foto di Elena Fiorio - Burano maggio 2009
Curiosità sulla pasta
15 settembre 2017

Alcune curiosità tratte dalla "Cronologia della pasta" dei Musei del Cibo di Parma.

Federico II, stando alla testimonianza del poeta Walter von der Vogelweide (1165-1230 ca.), amava particolarmente i maccheroni dal sugo dolce, conditi cioè con lo zucchero, come si usava allora.

Fra’ Salimbene da Parma (1221-1282) parlando nella sua Cronica di un frate grosso e corpulento, tal Giovanni da Ravenna, annota: “non vidi mai nessuno che come lui si abbuffasse tanto volentieri di lasagne con formaggio”.

Giovanni Boccaccio (1313 ca.-1375) nel suo Decamerone, raccontando le delizie del paese del Bengodi, dove chi più dorme più guadagna, descrive una montagna di formaggio parmigiano grattugiato, dal quale rotolano giù maccheroni e ravioli cotti in brodo di cappone.

Sull’origine del tortellino scrive Alessandro Tassoni (1565-1635) nella Secchia Rapita: “Marte sostò a Castelfranco con la sorella Venere, di cui l’oste ammirò la bellezza senza veli… l’oste ch’era guercio e bolognese imitando di Venere il bellico, l’arte di fare il tortellino apprese”.

Ne Il Malmantile racquistato, poema del pittore fiorentino Lorenzo Lippi (1606-1674), molto interessante dal punto di vista linguistico per la sua ricchezza di vocaboli, modi di dire e locuzioni tipiche della parlata fiorentina del tempo, viene riportata l’espressione “ognun può far della sua pasta gnocchi”, cioè disporre delle proprie cose come meglio si crede, per lo più a sproposito.

Nell’ottobre del 1743 Giacomo Casanova (1725-1798), all’età di 20 anni, sostò a Chioggia per tre giorni. Vi compose e recitò un sonetto in onore dei maccheroni. E ne mangiò una tale quantità che fu chiamato Principe dei Maccheroni.

Il corpo di Santo Stefano viene rinvenuto in una madia in cui era stato sepolto di nascosto e per questo viene assunto quale protettore dei Pastai.

Jacopo Vittorelli (1749-1835) nativo di Bassano del Grappa (VI), scrive il poemetto giocoso I maccheroni in cui, oltre ad attribuire a Pulcinella l’invenzione di “tal cibo che rallegra gli animi”, specifica che, mentre un tempo la pasta si faceva a mano, i vari formati “ora li spreme il torchio e in più di dodici fogge diverse”.

La pasta si sposa al pomodoro per la prima volta in una ricetta contenuta nella Cucina teorico-pratica del napoletano Ippolito Cavalcanti (1787-1859) Duca di Buonvicino. Il segreto del successo dei vermicelli con il pomodoro sta nel far restringere con cura la salsa, nel cuocere al dente la pasta e nel far saltare il tutto in padella, dando ogni tanto una rivoltata fino a raggiungere il perfetto condimento.

Il 7 settembre 1860 il generale Giuseppe Garibaldi (1807-1882), dopo aver conquistato la Sicilia, entrava in Napoli e nulla ormai avrebbe potuto impedire l’unità d’Italia. Cavour (1810-1861), Capo del Governo italiano, ne dava notizia, scrivendo nel rapporto ufficiale: “I maccheroni sono cotti e noi li mangeremo”.

Nella corrispondenza di Giuseppe Verdi (1813-1906) fu pubblicata una lettera della moglie Giuseppina Strepponi all'impresario Corticelli nella quale ammette che ci sarebbero voluti “i tagliatelli e i maccheroni ben perfetti per renderlo di buon umore in mezzo al ghiaccio e alle pellicce” in occasione della prima de “La forza del destino” a San Pietroburgo.

