foto di Elena Fiorio - Burano maggio 2009
Aperitivo di Halloween
31 ottobre 2012

Mi piace Halloween, stuzzica la mia vena macabra… quest’anno invece di intagliare la zucca mi sono messa a cesellare rapanelli…

Aperitivo di Halloween

4 rapanelli grossi e tondi
olive verdi denocciolate
olive nere denocciolate
spumante brut
Martini rosso
Martini bianco
Campari
Aperol
stuzzicadenti lunghi


Scegliere quattro rapanelli grossi e sferici, dopo averli lavati accuratamente, tagliare le estremità e con un pelapatate rigarli verticalmente in modo irregolare rifinendoli successivamente con un coltellino molto affilato in modo che le venature rosse sulla superficie bianca simulino le vene di un bulbo oculare.

Formare con il coltellino una nicchia tonda in una delle estremità del rapanello dove si metterà una rondella di oliva verde (tagliare a circa un terzo dell’oliva). Per ultimare tagliare un piccolo circolino di oliva nera grande come il foro dell’oliva verde e posizionarlo a formare la pupilla.

Infilzare nella pupilla dell’occhiorapanello uno stuzzicadenti lungo così da fermare bene i tre pezzi: rapanello-oliva verde-oliva nera.

Mettere la creazione in un flute o in una coppa Martini, versare il brut ben fresco e spruzzare a piacere con Campari, Aperol, Martini rosso o bianco.

Happy Halloween!


Per visualizzare eventuali immagini legate a questo post cliccare qui.


Commenti
Categorie: bere · creatività
Tags: , , , , , , , , , , , , ,

“Il senso del dolore” di Maurizio de Giovanni
6 ottobre 2012

Vedeva i morti. Non tutti e non a lungo: solo quelli morti violentemente, e per un periodo di tempo che rifletteva l'estrema emozione, l'energia improvvisa dell'ultimo pensiero. Li vedeva come in una fotografia che fissava il momento in cui si era conclusa la loro esistenza, con i contorni che andavano man mano sbiadendo fino a scomparire: anzi come in una pellicola, di quelle che aveva visto qualche volta al cinematografo, che però replicava sempre la stessa scena. L'immagine del morto con i segni delle ferite e l'espressione dell'ultimo attimo prima della fine; e le ultime parole, ripetute incessantemente, come a voler finire un lavoro cominciato dall'anima prima di essere strappata via.
Sentiva l'emozione, più di tutto: coglieva di volta in volta il dolore, la sorpresa, la rabbia, la malinconia. Perfino l'amore: ricordava spesso, nelle notti un cui la pioggia batteva alla sua finestra e lui non riusciva a prendere sonno, la scena di un delitto in cui l'immagine di un bambino, seduto nel catino in cui era morto affogato, allungava la mano proprio verso il punto in cui si trovava la madre, a cercare aiuto dalla sua stessa assassina. Ne aveva percepito tutto l'amore incondizionato ed esclusivo. Un'altra volta si era trovato davanti al cadavere di un uomo pugnalato dall'amante pazza di gelosia nel momento dell'orgasmo: ne aveva colto l'intensità del piacere ed era dovuto uscire in tutta fretta dalla stanza, il fazzoletto premuto sulla bocca.

Ricciardi (...) gli dava un'emozione particolare. A vederlo da lontano era un uomo senza caratteristiche evidenti: statura media, corporatura media, abbigliamento di medio valore. Ma don Pierino ne aveva incrociato lo sguardo, quando era arrivato sulla scena del delitto. E quegli occhi, quegli occhi avevano raccontato tutto. Don Pierino, abituato a cercare e trovare la verità dietro l'espressione, aveva avuto l'impressione di affacciarsi su un panorama multiforme.
C'era dolore: un dolore vecchio ma sempre vivo. Un dolore che era un antico compagno. Solitudine. Intelligenza e una vena di ironia, di sarcasmo, col sovrintendente che gli balbettava vicino. Era stato solo un attimo, ma il prete aveva intuito una personalità complessa e travagliata.

"Siamo tutti sconvolti, commissario. Il teatro è un posto di gioia e di sentimento, a teatro la gente trova, e deve trovare, requie dalla follia della vita quotidiana. E di questi tempi di follia ce n'è tanta, non trovate? Allora non te lo aspetti, che la follia arrivi ad un passo dalla scena. Sembra proprio Pagliacci, con Canio che uccide Nedda e Silvio in scena, e la gente non capisce subito se è realtà o finzione. Non capisce mai subito, se è realtà o finzione".

"La dannazione. Credetemi, padre, se vi dico che la dannazione per voi è solo una parola. Credetemi se vi dico che la dannazione è la percezione quotidiana del dolore. Il dolore degli altri che diventa tuo, che ti brucia sulla pelle come una frustata, che ti lascia una ferita che non guarisce, che continua a sanguinare, che ti infetta il sangue".

Per visualizzare eventuali immagini legate a questo post cliccare qui.


Commenti
Categorie: lettura · teatro
Tags: , , , , , , , , , , , , ,