foto di Elena Fiorio - Burano maggio 2009
“I biscotti di Baudelaire” di Alice Babette Toklas
25 maggio 2018

Dopo il calendario altro giro con Canva...


Ricette e ricordi, profumi e sapori tra le eccentricità e la grande arte della Parigi tra le due guerre.

I libri di cucina mi sono sempre piaciuti, mi hanno sempre incuriosita. Quando ero una dilettante dei fornelli li leggevo tutti, anche quelli noiosi, dalla prima all'ultima pagina, come Gertrude Stein con i libri gialli.
Quando cominciammo a leggere Dashiell Hammett, Gertrude Stein osservò come, nei suoi libri, la vera novità consistesse nel fatto che di solito le vittime morivano prima dell'inizio della storia vera e propria. Innumerevoli delitti seguivano poi inevitabilmente il primo. Così succede anche in cucina. (...) Ecco perché cucinare non è un passatempo soltanto piacevole. (...)
Il solo modo di imparare a cucinare è cucinare, e per me, come per tanti altri, cucinare divenne all'improvviso, inaspettatamente, una sgradevole necessità durante la guerra e l'occupazione. Fu in condizioni di razionamento e scarsità di cibo che imparai non solo a cucinare seriamente ma anche a fare acquisti in circostanze difficili senza sprecare troppo tempo per entrambe le cose, dato che ce n'erano altre molto più importanti e più divertenti da fare. Fu allora, quindi, che cominciarono gli assassinii in cucina.
La prima vittima fu una bella carpa, portata ancora viva in cucina in un cestino coperto dal quale nulla poteva scappare. Il pescivendolo che me la vendette disse di non aver tempo di ammazzarla, toglierle le scaglie e pulirla, né mi volle dire con quale di queste tre orribili e necessarie incombenze fosse meglio cominciare. Non fu difficile capire quale fosse la più repellente. Quindi, avanti con l'assassinio e facciamola finita. (...) Mi venne subito in mente un bel coltello affilato, l'arma classica, perfetta. Detto fatto: con la mano sinistra avvolta in uno strofinaccio, perché poteva darsi che l'animale avesse denti affilati, afferrai la mascella inferiore della carpa, e col coltello stretto nella destra cercai attentamente la base della colonna vertebrale. Vibrai il colpo fatale senza esitare, poi lasciai andare il pesce e guardai. Orrore degli orrori. La carpa era morta, uccisa, assassinata, assassinio di primo, secondo e terzo grado. Mi lasciai andare, priva di forze, su una sedia, e con le mani ancora sporche afferrai una sigaretta, la accesi e aspettai che arrivasse la polizia ad arrestarmi. Dopo una seconda sigaretta mi tornò un po' di coraggio e mi mossi per preparare la povera signora Carpa per il suo ingresso in sala da pranzo. Grattai via le scaglie, tagliai le pinne, le aprii la pancia e la svuotai di un sacco di roba che preferii non guardare, la lavai accuratamente, la asciugai e la misi da parte mentre preparavo la

CARPA RIPIENA DI CASTAGNE

Per una carpa di circa 1 kg e mezzo, tritare una cipolla di media grandezza e soffriggerla lentamente in 3 cucchiai di burro. Aggiungere una fetta di pane spessa circa 5 cm imbevuta di vino bianco secco, strizzata e tagliata a cubetti, 1 cucchiaio di prezzemolo tritato, 2 scalogni tritati, 1 spicchio d'aglio pestato, 1 cucchiaino di sale, un quarto di cucchiaino di pepe appena macinato, un quarto di cucchiaino di macis in polvere, lo stesso di alloro e di timo e 12 castagne bollite e sbucciate. Mescolare bene, lasciar freddare, aggiungere un uovo crudo, riempire la pancia e la testa del pesce con il composto, chiudere accuratamente con stecchini, legare la testa in modo che il ripieno non esca durante la cottura. Lasciar riposare per almeno un paio d'ore. Versare 2 tazze di vino bianco secco in una terrina, metterei il pesce, salare a piacere. Cuocere in forno per 20 minuti a 190 gradi. Ungere il pesce e coprirlo con uno spesso strato di pane grattugiato, cospargere con 3 cucchiai di burro fuso e cuocere per altri 20 minuti. Servire ben caldo con un contorno di pasta. Per 4 persone. La testa della carpa è enorme. È considerata un boccone prelibato da molti europei.

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Un bagno rilassante
15 marzo 2014

Oggi ho rischiato di fare la fine di una vittima di Freddy Krueger quando un certo felino è finito nella vasca da bagno piena d'acqua e con me dentro...


Freddy Krueger è il protagonista della saga horror Nightmare. Compare in nove film, una edizione a fumetti, un videogioco e una miniserie televisiva di 44 episodi.

