elena fiorio ricettario
Crostini del villano
17 ottobre 2015

Stuzzichino inventato per utilizzare un meraviglioso olio di conservazione di artigianali e puzzolentissimi caprini stravecchi...


Crostini del villano

3 fette rettangolari di pane per tramezzini senza crosta
60 gr. di formaggio grattugiato (grana, parmigiano o pecorino)
olio di conservazione di caprini stravecchi
2 pere decana (o abate)
pepe


Spennelare il pane per tramezzini con l'olio dei caprini, usando un pennello di silicone, poi coprirlo uniformemente con il formaggio grattugiato.
Tagliare ogni fetta in otto quadrotti e completare con una macinata di pepe nero.
Infornare sotto il grill sino a quando il formaggio è gratinato e il pane leggermente dorato (basteranno pochissimi minuti).
Servire i crostini ancora caldi con le pere tagliate a fettine sottili.

Lettura a tema consigliata: "Il formaggio con le pere. La storia di un proverbio" di Massimo Montanari, storico dell’alimentazione, un saggio scritto in modo lieve e divertente che parla di pere, formaggio e lotta di classe.



Nome del piatto liberamente tratto dai proverbi "Al contadin non far sapere quanto è buono il formaggio con le pere" e "Il villano venderà il podere, per mangiare cacio, pane e pere"...

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Tex mex nachos
15 maggio 2015

Tex mex nachos

200 gr. di tortilla chips
150 gr. di cheddar a fette
4 jalapeños sott'aceto
6/8 falde di peperoni rossi in agrodolce


Disporre le tortilla chips in un grande piatto da portata che possa andare in forno (o in quattro piatti individuali) in modo che non si sovrappongano troppo.
Tagliare i peperoni in agrodolce a striscioline sottili e i jalapeños a rondelle (se sono troppo piccanti eliminare parte dei semi).
Coprire i nachos con il formaggio cheddar tagliato a fette sottili, i peperoni in agrodolce e i jalapeños.
Infornare per pochissimi minuti sotto il grill facendo attenzione a terminare la cottura appena il formaggio è sciolto e filante.

I nachos sono triangoli di tortilla fritti o cotti al forno sino a diventare croccanti e rappresentano sicuramente lo snack più famoso della cucina Tex Mex e forse anche quello più diffuso al mondo. La tortilla è una focaccina sottile di forma rotonda tipica della cucina messicana preparata con farina di frumento o di mais. Con le tortillas messicane si preparano i tacos (tortillas ripiene piegate a mezzaluna morbide o croccanti) e i burritos dove la tortilla farcita è arrotolata su se stessa sino a ottenere un involtino cilindrico. Il panorama dei piatti a base di tortillas comprende anche: sincronizada, quesadilla, enchilada, empanada e chilaquiles.


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Raclette con patate novelle e prosciutto di Praga
26 marzo 2015

Una volta sui Navigli a Milano c'era il ristorante "La Raclette" che mi piaceva proprio tanto...


Raclette con patate novelle e prosciutto di Praga

360 gr. di raclette
12 patate novelle medie
4 fette spesse di prosciutto di Praga (240 gr. circa)
8 cetrioli agrodolci Zuccato
pepe


Togliere con largo anticipo il prosciutto e i cetrioli dal frigorifero.
In assenza del classico apparecchio per raclette con la resistenza elettrica che scalda la mezza forma tenuta sospesa, o quello più casalingo per fondere le singole fette, togliere la crosta dal formaggio e tagliarlo a fette relativamente sottili. Nel frattempo lavare bene con l'aiuto di una spazzola le patate novelle e farle cuocere a vapore con la buccia (8/10 minuti nella pentola a pressione).
Una volta cotte, tagliare le patate (senza togliere la buccia) a fette piuttosto spesse e metterle in quattro tegliette da forno adatte a essere portate in tavola, quindi coprirle con il formaggio.
Infornare e accendere il grill. Servire le patate appena il formaggio inizia a fondere (non deve gratinare) insieme a quattro piattini con il prosciutto di Praga e i cetrioloni tagliati sottilmente per il lungo. Facoltativa una generosa macinata di pepe nero.

