foto di Elena Fiorio - Burano maggio 2009
Ricetta: fusilli di piselli con mozzarella e pomodori
30 agosto 2017

Pasta fredda a tutto gusto e colore...


Fusilli di piselli con mozzarella e pomodori al forno sott'olio

320 gr. di fusilli di farina di piselli verdi (Felicia Bio)
300 gr. di mozzarella
12 pomodori al forno sott'olio
4 cucchiai di olive leccino denocciolate
olio extravergine d’oliva
sale e pepe


Togliere la mozzarella dal suo siero e lasciarla scolare bene in un colino prima di tagliarla a piccoli dadi. Sgocciolare i pomodori dall'olio di conservazione e ridurre anch'essi a cubetti.
Cuocere i fusilli di piselli in acqua salata poi scolarli non troppo al dente e immergerli in acqua molto fredda sino a fermare completamente la cottura, quindi scolarli nuovamente molto bene.
Riunire tutti gli ingredienti in una capace insalatiera, aggiungere le olive, olio, sale e pepe.
Mescolare e conservare in frigorifero sino al momento di servire.

I pomodori al forno sott'olio sono pomodori semidisidratati conservati sott'olio con l'aggiunta solitamente di alcune erbe aromatiche e talvolta aglio e peperoncino. Sono più morbidi e polposi dei pomodori secchi e dal sapore più delicato.



www.glutenfreefelicia.com

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Museo del Vino
28 agosto 2017

Il Museo del Vino a Sala Baganza

Assai sviluppata in epoca romana, la viticultura ha lasciato importanti testimonianze culturali nel territorio parmense. L’allestimento museale lo testimonia attraverso sei differenti sezioni.
La prima sala, allestita in collaborazione con il Museo Archeologico Nazionale, è dedicata all'archeologia del vino, con oggetti e immagini provenienti dagli scavi nel territorio, che testimoniano come sia nato proprio in questa zona, introdotto dalle popolazioni celtiche, il modo "moderno" di bere il vino, schietto e in bicchieri, abbandonando l’uso greco e latino di vini annacquati e speziati.
La seconda sala approfondisce gli aspetti legati alle caratteristiche della pianta della vite e alla viticultura, ripercorrendo le tracce di questa coltivazione nel parmense, presentando attrezzi e oggetti d’uso del secolo scorso e un filmato sulla tecnica della vite "maritata" agli alberi in filari, tipica della zona.
Attrezzi e oggetti antichi raccontano, all’interno della terza sala, la vendemmia e la preparazione del vino, mentre immagini e documenti narrano le storie del vino del territorio: dalle arti medievali alle tecniche francesi introdotte dai Borbone, all’amore di Garibaldi per la Malvasia, alla passione per la viticultura di Giuseppe Verdi.
La discesa nell'affascinante ghiacciaia rinascimentale regala un'esperienza avvolgente: immagini a 360° raccontano, nel cuore del museo, il ruolo della vite e del vino nel rito, nella storia e nell’arte in una cultura millenaria ricca di tradizioni.
Attraversato il fossato della Rocca si approda alla sala delle botti dove si scopre la storia dei contenitori per il vino e dei mestieri ad essi correlati: il vetraio e il bottaio. Presente anche lo spazio per approfondire l’affascinante storia del cavatappi e per conoscere le "parole chiave" legate al vino.
La sesta sala presenta i frutti della viticultura parmense: i pionieri del settore, la storia delle etichette, le varietà coltivate, i vini prodotti, perfetti per essere abbinati ai formaggi e ai salumi d’eccellenza del territorio, le cantine da visitare nella zona, il ruolo del Consorzio dei Vini dei Colli di Parma a salvaguardia della qualità di un prodotto in continua crescita.


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Museo della Pasta
28 agosto 2017

