foto di Elena Fiorio - Burano maggio 2009
Come funziona il mio gatto
24 giugno 2019

Siamo fatti così...


Stefano Tartarotti illustratore e fumettista, più cinofilo che gattofilo, dopo aver disegnato "Come funziona il mio cane" si è finalmente cimentato in "Come funziona il mio gatto".

Sul suo profilo Facebook scrive così:
«C'è chi mi scrive "Ma i gatti?"
E, in particolare, l'altroieri Vercingetorige mi ha telefonando dicendomi che le si è rotta la vecchia lavatrice e che è alle prese col vecchio dilemma "Probabilmente la riparazione costerà più del valore dell'elettrodomestico e se poi la ripari pochi mesi dopo ti si rompe ancora e la devi cambiare comunque".
Mi è sembrata tutta una metafora per dirmi che se non avessi disegnato uno schemino sul suo gatto mi avrebbe casualmente sbagliato il calcolo dell'IVA.
Il titolo è fuorviante. Sarebbe "Come funziona il gatto di Vercingetorige" ma non voglio dargliela vinta del tutto a quella pericolosa fiscalista e alle sue lavatrici minacciose».

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tartarotti.wordpress.com
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Genitori di gatti pazzi
31 gennaio 2019

Post a quattro mani (e otto zampe)...

Last Lemon è il contenitore creativo di Lisa Swerling e Ralph Lazar. Il sito presenta diversi progetti in corso tra cui alcune serie di vignette dedicate a gatti e cani.
La sezione "Gatti" include listickle (gioco di parole per indicare liste divertenti che stuzzicano la fantasia) come: Come essere un gatto, Forse il tuo gatto è un alieno?, Segni che sei il genitore di un gatto pazzo, Dove dormono i gatti, I sogni dei gatti, Importanti lavori felini, Perchè noi gatti siamo migliori di voi umani, Domande feline, Stati d'animo felini, Citazioni motivazionali feline, Segreti per essere un gatto.



1 Chiedi ai gatti come sia andata la loro giornata quando torni dal lavoro.
2 Devi proprio andare a fare la pipì ma non ti alzi per non svegliare qualcuno che riposa sulle tue ginocchia.
3 Sul tuo smartphone hai più foto di gatti che di umani.
4 Il gatto si prende la maggior parte del letto e tu ti stringi in un lato.
5 Se il divano è occupato non hai problemi ad accontentarti della sedia scomoda.
6 Frequentemente ti trovi a fare conversazione con loro.
7 Quando qualcosa è importante, ad esempio se devono rientrare immediatamente, comunichi miagolando per farti capire.
8 Il cibo che dai al tuo gatto costa più del tuo.
9 Ti rifiuti di accarezzare altri gatti perchè sembrerebbe un tradimento.
10 Non riesci a fare spese senza comprare un nuovo giocattolo per il tuo gatto.
11 Compri solo certi gusti di yogurt per assecondare i gusti di Sua Altezza che gradisce leccare il coperchio.
12 Perdi più tempo nella zona del cibo dei gatti che in tutto il resto del supermercato.
13 Guardi la tv soltanto per il divertimento del gatto e non per il tuo.
14 Ti scusi quando è ora di andare al lavoro.
15 Il tuo gatto ha una pagina facebook e più amici di te.
16 Sei perfettamente soddisfatto a passare il sabato sera accoccolato con il tuo gatto.
17 Resti sveglio di notte senza riuscire ad addormentarti perchè qualcuno sta dormendo sulla tua pancia e tu vorresti girarti.
18 Sei entusiasta delle consegne a casa perchè sai che qualcuno avrà una scatola vuota con cui giocare.
19 Stai segretamente sperando che qualcuno inventi un modo di messaggiare i gatti mentre sei a lavoro così potrai sapere cosa stanno facendo.
20 Hai le foto dei tuoi gatti sulla scrivania in ufficio.

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Quando micio sogna di fare l’astronauta
19 luglio 2017

E' partito il conto alla rovescia...


Zaino capsula spaziale per gatti o cani di piccola taglia in vendita su Wish nei colori: giallo, marrone, rosa pallido e rosa intenso. Ma se si è disposti a cambiare leggermente modello le combinazioni di colore sono molte di più.



www.wish.com

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“Come piante tra i sassi” di Mariolina Venezia
30 marzo 2017