Raclette: formaggio svizzero di latte vaccino a pasta semidura, cremoso e saporito con occhiatura scarsa di medie dimensioni. Viene consumato dopo 2/3 mesi di stagionatura. Originario del Canton Vallese, è prodotto anche in Savoia, Franca Contea, Bretagna e fuori dell'Europa in Canada e Australia. Le forme di circa 6 kg. sono tipicamente rotonde e basse. Il termine raclette (dal francese racler che significa raschiare) indica anche un piatto tipico del Vallese. Non si tratta di una vera e propria ricetta ma piuttosto di una procedura, la forma tagliata a metà viene avvicinata a una fonte di calore (una fiamma o una resistenza) e lo strato superiore raschiato appena inizia a fodere e fatto cadere in un piatto contenente generalmente patate, salumi e sottaceti.

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Parigina
22 marzo 2015

Appena preparata e ho già voglia di sperimentare mille varianti... la prima una versione fumè con provola affumicata o prosciutto di Praga...

Parigina

1 foglio rettangolare di pasta per la pizza (400 gr. circa)
1 foglio rettangolare di pasta sfoglia (230 gr. circa)
1 lattina di pelati
150 gr. di prosciutto cotto
250/300 gr. di provola
olio extravergine d'oliva
latte
sale e pepe


Fare sgocciolare bene i pelati dal liquido di conservazione. Oliare una teglia da forno grande e stendere al suo interno la pasta della pizza in modo che rimanga un piccolo bordo. Stendere uniformemente sulla pasta metà dei pelati spezzettati grossolanamente, aggiungere sale e pepe poi fare uno strato di fette di prosciutto e uno di provola, quindi concludere con l'altra metà dei pelati, sale e pepe.
Adagiare sul ripieno la sfoglia e chiudere la preparazione facendo sormontare il bordo di pasta per la pizza. Bucherellare bene la superficie della parigina e spennellarla con poco latte.
Cuocere in forno preriscaldato a 180° per circa 30/40 minuti (calore solo sotto, almeno all’inizio). Una volta sfornata aspettare almeno 5 minuti prima di tagliarla. Servire calda o tiepida.

La parigina è un ibrido tra una pizza e un rustico. Molto diffusa a Napoli e dintorni è una pizza farcita con pomodoro, prosciutto cotto e provola coperta con una croccante pasta sfoglia. Pare sia stata preparata per la prima volta da un rosticciere di Afragola (comune alle porte di Napoli), agli inizi negli anni 70, con il nome di "tramezzino". Preparazioni simili sono diffuse anche in altre parti d'Italia.

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Baccalà al latte
19 febbraio 2015

Baccalà al latte

2 filetti di baccalà (1 kg. circa)
400 ml. di latte
8 filetti d’acciuga sott’olio
4 cucchiai di grana grattugiato
1 spicchio d'aglio
prezzemolo
farina
olio extravergine d'oliva


Dissalare il baccalà tenendolo immerso in acqua fredda per due giorni e cambiando spesso l'acqua di ammollo.
Tagliare il baccalà dissalato a grossi pezzi, togliere la pelle e tutte le spine con l'apposita pinzetta quindi asciugarlo bene e infarinarlo.
In un'ampia e bassa casseruola, adatta anche alla cottura in forno, fare sciogliere le acciughe con l'olio e cuocere velocemente d'ambo i lati i pezzi di baccalà infarinati. Spento il fuoco aggiungere l’aglio schiacciato con uno spremiaglio, il latte, abbondante prezzemolo tritato e una spolverata di grana.
Infornare a 180° e cuocere sino a quando il latte è completamente assorbito (una mezz'ora circa).

Servire con fette di polenta grigliate o patate lesse.