Il Museo della Pasta a Collecchio

La sede del museo è collocata all’interno della Corte di Giarola, nel comune di Collecchio, in un centro di trasformazione agroalimentare d’epoca medievale. La pasta secca di semola di grano duro, di origine mediorientale, ha trovato in Italia la patria d’elezione, sviluppandosi nei secoli in diverse aree del Paese. Nell’Ottocento inizia a Parma l’attività di Barilla che ha contribuito in maniera determinante alla nascita del museo dedicato alla conoscenza storica, tecnologica e culturale della pasta.
La prima sezione, dedicata al grano, alle sue caratteristiche e alle modalità di coltivazione, presenta modelli, antichi attrezzi contadini e documenti che testimoniano l’evoluzione delle tecniche agricole. La seconda è dedicata alla macinazione, alle varie tipologie di mulino, con modelli e iconografia storica di grande interesse, la ricostruzione di un mulino a macine e un moderno mulino a cilindri.
La preparazione casalinga della pasta fresca, a cui è dedicata la terza sezione, viene raccontata attraverso piccoli attrezzi domestici, l’arte del matterello e la straordinaria varietà della più ricca collezione italiana di "speronelle", o rotelle da pasta.
Un vero pastificio industriale della prima metà dell’Ottocento consente al visitatore, nella quarta sezione, di comprendere le varie fasi di produzione della pasta secca, con macchinari originali, perfettamente restaurati. Un secondo nucleo di macchine antiche, mostra, nella quinta sezione, le metodiche di produzione in un laboratorio artigianale emiliano del secolo scorso. La prima pressa continua, progettata dagli ingegneri parmigiani Mario e Giuseppe Braibanti nel 1933 introduce il tema dell’automazione sviluppato nella sesta sezione, con modelli e video, che presentano le attuali, modernissime tecnologie impiegate nei pastifici industriali.
La settima sezione illustra, attraverso le "trafile", il modo di formatura di oltre cento differenti formati di pasta, vere "architetture per la bocca". Alla comunicazione della pasta è dedicata l’ottava sezione, con manifesti, locandine, affiches storiche di cartellonisti e grafici famosi. La sezione gastronomica presenta la storia dello scolapasta, dei ricettari e gli abbinamenti ideali tra formati e condimenti. Una panoramica sulla pasta nell’arte e nella cultura, dai dipinti ai francobolli, chiude il ricco percorso espositivo.


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Museo del Pomodoro
27 agosto 2017

Il Museo del Pomodoro a Collecchio

Di origine americana, il pomodoro ha trovato proprio in provincia di Parma terreno fertile, già a partire dalla seconda metà dell’Ottocento. Il territorio non si è limitato alla coltivazione ma si è orientato anche verso la trasformazione, tanto da esportare oggi, in tutto il mondo, non solo i prodotti a base di pomodoro ma anche la tecnologia per l’industria conserviera. Il pomodoro rientra dunque a pieno titolo nel percorso museale che valorizza i prodotti tipici del parmense.
La sede del museo è collocata all’interno della Corte di Giarola, nel comune di Collecchio, centro di trasformazione agroalimentare d’epoca medievale. L’allestimento è organizzato in sette sezioni tematiche.
La prima racconta la storia, con l’arrivo in Europa nel Cinquecento del pomodoro e la sua successiva diffusione nella cultura alimentare. Sono illustrate le varietà esistenti, le proprietà nutritive, le zone di produzione.
La seconda sezione illustra lo sviluppo dell’industria di trasformazione: dal prodotto secco alla conserva, dai concentrati ai passati, dai sughi pronti ai succhi da bere.
La terza mostra lo sviluppo delle tecnologie produttive: dalla proto-industria alla fabbrica con la ricostruzione di una linea di produzione per la conserva di pomodoro realizzata con 14 macchine d’epoca.
Molto interessante anche la quarta tappa che affronta la tematica del prodotto finito e degli imballaggi, con l’esposizione di oltre cento latte originali d’epoca, nonché il ricchissimo materiale di comunicazione e promozione degli oltre settanta marchi attivi all’inizio del Novecento nel Parmense.
La quinta sezione si dedica allo sviluppo dell’industria meccanica, la sesta racconta gli imprenditori pionieri e i differenti lavori in fabbrica, ospita uno spazio dedicato alla Stazione sperimentale dell’industria delle conserve e alimentari istituita nel 1922 e alla Mostra delle Conserve, importante vetrina dell’industria parmigiana e progenitrice dell’attuale Cibus.
A chiudere il percorso museale la cultura del 'Mondo Pomodoro' con pubblicità, citazioni, dipinti, sculture e ricette a base di pomodoro fino ad arrivare alla gastronomia, col matrimonio con pasta e pizza.



www.museidelcibo.it/pomodoro

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Museo del Salame di Felino
27 agosto 2017