La Procura della Repubblica di Matera il sabato mattina assumeva un aspetto sinistro. Senza il solito viavai di belle signore togate, di uscieri, di gente venuta a sbrigare pratiche, di avvocati in abito blu riuniti in circolo come pinguini sulla banchisa, di imputati, testimoni, parenti, carabinieri e poliziotti, saltavano all'occhio tutte le magagne.
I muri sbrecciati e stinti. Lo scotch che imperversava. Marroncino, da pacchi, a sigillare porte, oppure a fissare grossi fogli di carta per oscurare qualche vetrata. Scotch telato penzolante su quadrati di plastica che fungevano da bacheche, con ordini di convocazione e comunicati di servizio attaccati alle estremità. Scotch colorato, giallo o blu, con scritte bianche o nere, che incaprettava macchinari in disuso arenati nei corridoi. Scotch trasparente che teneva insieme vetri rotti di finestre. Scotch appiccicato dove capita e basta.
E poi pile di scatoloni polverosi in precario equilibrio, con su scritto Elezioni amministrative, fili elettrici che spuntavano dai muri e si arrotolavano come serpenti, lampade al neon agonizzanti.
Imma attraversò i corridoi deserti col rumore dei tacchi che rimbombava, oltrepassò la porta con su scritto Bagno chiuso per vandalismo e raggiunse appena in tempo la macchinetta per timbrare i cartellini.

Emanuele Pentasuglia, detto Manolo, era stato uno dei primi fricchettoni di Matera, di quelli che si erano sparati Amsterdam nel periodo caliente, e poi il Messico, dove aveva fatto consumo di peyote e altri funghi allucinogeni, che a quanto pare continuavano a risalirgli un po' alla volta, in una sorta di ruminazione, dai cui fumi si sprigionava un suo personale Olimpo popolato di hobbit, elfi, cherubini e monacelli, in compagnia dei quali passava le giornate e le notti.
Imma se lo ricordava perché c'era una ragazza del liceo che lo frequentava, e anche all'epoca non era un tipo che passasse inosservato. Ogni tanto si presentava all'uscita di scuola, seguito da un paio di cani dal nome esotico.
I cani ce li aveva anche adesso. Un barboncino e una bastardina. Tao e Krishna. Li interpellava mentre parlava come a chiedere conferma di quanto andava dicendo. E quelli rispondevano abbaiando o uggiolando a seconda dei casi. (...)
Quando Imma gli parlò di Nunzio annui e rimase in silenzio.
"Spero che lassù si trovi meglio", disse dopo un po'.
Lassù non si capiva bene dove intendesse, se nel paradiso delle valchirie, nel regno degli hobbit o dove diavolo.
Si erano conosciuti, confermò, perché era venuto a cercare lavoro. E lui, se qualcuno gli chiedeva qualcosa, non sapeva dire di no. Purtroppo quando si era trattato di dargli lo stipendio si era reso conto che non aveva soldi per pagarlo. Poi però erano rimasti amici.
"E che facevate insieme?"
Non rispose subito.
"Che facevamo? Bella domanda. - Sorrise. - Nunzio era un caro ragazzo, se poteva. Quando l'ho conosciuto, portava la maglietta di Che Guevara. Ma non voleva dire molto, anzi, non voleva dire niente. Per lui era una maglietta e basta. E le magliette bisogna cambiarle spesso, no?"
Imma guardò Calogiuri con occhi imploranti, poi ci riprovò.
"Stavate qui, ve ne andavate in giro, come passavate il tempo?"
"Diciamo che ci siamo fatti dei viaggi. Dei bei viaggi..." (...)
Arrivò un altro cane. Un lupo.
E questo come si chiamerà? Si chiese Imma. Siddharta? O Visnù?
Il cane si mise a ringhiare.
"Buono, Tranqui", disse Manolo.
Da qualunque latitudine venisse, questa divinità le mancava. Manolo diede un affettuoso colpetto al cane, poi la guardò.
"La solitudine può essere una compagna ingombrante", disse.

L'indomani Imma si svegliò con una sensazione strana. Qualcuno avrebbe potuto definirla inquietudine, perché quella notte aveva fatto un sogno di cui adesso non si ricordava. Oppure rimpianto, o nostalgia, quella struggente che si può provare per una cosa mai vissuta. Lei le diede un altro nome: fame.
Passando nel corso comprò un pezzo di focaccia alla Casa del Pane e lo mangiò in due bocconi, presentandosi in Procura con un paio di baffi al pomodoro di cui nessuno osò avvertirla. Ma la strana sensazione restava anche a stomaco pieno e le impediva di concludere gran che, forse per via di quel sogno che se ne stava acquattato dietro ogni pensiero, senza mai venire allo scoperto.

