté Lunga Chioma. «Lo sai che un morso tira l'altro. Guarda che non sto scherzando, Cenerentola! Lasciala andare!»
Ma che...
Cenerentola?

Le delicate mani morte voltarono di scatto Caitlin, che si ritrovò a fissare dal vivo il volto della vera...
Cenerentola?
Solo che Cenerentola non era proprio viva, anzi. Aveva la carnagione grigio bianca della morte, le guance appena incavate e gli occhi cerchiati di scuro, come un demone uscito dal sepolcro. Eppure manteneva integra una sfuggente bellezza. E per quanto fosse in via di decomposizione, i suoi capelli biondi e le unghie lucide parevano ben curati. Caitlin aveva sempre adorato la fiaba di Cenerentola. Rimase lì a fissarla con ammirato stupore. (...)
La morta dalla lunga chioma fece guizzare un sorriso di scuse.
«Vi prego di perdonarmi, ho dimenticato le buone maniere: non mi sono ancora presentata. Mi chiamo Raperonzolo.»
La bimba che c'era in Caitlin si ritrovò doppiamente colpita... e sorpresa.
Come ho fatto a non riconoscerla dopo aver visto quelle lunghe e meravigliose trecce dorate?
«Dove mi trovo?» domandò Caitlin. (...)
Raperonzolo lanciò uno sguardo di disapprovazione a Cenerentola. Proprio in quel momento, un'altra zombie apparve dal nulla. La nuova arrivata era piacevolmente snella e aveva capelli nero corvino, labbra rosso ciliegia e un volto pallido, di un bianco lucente.
Bianco come... come... la neve? Non poteva essere! O invece sì?
«Sono Biancaneve.» disse la zombie facendo la riverenza. «Piacere di conoscervi.»
Caitlin sbatté gli occhi.

Raperonzolo sfoderò un gran sorriso. «C'è ancora un'amica che voglio presentarti. Guarda dietro di te.» Caitlin si girò di scatto e poco distante vide un'attraente zombie dai capelli biondo cenere.
I suoi occhi scintillarono di stupore. «Tu sei... La Bella Addormentata!»
Bella tese la mano pallida. «È un onore conoscerti, Caitlin.» (...)
La Bella Addormentata tirò fuori uno specchietto compatto e iniziò a picchiettarsi sul naso un piccolo piumino da cipria.
«Il nostro incarnato è sempre minacciato dalla muffa. Provate voi a essere all'altezza del nome Bella quando il viso tende a marcirvi.»

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La pizza e la forchetta
25 marzo 2014

Scrive Massimo Montanari, docente di Storia medievale e di Storia dell’alimentazione dell’Università di Bologna, nella rubrica Cibo è cultura del numero di marzo di CON (il mensile dei soci COOP):

La pizza e la forchetta di Bill De Blasio.

Si è (...) letto sui giornali che il nuovo sindaco di New York, Bill De Blasio, è stato sorpreso da un fotografo a mangiare la pizza con la forchetta. Gesto che a noi italiani (come all’italo-americano Bill) appare ovvio, ma agli americani no.
Al punto da suscitare un vero e proprio scandalo. La rivista "The New York" ha parlato di "un disastro". Il "Daily News" ha accusato il sindaco di snobismo. Un blog locale ha aperto un forum tra i lettori per discutere quello che è stato definito "il primo passo falso" del sindaco. Il gestore della pizzeria "Goodfellas", in cui è stato commesso il misfatto, ha ritenuto di dover giustificare la gaffe dell’illustre ospite impegnandosi, la prossima volta, a insegnargli le buone maniere, ossia che la pizza si mangia con le mani, come tutti i "veri" americani sanno. È rimasta celebre la foto di un altro Bill, il presidente Clinton, che "correttamente" trangugia un trancio di pizza ripiegato, tenendolo ben stretto nelle sue grandi mani. Lo stesso De Blasio si è scusato, adducendo a motivo del suo comportamento il fatto che in Italia – dove torna spesso – mangiare la pizza con forchetta e coltello è abbastanza normale, tanto più se è ricolma di sughi e condimenti, come in America solitamente accade.
La vicenda si potrebbe confinare nel ridicolo, se non avesse un profondo significato culturale. Il fatto è il 65% degli americani è convinto che la pizza sia un’invenzione americana e che, pertanto, mangiarla in modo diverso dalla "norma" sia una sorta di tradimento dell’identità nazionale. Da questo punto di vista, la polemica contro De Blasio si colora di tinte quasi xenofobe, o quanto meno si inserisce in una contrapposizione di vecchia data fra i modi "effeminati" della vecchia Europa e lo spirito schietto e robusto dei pionieri del Nuovo Mondo. Il mito della bistecca, del barbecue, di una cucina maschia e "naturale" fa parte integrante di questa immagine. Mangiare con le mani, senza orpelli inutili, diventa il simbolo di una cultura semplice, incorrotta, originaria. Che la pizza sia spesso surgelata e prodotta dalle catene di fast food diventa, in tale contesto, una nota marginale di scarso interesse simbolico. (...)

www.consumatori.e-coop.it

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