Baccalà e stoccafisso. Sono prodotti entrambi ottenuti dal merluzzo ma differiscono per la tecnica di lavorazione e conservazione del pesce. Lo stoccafisso è essiccato mentre il baccalà è salato (e talvolta, in seguito, parzialmente essiccato). Sia il baccalà che lo stoccafisso prima dell’uso necessitano di un lungo ammollo in acqua. Nella tradizione gastronomica veneta lo stoccafisso è protagonista assoluto ma è chiamato con il termine tradizionale "bacalà".

Per cimentarsi con il famosissimo tradizionale bacalà alla vicentina ecco la ricetta della Confraternita del Bacalà alla Vicentina.
baccalaallavicentina.it

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Arrosto di maiale con pesteda valtellinese
11 novembre 2014

Dalla toccata e fuga estiva in Valtellina sono tornata con un vasetto di pesteda...

Arrosto di maiale con pesteda valtellinese

1 kg. di arista o lonza di maiale
2 cucchiaini di pesteda
50 gr. di misto per soffritto surgelato
50 gr. di pancetta affumicata a dadini
1 bicchiere di latte
olio extravergine d’oliva


In una pentola a pressione rosolare il pezzo di arista intero con l’olio. Quando la carne è leggermente dorata da tutti i lati aggiungere la pesteda, la pancetta a dadini piccolissimi e successivamente il misto per soffritto. Quando anche le verdure sono rosolate versare il latte e chiudere la pentola a pressione. Fare cuocere per 20 minuti circa a partire dal fischio.
Terminata la cottura lasciare intiepidire la carne nella pentola a pressione poi tagliarla a fette abbastanza sottili. Mettere le fette in una teglia da forno che le contenga leggermente sovrapposte. Addensare il sugo, se ancora molto liquido, nella pentola a pressione aperta poi versarlo sulla carne. Infornare a 180° sino a quando l'arrosto è ben caldo e il sugo addensato al punto giusto.

Due piccole variazioni sul tema nella preparazione di questo arrosto possono essere fatte sostituendo il latte con del vino bianco o del vino rosso.

Pesteda: sale, pepe nero, vino rosso, aglio, timo, ginepro, erba iva (Achillea Moscata). Insaporitore della cucina tradizionale di Grosio.

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Sformato di ricotta di rana Esterina
27 ottobre 2014

Sformato figlio del "Mais biodinamico alle verdure" del ricettario dell'Azienda agricola Cascine Orsine...


Sformato di ricotta di rana Esterina

250 gr. di ricotta
60 gr. di farina di mais bramata
150 gr. di spinaci lessati (o erbette)
1 cipolla grande
3 uova
olio extravergine d'oliva
sale e pepe


Scegliere una padella adatta alla cottura sia sul fornello che nel forno.
Tagliare finemente la cipolla e farla appassire con l'olio poi aggiungere gli spinaci ben strizzati e tritati grossolanamente. Salare leggermente e lasciare insaporire per qualche minuto a fuoco vivace.
In una ciotola amalgamare la ricotta con le uova e la farina di mais, poi unire il composto di spinaci e cipolle quindi salare e pepare.
Trasferire il tutto nuovamente nella padella e infornare a 180/200° per una ventina di minuti circa sino a quando lo sformato appare leggermente dorato e tende a staccarsi dal bordo del contenitore.

Farina di mais bramata: farina rustica, macinata a pietra, di grande tradizione ideale per la preparazione della polenta.
Farina di mais fioretto: farina più fine rispetto alla bramata utilizzata per polente più morbide e delicate (miscelata in varie proporzioni con la bramata), nell'impanatura di carni e pesci, nella preparazione del pane di mais e di dolci.
Farina di mais fumetto: farina di tipo fine, è l'ingrediente ideale per preparazioni da forno dolci e salate come biscotti e pane, è usata anche per impanare il fritto.




www.cascineorsine.it

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Filetti di trota in crosta di mais e erbe di Provenza
5 ottobre 2014