Il film originale che ha visto nascere il personaggio di Freddy e il suo famosissimo guanto con le lame di rasoio è “Nightmare. Dal profondo della notte” scritto e diretto da Wes Craven nel 1984.

Ucciso e bruciato dai genitori dei bambini che aveva violentato quando lavorava come giardiniere in una scuola materna Freddy torna in vita nei sogni delle sue vittime, ormai adolescenti, per ucciderli e vendicarsi delle loro confessioni.

“Se Nancy non si sveglierà urlando, non si sveglierà mai più…”

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“La settima vittima” di Alexandra Marinina
3 marzo 2013

Le domande si succedevano rapidamente. Nella trasmissione cominciavano a intervenire anche gli spettatori sul Novyj Arbat e l'atmosfera si era decisamente riscaldata. Nastja a Tatjana riuscirono a fare anche qualche battuta arguta e a suscitare le risate degli spettatori. Quando mancavano ormai tre minuti alla fine delle riprese, sopra le teste degli spettatori del Novyj Arbat apparve un cartello con alcune parole scritte a mano: Se sei tanto intelligente, indovina dove incontrerai la morte.
Il conduttore rimase completamente allibito. La prima a riprendersi fu Nastja che, agitando un braccio, si mise a gridare: "Korzun! Chiami subito la polizia! Subito! Fermatelo!"

Tatjana era come paralizzata, un gelo mortale l'aveva invasa e la teneva imprigionata in una specie di morsa. A chi erano indirizzate quelle parole? A Nastja? O a lei? E cos'era, uno scherzo cretino, o un avvertimento da prendere sul serio? Le sembrava che il terrore l'avesse addirittura resa sorda, perché non riusciva a sentire le urla isteriche della sala, pur vedendo chiaramente le bocche spalancate e i gesti scomposti degli spettatori.

"Tanja, non starai un po' esagerando le cose? È passata soltanto mezz'ora a stai ragionando in modo perfettamente efficiente. Ti sei ripresa. Non ti pare?"
Tatjana strinse forte le dita di Nastja in segno di gratitudine.
"Mezz'ora è troppo Nastja, è tragicamente troppo. Una persona che fa il nostro lavoro non ha diritto a mezz'ora di terrore. Mezzo minuto è il massimo che mi sarei potuta concedere. E sarebbe stato già molto. Cinque-dieci secondi sarebbero stati accettabili, non di più. Ma non ha neppure senso che te lo spieghi, lo capisci benissimo da sola. Non parliamone più."

Le ultime foto mostravano in primo piano il pesce e il bambolotto. Quest'ultimo era inserito nella bocca del pesce, da cui spuntava solo con le gambe.

"Bosch" ripeté Ira paziente. "Hieronymus Bosch. II pesce che divora un uomo è una delle sue immagini preferite. Ho un libro con tutti i suoi quadri da qualche parte, adesso lo cerco." (...)
"Un certo Bosch" mormorò Zarubin confuso. "E che cosa vorrà dire?" (...)
"Non è un certo Bosch, è un pittore molto famoso" lo corresse a voce alta. "E vuol dire che tutto ciò che procura piacere all'uomo nella vita terrena, lo tormenterà dopo la morte."

Nastja si sentiva vagamente in colpa perché quella sera le pesava la compagnia anche delle persone più care. Sasha a Dasha volevano semplicemente farle piacere, le avevano portato un regalo e un bellissimo mazzo di fiori, erano venuti apposta per festeggiarla nel Giorno della polizia, ma lei non se la sentiva proprio... Non in generale, ma proprio quel giorno non se la sentiva... Perché quel giorno l'assassino aveva fatto un altro passo avanti. Verso di lei.

"La morte, Nastja. In comune tutte le vittime hanno non qualche ipotetico peccato, ma l'unico e incontrovertibile fatto di essere morti. E di aver ricevuto, o di stare per ricevere, un funerale dignitoso, invece di finire all'obitorio come cadaveri che nessuno ha reclamato. Il tuo assassino è ossessionato dal problema della morte. Nei suoi delitti la analizza da diversi punti di vista."

"Nastja, ma tu soffri di mania di grandezza! Ma che bisogno vuoi che abbia di ammazzare proprio te? Lui ha il suo problema, e non lo risolverà certo grazie alla tua morte."

"Assolutamente normale. Nastja, è chiaro come il sole. Vuole essere preso. E non da un poliziotto qualsiasi, ma da te. E se tu non riuscirai a farlo, allora non vuole neppure essere preso. O da te o da nessuno."

Sei situazioni che giustificavano una morte anticipata. Morire perché il meglio è ormai passato. Morire perché vivere è troppo difficile. Morire quando ancora non si è perso tutto, perché tra poco sarà molto peggio. Morire perché già adesso si sta male e in futuro sarà ancora peggio. Morire perché non si ha più voglia di vivere. Morire perché con la propria malattia si è di peso a una madre già in difficoltà.

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