La governante di Rossini, Giulia Barbenoire, che era entrata al suo servizio a 18 anni, nel 1920 rilascia una affettuosa intervista dove ricorda: “Ogni sabato v’era il famoso pranzo: 15 coperti erano sempre pronti; veniva chi voleva: il fedele maestro Carafa, Tamburini, la Patti, d’Alboni, il pianista Diemer… E tutti andavano in estasi per i famosi maccheroni che Rossini preparava con le proprie mani” e la cui ricetta recitava: “Perché i maccheroni riescano appetitosi occorre buona pasta, ottimo burro, salsa di pomodoro e Parmigiano eccellenti, e una persona intelligente che cuocia, condisca e serva”.

www.museidelcibo.it

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Museo del Vino
28 agosto 2017

Il Museo del Vino a Sala Baganza

Assai sviluppata in epoca romana, la viticultura ha lasciato importanti testimonianze culturali nel territorio parmense. L’allestimento museale lo testimonia attraverso sei differenti sezioni.
La prima sala, allestita in collaborazione con il Museo Archeologico Nazionale, è dedicata all'archeologia del vino, con oggetti e immagini provenienti dagli scavi nel territorio, che testimoniano come sia nato proprio in questa zona, introdotto dalle popolazioni celtiche, il modo "moderno" di bere il vino, schietto e in bicchieri, abbandonando l’uso greco e latino di vini annacquati e speziati.
La seconda sala approfondisce gli aspetti legati alle caratteristiche della pianta della vite e alla viticultura, ripercorrendo le tracce di questa coltivazione nel parmense, presentando attrezzi e oggetti d’uso del secolo scorso e un filmato sulla tecnica della vite "maritata" agli alberi in filari, tipica della zona.
Attrezzi e oggetti antichi raccontano, all’interno della terza sala, la vendemmia e la preparazione del vino, mentre immagini e documenti narrano le storie del vino del territorio: dalle arti medievali alle tecniche francesi introdotte dai Borbone, all’amore di Garibaldi per la Malvasia, alla passione per la viticultura di Giuseppe Verdi.
La discesa nell'affascinante ghiacciaia rinascimentale regala un'esperienza avvolgente: immagini a 360° raccontano, nel cuore del museo, il ruolo della vite e del vino nel rito, nella storia e nell’arte in una cultura millenaria ricca di tradizioni.
Attraversato il fossato della Rocca si approda alla sala delle botti dove si scopre la storia dei contenitori per il vino e dei mestieri ad essi correlati: il vetraio e il bottaio. Presente anche lo spazio per approfondire l’affascinante storia del cavatappi e per conoscere le "parole chiave" legate al vino.
La sesta sala presenta i frutti della viticultura parmense: i pionieri del settore, la storia delle etichette, le varietà coltivate, i vini prodotti, perfetti per essere abbinati ai formaggi e ai salumi d’eccellenza del territorio, le cantine da visitare nella zona, il ruolo del Consorzio dei Vini dei Colli di Parma a salvaguardia della qualità di un prodotto in continua crescita.


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Museo della Pasta
28 agosto 2017

Il Museo della Pasta a Collecchio

La sede del museo è collocata all’interno della Corte di Giarola, nel comune di Collecchio, in un centro di trasformazione agroalimentare d’epoca medievale. La pasta secca di semola di grano duro, di origine mediorientale, ha trovato in Italia la patria d’elezione, sviluppandosi nei secoli in diverse aree del Paese. Nell’Ottocento inizia a Parma l’attività di Barilla che ha contribuito in maniera determinante alla nascita del museo dedicato alla conoscenza storica, tecnologica e culturale della pasta.
La prima sezione, dedicata al grano, alle sue caratteristiche e alle modalità di coltivazione, presenta modelli, antichi attrezzi contadini e documenti che testimoniano l’evoluzione delle tecniche agricole. La seconda è dedicata alla macinazione, alle varie tipologie di mulino, con modelli e iconografia storica di grande interesse, la ricostruzione di un mulino a macine e un moderno mulino a cilindri.
La preparazione casalinga della pasta fresca, a cui è dedicata la terza sezione, viene raccontata attraverso piccoli attrezzi domestici, l’arte del matterello e la straordinaria varietà della più ricca collezione italiana di "speronelle", o rotelle da pasta.
Un vero pastificio industriale della prima metà dell’Ottocento consente al visitatore, nella quarta sezione, di comprendere le varie fasi di produzione della pasta secca, con macchinari originali, perfettamente restaurati. Un secondo nucleo di macchine antiche, mostra, nella quinta sezione, le metodiche di produzione in un laboratorio artigianale emiliano del secolo scorso. La prima pressa continua, progettata dagli ingegneri parmigiani Mario e Giuseppe Braibanti nel 1933 introduce il tema dell’automazione sviluppato nella sesta sezione, con modelli e video, che presentano le attuali, modernissime tecnologie impiegate nei pastifici industriali.
La settima sezione illustra, attraverso le "trafile", il modo di formatura di oltre cento differenti formati di pasta, vere "architetture per la bocca". Alla comunicazione della pasta è dedicata l’ottava sezione, con manifesti, locandine, affiches storiche di cartellonisti e grafici famosi. La sezione gastronomica presenta la storia dello scolapasta, dei ricettari e gli abbinamenti ideali tra formati e condimenti. Una panoramica sulla pasta nell’arte e nella cultura, dai dipinti ai francobolli, chiude il ricco percorso espositivo.