Il Museo del Salame di Felino a Felino

Il primo documento relativo al salame rintracciato a Parma risale al 1436, quando Niccolò Piccinino, al soldo del Duca di Milano, ordinò che gli si procurassero "porchos viginti a carnibus pro sallamine", ovvero venti maiali per far salami. È uno dei documenti che si incontrano durante la visita del Museo del Salame di Felino, testimoni del rapporto privilegiato instaurato nel tempo tra il prodotto e il suo territorio d’origine, dal bassorilievo scolpito nel XII secolo da Benedetto Antelami nel marmo rosa del Battistero, alle cronache dei sontuosi banchetti di corte d’epoca rinascimentale.
Il museo è ospitato nelle suggestive cantine del Castello di Felino. Costruito nell’890 come un semplice torrione, il castello venne ampliato e fortificato raggiungendo il massimo splendore con Pier Maria dei Rossi. Appartenuto in successione ai Pallavicino, agli Sforza e poi ai Farnese, l’antico maniero domina la vallata fra i torrenti Parma e Baganza.
Organizzato in cinque sezioni, il percorso di visita al museo inizia con le testimonianze storiche del rapporto tra Felino ed il suo prodotto-simbolo.
La sezione dedicata alla gastronomia, collocata nelle antiche cucine, presenta l’impiego gastronomico del salame a Parma, con un singolare esempio di integrazione tra produzione e consumo in un’azienda agricola del XVII secolo.
Nella sala grande si trova la sezione relativa a norcineria e produzione casalinga dell’insaccato, con un’ampia rassegna di oggetti appartenuti ai norcini e alle famiglie contadine del territorio.
La sala che racconta la tecnologia di produzione rappresenta le caratteristiche salienti dalle origini fino alla tecnologia attuale con la "carta d’identità" del prodotto odierno, insignito nel 2012 dell’IGP -Indicazione Geografica Protetta- dalla Comunità Europea. Alcune testimonianze in video raccontano storie ed esperienze dei norcini e le moderne tecnologie di produzione, ancora fedeli alla ricetta originale.
Il museo rappresenta un’occasione per far conoscere e apprezzare non solamente l’essenza del principe dei salami, ma il territorio e la comunità di cui è espressione, a partire dalla qualità delle materie prime, verificata dal Consorzio del Salame Felino, fino alla sapienza delle mani che continuano a produrlo.



www.museidelcibo.it/salame

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Museo del Prosciutto di Parma
26 agosto 2017

Il Museo del Prosciutto di Parma a Langhirano

In una terra fertile, delimitata a Nord dal Po e a Sud dall’Appennino, compresa tra le valli dell’Enza e dello Stirone, fin dai tempi più remoti si sviluppò l’allevamento dei suini, favorito dalle vaste estensioni boscose e dalla presenza delle querce, e con queste, delle ghiande. Branchi di maiali pascolavano in vaste aree boschive e le popolazioni di origine celtica, qui stanziate, misero a punto le "tecnologie" necessarie all’impiego delle loro carni e alla loro conservazione, anche grazie alle sorgenti e ai pozzi di acqua salata di Salsomaggiore e Rivalta.
Le caratteristiche del territorio giocarono un ruolo fondamentale ed è qui che oggi sorge il Museo del Prosciutto di Parma: a Langhirano, che del prosciutto è la capitale riconosciuta, nel complesso integralmente restaurato dell’ex Foro Boario, splendida architettura rurale dei primi del Novecento, storicamente destinata alla contrattazione del bestiame.
Organizzato in otto sezioni, il percorso di visita al museo inizia dal territorio, con la descrizione dell’agricoltura parmense, per poi passare alla sezione dedicata alle razze suine, alla loro diffusione nei vari continenti e alle varietà utilizzate per la produzione del prosciutto di Parma.
La ricca sezione dedicata al sale racconta la storia di questo importantissimo strumento di conservazione degli alimenti, che grazie ai pozzi presenti sul territorio, favorì nel tempo lo sviluppo dell’arte salumiera. Vi è esposta una raccolta di sali provenienti da tutto il mondo e un raro filmato sull'estrazione del sale dai pozzi di Salsomaggiore.
La sala dedicata alla norcineria raccoglie, oltre a numerosi documenti storici sull’attività della macellazione dei suini nei secoli, un ampio campionario di antichi oggetti impiegati da generazioni di norcini per la lavorazione delle carni.
Le restanti sezioni presentano gli altri salumi tipici del territorio parmense, approfondiscono il tema della gastronomia e dell’impiego del prosciutto in cucina, narrano, anche attraverso testimonianze in video, le tecniche di lavorazione del prosciutto e la struttura di un prosciuttificio, presentano infine l’attività del Consorzio del Prosciutto di Parma, che garantisce la qualità di questo straordinario prodotto noto e apprezzato in tutto il mondo.



