foto di Elena Fiorio - Burano maggio 2009
Parole intraducibili dal mondo
22 gennaio 2017

Curiosità tratte da WCpedia... la prima vera enciclopedia da bagno!

Esistono al mondo delle parole semplicemente intraducibili. Eccone quindici:

Layogenic, filippino. Una persona attraente solo se vista da lontano.
Baku-shan, giapponese. Una ragazza bella vista soltanto di spalle.
Torschlusspanick, tedesco. La paura di avere, invecchiando, meno opportunità.
Gufra, arabo. La quantità di acqua che è possibile contenere in una mano.
Kyoikumama, giapponese. Si dice di una madre che spinge in modo insistente il proprio figlio verso il successo accademico.
Kaapshljmurslis, lettone. La sensazione di sentirsi schiacciati tra due mezzi di trasporto.
Cafuné, brasiliano. L'azione di passare delicatamente le dita tra i capelli di un'altra persona.
Tartle, scozzese. Dimenticarsi il nome di qualcuno subito dopo essersi presentati.
Age-otori. giapponese. Vedersi peggio dopo essersi tagliati i capelli.
Palegg, norvegese. Qualsiasi cosa che si può spalmare su una fetta di pane.
Handschuhschneeballwerfer, tedesco. Si dice di una persona che usa i guanti per tirare le palle di neve.
Waldeinsamkeit, tedesco. La sensazione di trovarsi da soli in mezzo agli alberi.
Hanyauku, rukwangali (Namibia). La sensazione di camminare in punta di piedi sulla sabbia calda.
Sobremesa, spagnolo. Il momento che si rimane a parlare seduti a tavola dopo aver finito di mangiare.
Mangata, svedese. Il riflesso della luna sul mare.

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“Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano”
30 settembre 2016

di Eric-Emmanuel Schmitt

(...) Brigitte Bardot fa il suo ingresso in drogheria.
"Buongiorno. Avete acqua?"
"Certo, signorina".
E qui succede l'inimmaginabile: monsieur Ibrahim va di persona a prendere una bottiglia d'acqua dallo scaffale e gliela porge.
"Grazie. Quanto le devo?"
"Quaranta franchi, signorina".
Brigitte ha un sussulto. Io pure. Una bottiglia d'acqua costava due franchi, all'epoca, non quaranta.
"Non sapevo che l'acqua fosse così rara, da queste parti".
"L'acqua non è rara, signorina, ma le vere dive sì".
L'ha detto con un tale charme, con un sorriso talmente irresistibile che Brighitte Bardot arrossisce leggermente, tira fuori i quaranta franchi e se ne va.
Non ci posso credere.
"Certo che ha una bella faccia tosta, lei, monsieur Ibrahim!"
"Eh, caro Momo, in qualche modo bisogna pure che rientri di tutte le scatolette che mi porti via".
Quel giorno siamo diventati amici.

"Perchè non sorridi mai, Momo?" mi domandò monsieur Ibrahim.
La domanda era come un cazzotto, un vero e proprio cazzotto al fegato, non c'ero preparato.
"Sorridere è roba da gente ricca monsieur Ibrahim. Io non ho i mezzi".
Naturalmente lui cominciò a sorridere, tanto per farmi girare le scatole. (...)
"Monsieur Ibrahim, quando dico che il sorriso è roba da ricchi, intendo dire che è roba per gente felice".
"Ecco, è qui che sbagli. E' il sorriso che rende felici".

"Allora, quand'è che mi adotta, monsieur Ibrahim?"
E lui, ridendo quanto me, ha risposto: "Anche domani, se vuoi, mio piccolo Momo!"
E' stata una dura lotta. Contro il mondo ufficiale, quello dei timbri, delle autorizzazioni, dei funzionari che diventano aggressivi se uno si permette di disturbarli. Nessuno voleva saperne di noi. Ma Ma monsieur Ibrahim non si lasciava scoraggiare.
"Il no ce l'abbiamo già in tasca, Momo. Ora non ci resta che ottenere il sì".

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