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Museo del Pomodoro
27 agosto 2017

Il Museo del Pomodoro a Collecchio

Di origine americana, il pomodoro ha trovato proprio in provincia di Parma terreno fertile, già a partire dalla seconda metà dell’Ottocento. Il territorio non si è limitato alla coltivazione ma si è orientato anche verso la trasformazione, tanto da esportare oggi, in tutto il mondo, non solo i prodotti a base di pomodoro ma anche la tecnologia per l’industria conserviera. Il pomodoro rientra dunque a pieno titolo nel percorso museale che valorizza i prodotti tipici del parmense.
La sede del museo è collocata all’interno della Corte di Giarola, nel comune di Collecchio, centro di trasformazione agroalimentare d’epoca medievale. L’allestimento è organizzato in sette sezioni tematiche.
La prima racconta la storia, con l’arrivo in Europa nel Cinquecento del pomodoro e la sua successiva diffusione nella cultura alimentare. Sono illustrate le varietà esistenti, le proprietà nutritive, le zone di produzione.
La seconda sezione illustra lo sviluppo dell’industria di trasformazione: dal prodotto secco alla conserva, dai concentrati ai passati, dai sughi pronti ai succhi da bere.
La terza mostra lo sviluppo delle tecnologie produttive: dalla proto-industria alla fabbrica con la ricostruzione di una linea di produzione per la conserva di pomodoro realizzata con 14 macchine d’epoca.
Molto interessante anche la quarta tappa che affronta la tematica del prodotto finito e degli imballaggi, con l’esposizione di oltre cento latte originali d’epoca, nonché il ricchissimo materiale di comunicazione e promozione degli oltre settanta marchi attivi all’inizio del Novecento nel Parmense.
La quinta sezione si dedica allo sviluppo dell’industria meccanica, la sesta racconta gli imprenditori pionieri e i differenti lavori in fabbrica, ospita uno spazio dedicato alla Stazione sperimentale dell’industria delle conserve e alimentari istituita nel 1922 e alla Mostra delle Conserve, importante vetrina dell’industria parmigiana e progenitrice dell’attuale Cibus.
A chiudere il percorso museale la cultura del 'Mondo Pomodoro' con pubblicità, citazioni, dipinti, sculture e ricette a base di pomodoro fino ad arrivare alla gastronomia, col matrimonio con pasta e pizza.



www.museidelcibo.it/pomodoro

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Museo del Salame di Felino
27 agosto 2017