www.museidelcibo.it/prosciutto

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Museo del Parmigiano Reggiano
26 agosto 2017

Il Museo del Parmigiano Reggiano a Soragna

"Nel paese di Bengodi, dove chi più dorme più guadagna, si trova una montagna enorme di formaggio Parmigiano grattugiato dal quale ruzzolano grossi ravioli e maccheroni d’ogni forma cotti in brodo di cappone". È con queste parole che a metà del Trecento Giovanni Boccaccio, nel suo Decamerone, cita il Parmigiano per condire i maccheroni e i ravioli.
Il Museo del Parmigiano Reggiano ha sede nello storico Casello ottocentesco che sorge all’ombra della Rocca Meli-Lupi a Soragna, in provincia di Parma, a pochi passi dalla piazza del paese, in un’area ricca di castelli e di ricordi verdiani, oasi naturali e parchi storici di rara bellezza e suggestione, di sapori densi e inimitabili lungo la "Strada del Culatello".
Il Parmigiano Reggiano è il prestigioso formaggio italiano, noto e apprezzato in tutto il mondo, che vanta origini antiche.
La Corte Castellazzi, sede del Museo del Parmigiano, è composta dalla casa colonica con stalla e fienile e dal prezioso caseificio di forma circolare con colonnato, dove si trovano esposti gli strumenti e gli attrezzi impiegati nella lavorazione del Re dei Formaggi.
Oltre 120 oggetti, databili tra il 1800 e la prima metà del Novecento, e un centinaio di immagini, disegni e foto d’epoca illustrano, all’interno di un edificio adibito per secoli alla produzione del formaggio, l’evoluzione delle tecniche di trasformazione del latte, le fasi della stagionatura e della commercializzazione e il ruolo fondamentale del Consorzio del Parmigiano Reggiano a tutela della qualità.
Lo spazio circolare accoglie al centro l’antica caldaia in rame per la preparazione del formaggio, circondata dai vari attrezzi e strumenti. Vi è anche spazio per la produzione del burro e per la figura di San Lucio di Cavargna, protettore dei casari.
Nel locale sotterraneo della salamoia è narrata la storia del formaggio Parmigiano, dal XII secolo ad oggi, la sua filiera produttiva e la storia della grattugia. È anche visibile un’esposizione dedicata alle numerose imitazioni del Parmigiano Reggiano esistenti all’estero. Negli ambienti rustici annessi al corpo principale del museo è esposta, inoltre, una rassegna di attrezzi e oggetti quotidiani della civiltà contadina legati ai temi dell’alimentazione.



www.museidelcibo.it/parmigiano

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I Musei del Cibo di Parma
25 agosto 2017

Una vera e propria caccia ai musei nascosti... la tesserina interamente obliterata è da considerarsi un trofeo a tutti gli effetti!


Museo del Parmigiano Reggiano
Corte Castellazzi - Via Volta 5, Soragna (PR)
La casa del Parmigiano celebra l’arte casearia.
Il museo di Soragna, ospitato all’interno di un vecchio "casello", ripercorre la storia e le tradizioni legate al "re dei formaggi", un prodotto unico ed inimitabile, frutto di una terra dove la qualità è uno stile di vita. Tre mostre permanenti sono allestite nell'antico caseificio inserito in un complesso di origine settecentesca. La visita museale coinvolge i sensi: l’olfatto è rapito dall’odore del latte e l’occhio attratto da utensili usati per la lavorazione e la trasformazione del formaggio che, come la "reggina" e le "spannarole" affondano le radici nei primi decenni del '900. Presenti anche foto, una sezione dedicata alla gastronomia e ricettari con citazioni del Boccaccio.

Museo del Prosciutto di Parma
Ex Foro Boario - Via Bocchialini 7, Langhirano (PR)
Prosciutto di Parma: un cibo, una cultura.
A Langhirano, c’è un posto speciale dove il visitatore può deliziare il palato con un salume conosciuto in tutto il mondo. È il prosciutto di Parma a cui è dedicato il museo situato nello splendido edificio dell’ex Foro Boario, articolato in otto sezioni e una sala degustazione. Il percorso parte dalla sezione storica e prosegue nell’area dedicata al sale. Grande attenzione è posta all’arte della norceria: uccisione, pelatura e preparazione degli insaccati. Nelle teche in mostra vari attrezzi con una stupenda dotazione da norcino "ambulante". Di grande suggestione è la sezione dedicata alla lavorazione del prosciutto. E ancora: dipinti, fotografie d’epoca e cortometraggi.