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“Squadra speciale Minestrina in brodo”
24 novembre 2016

di Roberto Centazzo

«Meno trenta!» esclamò Pammattone sollevando il flûte dello spumantino.
Andavano in quel bar da anni, solitamente di mattina presto per il primo caffè della giornata, o all'ora di pranzo per un piatto di spaghetti o un'insalata. Era un bar elegante, rimodernato da poco in toni provenzali, situato sotto i portici di piazza della Vittoria.
Quel giorno si lasciarono tentare dagli stuzzichini, pizzette, focaccia e tartine, e ordinarono un aperitivo. Anche Santoro, che pure avvertiva pericolosi bruciori allo stomaco. Fecero tintinnare i bicchieri.
«Prosit!» disse Mignogna.
«Siamo arrivati alla fine. Ancora non mi sembra vero», constatò Pammattone.
«Ho già la barca pronta. Tra un mese a quest'ora sarò su qualche spiaggetta a cucinarmi una bella grigliata di pesce appena pescato», disse Santoro, che era di Genova e come quasi tutti i liguri amava il mare.
«Io me ne torno nel mio paese, a Pietrabbondante, in Molise», seguì Mignogna.
«E che ci vai a fare? Manco l'acqua avete!» lo sfotté Santoro.
«Sì, prendi in giro. Che ci sto a fare qui, piuttosto? Mia figlia si è sposata, e io le sono soltanto d'impiccio. Da quando mia moglie è mancata, sono una palla al piede per lei. Beati voi che...» Avrebbe voluto aggiungere: «che siete senza figli», ma si bloccò subito.
Luc Santoro, benché non fosse sposato, di figli, anzi figlie, ne aveva messe al mondo tre. E ognuna con una donna diversa. Tanto da guadagnarsi, sul campo, l'appellativo di Inseminator. Ormai erano tutte grandi, ma Luc, soltanto di alimenti, si era rovinato. Con le sue stesse mani.
Quanto a Pammattone, dal punto di vista sentimentale, era quello messo peggio. Originario di Udine, dopo i primi anni di apprendistato, aveva scelto di fare servizio alla Squadra mobile, e lì non c'è più vita: orari strampalati, notti insonni, appostamenti... Non era mai riuscito a farsi una famiglia. Si era adattato a vivere in caserma, come una giovane recluta, in una stanza che, soltanto per rispetto alla sua età e al suo ruolo, gli avevano lasciato in uso come singola, benché avesse quattro letti come tutte le altre.
«Beati voi, che non capite un cazzo», concluse Mignogna con una sterzata improvvisa.
«Beati noi una minchia! Io dovrò cercarmi una casa da qualche parte o sposarmi qualche vecchia vedova, magari ricca», replicò Pammattone e scoppiò a ridere.
«Figuriamoci se un ispettore come te, anzi, un sostituto commissario come te, non trova una donna», lo sfotté Santoro.

«Mi sono comperato una bicicletta da corsa, lo sai?»
Marika sgranò gli occhi. «Lasci la Polizia?»
«L'ho già...» Si interruppe, non aveva nessuna voglia di dare spiegazioni. Se avesse detto a Marika che aveva lasciato la Polizia ed era in pensione, lei gli avrebbe domandato: «Come mai indaghi lo stesso, allora?»
Che cosa avrebbe potuto dirle? Che lui, Ferruccio Pammattone, nome in codice Semolino, insieme con altri due ex colleghi, Eugenio Mignogna, nome in codice Kukident, e Luc Santoro, nome in codice Maalox, di stare a casa a far nulla non ne avevano voglia? Che lontani dal lavoro si annoiavano? Poteva raccontarle che avevano messo su una sezione non ufficiale della Squadra mobile? Un ufficio fantasma che operava in gran segreto, denominato con affetto Squadra speciale Minestrina in brodo? No, non poteva. «L'ho già provata», si corresse in tempo, «è una bomba».

Ora, ai tanti casi risolti nella loro lunga carriera, di cui poter parlare rivangando il passato, avrebbero potuto aggiungere quello da poco concluso. Un'operazione coi fiocchi, che non solo aveva consolidato la loro amicizia, ma anche consacrato la nascita di una nuova squadra, la Squadra speciale Minestrina in brodo. Pur non contemplata in nessun organigramma, funzionava a meraviglia. (...)
«Sarà meglio che adesso ci prendiamo una bella vacanza da qualche parte, però», disse Semolino in tono grave, facendo intendere che quel caso lo aveva impegnato molto.
«Deve essere un posto in cui permettono l'ingresso ai cani», si premurò di precisare Kukident.
«Vecchi e cani... Io me ne sto a casa», scherzò Maalox, che aveva sempre la battuta pronta.
«Potremmo andare alle terme», propose Semolino.
«Sai che allegria, tutto il giorno in accappatoio con un bicchiere d'acqua in mano», replicò Maalox.
«Io avrei proprio bisogno di un bel massaggio, una settimana di cure termali non la escluderei», disse Kukident.
«E se invece...» Semolino si interruppe subito.
«Se?»
«Se realizzassimo il sogno che avevamo a vent'anni?»
«Il giro dell'Europa col pulmino Volkswagen?»
«Sì col mitico T2!»
Ne avevano parlato più di una volta, ma era un desiderio mai realizzato. A vent'anni non avevano i soldi, a trenta non avevano il tempo, a quaranta non avevano ferie, a cinquanta si sentivano stanchi... O adesso o mai più.
«Va bene, ma...»
«Ma?»