Filetti di trota in crosta di mais e erbe di Provenza

4 grossi filetti di trota (800/900 gr.)
1 manciata di farina di mais
1 spicchio d'aglio
erbe di Provenza
olio extravergine d'oliva
sale e pepe bianco


Controllare che i filetti siano ben spinati poi adagiarli in una teglia con la pelle rivolta verso il basso. Sfregare leggermente il pesce con lo spicchio d'aglio e spennellarlo generosamente con l'olio.
Dopo aver salato e pepato coprire uniformemente i filetti con le erbe e una spolverata di farina di mais.
Infornare a 180° gradi per 15/20 minuti poi terminare la cottura con il grill per una completa doratura della crosta di mais e erbe.

Al posto delle erbe di Provenza possono essere usati mix personalizzati (timo, maggiorana e erba cipollina) o una sola erba fresca tritata.

Erbe di Provenza: miscela di erbe aromatiche essiccate generalmente composta da origano, rosmarino, santoreggia, timo, basilico e maggiorana. Le proporzioni (e la presenza di alcune erbe come finocchio, salvia e menta) possono variare a seconda del produttore anche se un certificato di qualità (Label Rouge) stabilisce alcuni parametri che definiscono l'autenticità del misto di herbes de Provence.

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Torta salata ai carciofi
20 aprile 2014

Una valida alternativa alla torta pasqualina...

Torta salata ai carciofi

500 gr. di pasta brisèe (2 fogli rotondi)
800 gr. di carciofi surgelati
500 gr. di ricotta
4 uova
40 gr. di grana grattugiato
20 gr. di pecorino grattugiato
2 spicchi d'aglio
olio extravergine d'oliva
prezzemolo
maggiorana
burro
latte
sale e pepe


Mettere i carciofi ancora congelati in padella con l'olio, il sale e l'aglio. Cuocerli sino a quando sono ben asciutti e iniziano a colorirsi, quindi aggiungere abbondante prezzemolo, togliere gli spicchi d'aglio e lasciarli raffreddare. Tagliare gli spicchi di carciofi a fettine sottili poi amalgamarli alla ricotta, le uova, il parmigiano, il pecorino, poca maggiorana, sale e una generosa macinata di pepe.
Stendere un disco di pasta brisèe in una teglia a cerniera piccola, precedentemente imburrata, facendolo aderire ai bordi. Rovesciare il composto di carciofi, livellare bene e chiudere con il secondo disco. Bucare la superficie della torta con uno stuzzicadenti e spennellarla con poco latte.
Cuocere in forno preriscaldato a 180° per un'ora circa (calore solo sotto, almeno all'inizio). Servire preferibilmente tiepida.

Dimezzando tutti gli ingredienti è possibile preparare una quiche mettendo un disco di pasta brisèe in una teglia più grande di quella usata per la torta chiusa (in modo che il bordo risulti piuttosto basso) e versandoci dentro il composto di carciofi.

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Chicche di patate tricolori con fontina filante
5 marzo 2014

Nonna alla piemontese li chiamava gnocchi alla bava (nome tradizionale ma forse poco invitante)...

Chicche di patate tricolori con fontina filante

1 kg. di chicche di patate tricolori (o gnocchi di patate)
300 gr. di fontina (o toma piemontese)
40 gr. di burro
latte
noce moscata
sale e pepe bianco


Tagliare la fontina a striscioline sottili e tenerla a bagno nel latte per circa un'ora.
Lessare gli gnocchi in acqua salata e scolarli appena vengono a galla.
Mettere metà del burro a dadini in quattro tegliette monoporzione poi gli gnocchi, un pizzico di sale, una spolverata di noce moscata, la fontina (senza il latte), il burro rimasto e una macinata di pepe bianco.
Infornare le teglie a 200° sino a quando la fontina sarà ben sciolta ma non gratinata.

La ricetta non prevede l'aggiunta di parmigiano (o grana) grattugiato ma può essere portato in tavola a disposizione dei commensali.

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