Museo del Salame di Felino
Castello di Felino - Strada al Castello 1, Felino (PR)
La storia del Felino racchiusa in un castello.
Nei magnifici locali delle cucine e cantine del castello di Felino, antico feudo medievale dell'890, sorge il museo del salame di Felino: un’esperienza magica e gustosa. Il percorso della mostra inizia con le testimonianze storiche del rapporto tra Felino e il suo prodotto-simbolo. Il museo conserva un riferimento al primo documento scritto in cui compare la parola "salame". La seconda sezione del museo è dedicata alla gastronomia, con tutte le fasi del rito "dell’ammazzata", gli oggetti delle famiglia di Felino e il caratteristico mantello nero del norcino. La visita prosegue nella sala della tecnologia, che espone una grande macchina insaccatrice, fino all’ultima sala dedicata alla proiezione di documentario sulla produzione del salame.

Museo del Pomodoro
Corte di Giarola - Strada Giarola 11, Collecchio (PR)
L’epopea del pomodoro rivive nella Corte di Giarola.
Il percorso espositivo dedicato all'"oro rosso"di Parma ha sede, dal 2010, nell’antica Corte di Giarola: un luogo strategico, situato in una zona di coltivazione del pomodoro e del più importante distretto di trasformazione industriale. Il percorso di visita offre approfondimenti sull’ortaggio da un punto di vista botanico, storico, geografico e agronomico. Ospita gli strumenti e i macchinari impiegati dal periodo delle due guerre, fino ai nostri giorni e non mancano interessanti esempi di tecnologie usate negli anni '40-'50 dalle più importanti industrie del parmense. Nelle sale del museo è in mostra una linea completa di lavorazione del pomodoro, che consente di comprendere a pieno il ciclo industriale.

Museo della Pasta
Corte di Giarola - Strada Giarola 11, Collecchio (PR)
Tutti i segreti della pasta alla Corte di Giarola.
Il museo ha sede alla Corte di Giarola, risalente al Medioevo. In dieci sezioni, illustra la conoscenza storica, tecnologica e culturale della pasta. La prima sezione, dedicata al grano, alle sue caratteristiche e alle modalità di coltivazione presenta attrezzi agricoli antichi che testimoniano l’evoluzione delle tecniche agricole. La seconda sezione è dedicata alla macinazione, con la ricostruzione di un mulino a macine e un moderno mulino a cilindri. La preparazione casalinga della pasta fresca è nella quarta sezione. Un vero pastificio industriale della prima metà dell'800 consente, nella quinta sezione, di comprendere le fasi di produzione della pasta secca. Infine, attraverso le "trafile" viene illustrato il modo di formatura di oltre cento differenti tipi di pasta.

Museo del Vino
Rocca San Vitale - Piazza Gramsci 1, Sala Baganza (PR)
Il vino e le sue tecniche a Rocca San Vitale.
Il museo si sviluppa nelle suggestive cantine della Rocca San Vitale. La prima sala è dedicata all’archeologia del vino e alle prime tecniche di vinificazione in epoca preistorica e romana. È qui esposta un’importante collezione di anfore e doli. La seconda e terza sala raccontano la coltivazione e la vendemmia della vite nel secolo scorso attraverso attrezzi e oggetti di uso comune. La parte più suggestiva del museo-cantina è costituita dalla visita all’enorme ghiacciaia rinascimentale, ristrutturata e allestita con un’istallazione multimediale che racconta i riti e l’arte della lavorazione del vino. L’ultima sala è dedicata alle eccellenze della viticoltura locale.


Vacanzina enogastronomica, sotto il segno dell'onnipresente "torta fritta"...

www.museidelcibo.it

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“In crociera col Cinghiale” di Marco Malvaldi
20 agosto 2017

Dalla raccolta "Viaggiare in giallo" di Giménez-Bartlett, Malvaldi, Manzini, Recami, Robecchi, Savatteri

Da: cinghialereale@loggiadelcinghiale.it
A: loggiadelcinghiale@loggiadelcinghiale.it

Oggetto: operazione «Crociati dei Caraibi»