Il Museo del Salame di Felino a Felino

Il primo documento relativo al salame rintracciato a Parma risale al 1436, quando Niccolò Piccinino, al soldo del Duca di Milano, ordinò che gli si procurassero "porchos viginti a carnibus pro sallamine", ovvero venti maiali per far salami. È uno dei documenti che si incontrano durante la visita del Museo del Salame di Felino, testimoni del rapporto privilegiato instaurato nel tempo tra il prodotto e il suo territorio d’origine, dal bassorilievo scolpito nel XII secolo da Benedetto Antelami nel marmo rosa del Battistero, alle cronache dei sontuosi banchetti di corte d’epoca rinascimentale.
Il museo è ospitato nelle suggestive cantine del Castello di Felino. Costruito nell’890 come un semplice torrione, il castello venne ampliato e fortificato raggiungendo il massimo splendore con Pier Maria dei Rossi. Appartenuto in successione ai Pallavicino, agli Sforza e poi ai Farnese, l’antico maniero domina la vallata fra i torrenti Parma e Baganza.
Organizzato in cinque sezioni, il percorso di visita al museo inizia con le testimonianze storiche del rapporto tra Felino ed il suo prodotto-simbolo.
La sezione dedicata alla gastronomia, collocata nelle antiche cucine, presenta l’impiego gastronomico del salame a Parma, con un singolare esempio di integrazione tra produzione e consumo in un’azienda agricola del XVII secolo.
Nella sala grande si trova la sezione relativa a norcineria e produzione casalinga dell’insaccato, con un’ampia rassegna di oggetti appartenuti ai norcini e alle famiglie contadine del territorio.
La sala che racconta la tecnologia di produzione rappresenta le caratteristiche salienti dalle origini fino alla tecnologia attuale con la "carta d’identità" del prodotto odierno, insignito nel 2012 dell’IGP -Indicazione Geografica Protetta- dalla Comunità Europea. Alcune testimonianze in video raccontano storie ed esperienze dei norcini e le moderne tecnologie di produzione, ancora fedeli alla ricetta originale.
Il museo rappresenta un’occasione per far conoscere e apprezzare non solamente l’essenza del principe dei salami, ma il territorio e la comunità di cui è espressione, a partire dalla qualità delle materie prime, verificata dal Consorzio del Salame Felino, fino alla sapienza delle mani che continuano a produrlo.



www.museidelcibo.it/salame

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Museo del Parmigiano Reggiano
26 agosto 2017

Il Museo del Parmigiano Reggiano a Soragna

"Nel paese di Bengodi, dove chi più dorme più guadagna, si trova una montagna enorme di formaggio Parmigiano grattugiato dal quale ruzzolano grossi ravioli e maccheroni d’ogni forma cotti in brodo di cappone". È con queste parole che a metà del Trecento Giovanni Boccaccio, nel suo Decamerone, cita il Parmigiano per condire i maccheroni e i ravioli.
Il Museo del Parmigiano Reggiano ha sede nello storico Casello ottocentesco che sorge all’ombra della Rocca Meli-Lupi a Soragna, in provincia di Parma, a pochi passi dalla piazza del paese, in un’area ricca di castelli e di ricordi verdiani, oasi naturali e parchi storici di rara bellezza e suggestione, di sapori densi e inimitabili lungo la "Strada del Culatello".
Il Parmigiano Reggiano è il prestigioso formaggio italiano, noto e apprezzato in tutto il mondo, che vanta origini antiche.
La Corte Castellazzi, sede del Museo del Parmigiano, è composta dalla casa colonica con stalla e fienile e dal prezioso caseificio di forma circolare con colonnato, dove si trovano esposti gli strumenti e gli attrezzi impiegati nella lavorazione del Re dei Formaggi.
Oltre 120 oggetti, databili tra il 1800 e la prima metà del Novecento, e un centinaio di immagini, disegni e foto d’epoca illustrano, all’interno di un edificio adibito per secoli alla produzione del formaggio, l’evoluzione delle tecniche di trasformazione del latte, le fasi della stagionatura e della commercializzazione e il ruolo fondamentale del Consorzio del Parmigiano Reggiano a tutela della qualità.
Lo spazio circolare accoglie al centro l’antica caldaia in rame per la preparazione del formaggio, circondata dai vari attrezzi e strumenti. Vi è anche spazio per la produzione del burro e per la figura di San Lucio di Cavargna, protettore dei casari.
Nel locale sotterraneo della salamoia è narrata la storia del formaggio Parmigiano, dal XII secolo ad oggi, la sua filiera produttiva e la storia della grattugia. È anche visibile un’esposizione dedicata alle numerose imitazioni del Parmigiano Reggiano esistenti all’estero. Negli ambienti rustici annessi al corpo principale del museo è esposta, inoltre, una rassegna di attrezzi e oggetti quotidiani della civiltà contadina legati ai temi dell’alimentazione.



www.museidelcibo.it/parmigiano

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I Musei del Cibo di Parma
25 agosto 2017

Una vera e propria caccia ai musei nascosti... la tesserina interamente obliterata è da considerarsi un trofeo a tutti gli effetti!