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Una Barbie politicamente scorretta
22 gennaio 2016

L'artista sudafricana Mariel Clayton profana il mito di Barbie e nelle sue fotografie l'iconica bambola smette di essere la donna perfetta, perennemente sorridente, seduta sul divano della sua casa fucsia altrettanto perfetta, circondata da Ken, Skipper, cani e gatti anche loro meravigliosamente sorridenti.



Nelle minuziose scenografie, allestite con la massima cura dei dettagli dalla giovane creativa, Barbie è un'assassina seriale, una cannibale che conserva teste mozzate nel frigorifero oppure un'autolesionista in preda a manie suicida.



Quella di Mariel Clayton, vittima o carnefice che sia, è sicuramente una versione sociopatica di Barbie tutta da scoprire.



La geniale fotografa autodidatta dice: "Sono una fotografa di bambole dal senso dell’umorismo sovversivo. Credo che la vita sia un luogo incasinato ed isterico e se non ne ridiamo non saremo mai in grado di capirla davvero. Non ho avuto un’infanzia difficile, non ho subito abusi, non sono cattiva, dark o psicotica. Credo solo che quello che faccio sia dannatamente divertente e voglio condividerlo con la gente".

www.thephotographymarielclayton.com
www.facebook.com/the-photography-MARIEL-CLAYTON
www.5piecesgalleryphoto.com/category/photography-mariel-clayton

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Amore condizionato
18 novembre 2014

L'amore è incondizionato. Cazzate. Scrive Tim Dowling:
"L'amore incondizionato è quello dei cani. O quello per i figli, che comunque non te lo restituiranno mai in eguale misura. Quello degli umani adulti è subordinato a un sacco di condizioni: non tradirmi, devi dimagrire, sei d'accordo sul colore delle tende. L'amore condizionato di mia moglie tende a diminuire se ritardo a portare fuori la spazzatura. Va mantenuto con sforzo e pazienza. Vorrei poter dire che è facile, ma è un lavoro, una cosa che odio".

Tim Dowling rubrichista del Guardian, americano del Connecticut trapiantato a Londra, è autore di "How to be a perfect husband".

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Nobilgatti
19 luglio 2014


Daniela Ria, milanese di nascita e bergamasca di adozione, è conosciuta in Italia e all'estero per i suoi ironici animali vestiti con abiti umani delle serie Aristocani e Nobilgatti.

Realizza, anche su commissione, ritratti a partire da una foto dell'animale, assecondando eventuali indicazioni del padrone sulle preferenze d'abito e di ambientazione. Il nome del lord pelosetto a richiesta può essere inserito in uno stemma araldico.

www.danielaria.com

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Black Dogs
4 aprile 2014



Cani neri su fondo nero. E’ il progetto fotografico Black Dogs di Fred Levy, un fotografo di Maynard, nel Massachusetts.

Black Dogs nasce come campagna di sensibilizzazione per favorire l’adozione di cani dal manto corvino perché, anche se manca un’evidenza statistica accertata, le testimonianze raccolte da Fred Levy presso i professionisti e gli operatori del mondo del pet parlano di una diffidenza diffusa nei confronti di questi animali.

Il cane nero fa paura come il gatto nero?

www.fredlevyart.com
caninenoir.tumblr.com

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Carnevale
4 marzo 2014

Io delle date del Carnevale non ho mai capito nulla... ma oggi si mormora sia martedì grasso...


Il Carnevale si celebra nei paesi di tradizione cattolica, la parola carnevale infatti deriva dal latino "carnem levare" (eliminare la carne) in riferimento al periodo quaresimale che inizia il giorno successivo al martedì grasso.

Il martedì grasso segna quindi il termine del Carnevale in tutta Italia ma per Milano e le sue diocesi è il primo giorno dei festeggiamenti. Questo posticipo deriverebbe dal ritardo nel rientro in città da un pellegrinaggio del vescovo di Milano Ambrogio (ora patrono della città) e dal fatto che i cittadini ne attesero il ritorno per iniziare la quaresima.

Il Carnevale ambrosiano termina quindi con il sabato grasso, quattro giorni dopo la fine di quello del rito romano.

E' tradizione a Carnevale fare scherzi e travestirsi con costumi e maschere, spesso i festeggiamenti cittadini prevedono colorate parate pubbliche con sfilata di carri allegorici.

Piaciuti i costumi della bulldog Zelda?
www.zeldawisdom.com

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