Carissimi,
come sapete la cena sociale annuale del XX anno dell'era del Cinghiale è stata da tempo tramutata in Gita Sociale, stante l'importanza della ricorrenza decennale e la concomitante causa di divorzio del confratello Barbadori, per festeggiare adeguatamente il doppio lieto evento.
Tra le varie proposte giunte, è stato scelto di effettuare la Gita Sociale sotto forma di crociera a bordo della m/n Hesperion Garden, in vista del fatto che:
a) il confratello Viviani ha interesse a passare su detta nave un lasso di tempo non indifferente per via che glielo ha chiesto la fidanzata per motivi di sicurezza nazionale, e senza la nostra compagnia tale lasso di tempo gli risulterebbe insopportabile;
b) mentre due anni fa siamo stati buttati fuori dall'albergo ad Amsterdam quando il Paletti mise il peperoncino nell'impianto d'aerazione, stavolta buttarci fuori da una nave sarebbe, oltre che disdicevole, anche parecchio difficile, e quindi possiamo veramente sfogarci.
Memori del nostro statuto, e specialmente dell'articolo 5, che vi ricordo dire testualmente «Perché le donne son bone e care ma ogni tanto rompono il cazzo», vi invito a raccogliere la chiamata del confratello Viviani Massimo e a rispondere compatti e grufolanti. Il nome «Crociati dei Caraibi» è stato scelto perché, nonostante la crociera sia alle Canarie, suona parecchio meglio di «Crociati di Tenerife», e chiunque abbia da ridire è pregato di attaccarsi a questo manico.
Vostro aff.mo,
Leonardo Chiezzi


La Loggia del Cinghiale si era già fatta notare all'inizio del viaggio, durante la presentazione dei crocieristi, quando il comandante in seconda aveva dato nel suo migliore inglese il benvenuto al gruppo più numeroso, «thirty persons from Follonica, Italy», che avevano salutato il resto della ciurma con un poderoso rutto del Tenerini che non aveva alcun bisogno di traduzione; e, durante il corso del viaggio, le cose erano andate peggiorando. In maniera costante, ma con alcuni picchi. Anche a causa, va detto, dell'equipaggio della motonave, poco propenso ad accogliere i suggerimenti della Loggia per quanto riguardava le iniziative ludiche di bordo.
La proposta di organizzare un concorso di bellezza femminile volto a premiare la più antipatica della crociera, a cui donare la bellissima fascia con la scritta MISS TAI SUI COGLIONI stampata dal Ghini in eleganti caratteri oro, era stata inspiegabilmente bocciata dagli animatori; parimenti, la richiesta della Loggia di poter proiettare la pellicola Moana principessa dei vampiri sul maxischermo del cinema da 300 posti in occasione del compleanno del Bottoni era stata rigettata senza fornire giustificazione alcuna. Le cose erano andate quindi lentamente deteriorandosi fino al giorno della cena sociale, ovvero il presente sabato, nel corso della quale i trenta erano stati fermati dai più nerboruti membri dell'equipaggio e rinchiusi agli arresti in cabina fino al termine della crociera.

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Ricetta: penne lisce alla crudaiola con pomodori gialli
15 agosto 2017

Vivamente consigliato di non lavarsi la faccia con le mani ancora aromatizzate al peperoncino come ha fatto la sottoscritta...

Penne lisce alla crudaiola con pomodori perini gialli

400 gr. di penne lisce
700 gr. di pomodori perini gialli
2 spicchi d'aglio
1 peperoncino fresco
basilico
olio extravergine d'oliva
sale


Incidere i pomodori con un taglio a croce alle estremità poi scottarli per qualche istante in acqua bollente. Scolarli, spellarli e tagliarli a dadini, eliminando più semi possibile.
Mondare e tritare al coltello il peperoncino e metterlo in un vasetto di vetro coperto d'olio.
Raccogliere in una capiente ciotola i pomodori, gli spicchi d'aglio tagliati a metà, un cucchiaino di basilico tritato fine, poco peperoncino, olio e sale. Mescolare bene e lasciare insaporire in frigorifero per almeno un'ora.
Cuocere le penne al dente in abbondante acqua salata, scolarle bene e versarle nella ciotola con il sugo alla crudaiola dopo aver tolto gli spicchi d'aglio. Rimestare e aggiungere alcune piccole foglie di basilico intere.
Servire in tavola la pasta tiepida mettendo a disposizione il peperoncino rimasto.

La pasta alla crudaiola prevede un condimento crudo a base di pomodori lasciato marinare in frigorifero che condisce della pasta calda, la quale si intiepidisce a contatto con il sugo freddo. Qualsiasi ingrediente, purchè crudo, può arricchire a piacere questa ricetta. Classica è l'aggiunta di ricotta stagionata a scaglie.


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