Museo del Parmigiano Reggiano
Corte Castellazzi - Via Volta 5, Soragna (PR)
La casa del Parmigiano celebra l’arte casearia.
Il museo di Soragna, ospitato all’interno di un vecchio "casello", ripercorre la storia e le tradizioni legate al "re dei formaggi", un prodotto unico ed inimitabile, frutto di una terra dove la qualità è uno stile di vita. Tre mostre permanenti sono allestite nell'antico caseificio inserito in un complesso di origine settecentesca. La visita museale coinvolge i sensi: l’olfatto è rapito dall’odore del latte e l’occhio attratto da utensili usati per la lavorazione e la trasformazione del formaggio che, come la "reggina" e le "spannarole" affondano le radici nei primi decenni del '900. Presenti anche foto, una sezione dedicata alla gastronomia e ricettari con citazioni del Boccaccio.

Museo del Prosciutto di Parma
Ex Foro Boario - Via Bocchialini 7, Langhirano (PR)
Prosciutto di Parma: un cibo, una cultura.
A Langhirano, c’è un posto speciale dove il visitatore può deliziare il palato con un salume conosciuto in tutto il mondo. È il prosciutto di Parma a cui è dedicato il museo situato nello splendido edificio dell’ex Foro Boario, articolato in otto sezioni e una sala degustazione. Il percorso parte dalla sezione storica e prosegue nell’area dedicata al sale. Grande attenzione è posta all’arte della norceria: uccisione, pelatura e preparazione degli insaccati. Nelle teche in mostra vari attrezzi con una stupenda dotazione da norcino "ambulante". Di grande suggestione è la sezione dedicata alla lavorazione del prosciutto. E ancora: dipinti, fotografie d’epoca e cortometraggi.

Museo del Salame di Felino
Castello di Felino - Strada al Castello 1, Felino (PR)
La storia del Felino racchiusa in un castello.
Nei magnifici locali delle cucine e cantine del castello di Felino, antico feudo medievale dell'890, sorge il museo del salame di Felino: un’esperienza magica e gustosa. Il percorso della mostra inizia con le testimonianze storiche del rapporto tra Felino e il suo prodotto-simbolo. Il museo conserva un riferimento al primo documento scritto in cui compare la parola "salame". La seconda sezione del museo è dedicata alla gastronomia, con tutte le fasi del rito "dell’ammazzata", gli oggetti delle famiglia di Felino e il caratteristico mantello nero del norcino. La visita prosegue nella sala della tecnologia, che espone una grande macchina insaccatrice, fino all’ultima sala dedicata alla proiezione di documentario sulla produzione del salame.

Museo del Pomodoro
Corte di Giarola - Strada Giarola 11, Collecchio (PR)
L’epopea del pomodoro rivive nella Corte di Giarola.
Il percorso espositivo dedicato all'"oro rosso"di Parma ha sede, dal 2010, nell’antica Corte di Giarola: un luogo strategico, situato in una zona di coltivazione del pomodoro e del più importante distretto di trasformazione industriale. Il percorso di visita offre approfondimenti sull’ortaggio da un punto di vista botanico, storico, geografico e agronomico. Ospita gli strumenti e i macchinari impiegati dal periodo delle due guerre, fino ai nostri giorni e non mancano interessanti esempi di tecnologie usate negli anni '40-'50 dalle più importanti industrie del parmense. Nelle sale del museo è in mostra una linea completa di lavorazione del pomodoro, che consente di comprendere a pieno il ciclo industriale.

Museo della Pasta
Corte di Giarola - Strada Giarola 11, Collecchio (PR)
Tutti i segreti della pasta alla Corte di Giarola.
Il museo ha sede alla Corte di Giarola, risalente al Medioevo. In dieci sezioni, illustra la conoscenza storica, tecnologica e culturale della pasta. La prima sezione, dedicata al grano, alle sue caratteristiche e alle modalità di coltivazione presenta attrezzi agricoli antichi che testimoniano l’evoluzione delle tecniche agricole. La seconda sezione è dedicata alla macinazione, con la ricostruzione di un mulino a macine e un moderno mulino a cilindri. La preparazione casalinga della pasta fresca è nella quarta sezione. Un vero pastificio industriale della prima metà dell'800 consente, nella quinta sezione, di comprendere le fasi di produzione della pasta secca. Infine, attraverso le "trafile" viene illustrato il modo di formatura di oltre cento differenti tipi di pasta.

Museo del Vino
Rocca San Vitale - Piazza Gramsci 1, Sala Baganza (PR)
Il vino e le sue tecniche a Rocca San Vitale.
Il museo si sviluppa nelle suggestive cantine della Rocca San Vitale. La prima sala è dedicata all’archeologia del vino e alle prime tecniche di vinificazione in epoca preistorica e romana. È qui esposta un’importante collezione di anfore e doli. La seconda e terza sala raccontano la coltivazione e la vendemmia della vite nel secolo scorso attraverso attrezzi e oggetti di uso comune. La parte più suggestiva del museo-cantina è costituita dalla visita all’enorme ghiacciaia rinascimentale, ristrutturata e allestita con un’istallazione multimediale che racconta i riti e l’arte della lavorazione del vino. L’ultima sala è dedicata alle eccellenze della viticoltura locale.


Vacanzina enogastronomica, sotto il segno dell'onnipresente "torta fritta"...

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Settimana a Parigi
16 agosto 2011

Personalissima selezione di cosa vedere in sette giorni… dando per scontato un piacevole ritorno altrettanto ricco di cose imperdibili…

Île de la Cité
Notre-Dame
Ste-Chapelle
mercato dei fiori de l'Île de la Cité
Île St-Louis
Quartiere Latino
St-Séverin
Musée de Cluny (anche solo in esterno se il tempo è tiranno...)

Musée d'Orsay
Grand Palais e Petit Palais  (solo in esterno... bisogna essere realistici...)
Hôtel des Invalides (solo in esterno)
Tour Eiffel

Musée de l'Orangerie
Jardin des Tuileries
Place du Carrousel
Musée du Louvre (in questa giornata solo in esterno...)
la Pyramide

Centre Pompidou (Beaubourg)
St-Eustache
Forum des Halles (giusto un'occhiata per curiosità...)
St-Germain l'Auxerrois
lungo Senna

St-Sulpice e lo gnomone astronomico
Palais du Luxembourg (solo in esterno)
Jardin du Luxembourg
Cimetière du Montparnasse
Tour Maine-Montparnasse (salita alla terrazza panoramica)
Boulevard du Montparnasse e statua di Balzac (se resta del tempo…)

Musée du Louvre (dodici ore minimo minimo… a patto di resistere…)

Muséum National d'Histoire Naturelle
Jardin des Plantes
metropolitana Abbesses (merita una fotografia…)
Montmartre
Sacré-Coeur
Au Lapin Agile e Moulin Rouge (solo in esterno???)

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Il museo
28 giugno 2011

Museum of Thieves

E' il classico gioco delle differenze, caratterizzato da un aspetto grafico particolarmente curato ed evocativo. Basato sull’omonimo libro di Lian Tanner, del 2010, ne ripropone le illustrazioni originali.

Nell’inquietante città di Jewel, in cui una società repressiva protegge per il loro bene tutti i ragazzi, il giovane Goldie Roth riesce a scappare da casa ed arrivare al museo di Dunt...

L'avventura si snoda su 16 immagini. Si gioca muovendo il puntatore del mouse e cliccando sui dettagli differenti.



Per giocare:
www.flashgames.it/museum.of.thieves

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