foto di Elena Fiorio - Burano maggio 2009
Symmetry Breakfast
30 giugno 2018

Caro cosa mi prepari questa mattina?


Symmetry Breakfast nasce come fenomeno Instagram ed è una galleria fotografica delle colazioni speculari che il londinese Michael Zee prepara con amore ogni mattina per il suo compagno Mark van Beek e per sé.

Un'idea semplice e, come quasi tutte quelle geniali, nata per caso. Due piatti - ogni mattina differenti - di ottimo cibo, curati in ogni minimo dettaglio e meravigliosamente impiattati con assoluta simmetria.

Molti scatti mostrano colazioni che rispettano la tradizione anglosassone ma in altri Michael, che ha sangue cinese e scozzese, scopre e sperimenta altre culture culinarie.
L’ispirazione viene spesso dal passato e dalle tradizioni e altre volte da racconti di familiari e amici, ogni piatto ha una sua storia alle spalle e Michael dice: "Narrare è quello che faccio ed è mia intenzione fare. Non voglio pontificare con lunghe descrizioni, Instagram è del resto un medium particolare di immediata fruizione, un veicolo di storytelling particolare".



www.instagram.com/symmetrybreakfast
www.symmetrybreakfast.com

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“L’assassinio di Florence Nightingale Shore”
8 giugno 2018

di Jessica Fellowes
I delitti Mitford. Sei sorelle, una vita di misteri.

Mabel si raddrizzò, quasi fosse in procinto di dire qualcosa, quando colse un movimento alle sue spalle che la fece sussultare. La porta si aprì ed entrò un giovane di ventotto, trent'anni. Portava un completo di tweed marrone chiaro e un cappello. Da quello che Florence riusciva a vedere non indossava il cappotto, come ci si sarebbe aspettati da un viaggiatore diretto sulla costa in gennaio, ma forse lo portava sul braccio e lei non l'aveva visto. Non aveva bagaglio né bastone né ombrello. Si sedette a sinistra, accanto al finestrino, diagonalmente rispetto a Florence e in senso contrario alla direzione di marcia.
Udirono il fischietto del capostazione: partenza tra cinque minuti.
Mabel si mosse verso la porta e l'uomo si alzò. «Mi permetta» disse.
«No, grazie» replicò Mabel. «Faccio da sola».
Abbassò il finestrino tirando la cinghia di pelle, si sporse fuori per girare la maniglia dello sportello e lo spinse per aprirlo. Florence rimase seduta e ignorò il compagno di viaggio; teneva un giornale posato in grembo, gli occhiali da lettura sul naso. Mabel uscì, chiuse la porta e restò sul marciapiede
a guardare dentro. Poco dopo il capotreno soffiò nel fischietto per l'ultima volta. Il treno partì, all'inizio lentamente, poi accelerò e, giunto all'altezza della prima galleria, aveva ormai raggiunto la velocità massima. Fu l'ultima volta che qualcuno vide Florence Nightingale Shore viva.

«Hai un innamorato, Lou-Lou?» chiese Nancy di punto in bianco.
«Cosa?» trasalì Louisa. «No, certo che no». Il pensiero, però, corse a Guy, e avvertì un guizzo nello stomaco.
Nancy sospirò. «Neanch'io. A parte il signor Chopper, naturalmente».
«Il signor Chopper?»
«È l'assistente del signor Bateman, l'architetto di Farve. E' un ragazzo molto serio, non mi guarderebbe neppure se mi dimenassi davanti al camino. Quando viene a casa nostra, all'ora del tè, per mostrare i progetti, rifiuta qualunque forma di distrazione. Dev'essere amore, non credi?» Nancy levò gli occhi al cielo e Louisa la imitò, poi scoppiarono a ridere entrambe.
«Farve dice che c'è scarsità di uomini, oltretutto. Forse non ci sposeremo mai e saremo le "donne di troppo" di cui parlano sempre i giornali. Porteremo calze di lana grossa e occhiali spessi e coltiveremo l'orto. Leggeremo tutto il giorno e non ci cambieremo mai d'abito per la cena, come le sorelle O'Malley».
«Forse». Louisa sorrise. Non le pareva una brutta idea.

«(...) Oh, una cosa tristissima! Tante buone azioni per finire in un modo simile... » Rosa estrasse un fazzoletto non troppo pulito dalla tasca e si asciugò gli occhi.
«Come mai conosceva la signorina Shore?» chiese Guy, con la matita sospesa a mezz'aria.
«Eravamo infermiere insieme, prima della guerra. Lavoravamo al St Thomas'. Ero un po' più giovane di lei e mi aveva preso sotto la sua protezione. Era un'ottima infermiera e coraggiosa, anche. Sa che era andata in Cina da giovane? Non è da tutti. Io non mi sono mai spinta più in là di Dieppe, e mi è bastato. Non sanno fare un tè decente, sul Continente».

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Kaspar il quattordicesimo commensale
17 gennaio 2017

Un racconto curioso da "111 gatti e le loro pazze storie" di Elke Pistor...


In molte culture il dodici è considerato un numero fortunato: dodici sono i mesi dell'anno, le ore di una giornata sono due volte dodici, dodici erano gli apostoli.
Diffusa è invece la credenza che essere tredici a tavola porti sfortuna e di qui la convinzione più generale che il tredici sia un numero iellato. Bisogna ammettere però che, almeno in un caso, la superstizione si è rivelata fondata.
Siamo a Londra, nel 1898. Il proprietario di miniere Woolf Joel, di origini sudafricane, invita a cena all'Hotel Savoy di Londra un gruppo di colleghi d'affari e amici. La rinuncia di uno di loro fa sì che i convitati si ritrovino in tredici a tavola. Inevitabilmente la conversazione va a cadere sulla sfortuna che colpirà il primo che si congederà dagli ospiti. Woolf Joel, che il mattino deve partire presto per far ritorno a casa, deride la superstizione e accetta la sfida di essere il primo a lasciare la tavola. Durante il viaggio per Johannesburg viene ucciso a colpi di fucile dal barone Kurt von Veltheim, un ricattatore: casualità o verità della profezia?
Quando al Savoy si viene a sapere dell'incidente nessuno ha dubbi: mai più tavoli con tredici commensali. Inizialmente si pensa di far partecipare alle cene un dipendente dell'albergo, ma la proposta non incontra il favore degli ospiti, per nulla bendisposti a condividere pasti e conversazioni con un estraneo.
Nasce allora l'idea di un invitato muto e negli anni Venti l'hotel incarica l'artista Basil Ionides di scolpire un gatto. Da allora Kaspar, questo è il nome del felino di legno, siede a tavola, con tanto di piatto e posate e provvede a tenere lontana la sfortuna dagli altri commensali.
Nel 2007 l'hotel è stato completamente ristrutturato e gran parte degli arredi degli anni ruggenti sono stati venduti all'asta, tranne naturalmente Kaspar, il quattordicesimo convitato, della cui compagnia al tavolo è possibile godere ancora oggi.

www.kaspars.co.uk

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Food Ink
4 agosto 2016

Un passetto avanti alla mia tigella 3D...


Da Londra arriva l'ultima tendenza in fatto di ristorazione. E' stato infatti inaugurato, nella capitale britannica, Food Ink il primo ristorante dove il cibo ma anche i bicchieri, i piatti, le posate e i tavoli sono realizzati con stampanti 3D.

Le portate servite sono il risultato di un mix fra ingredienti classici e prodotti della cucina molecolare. L’inedito menù è stato proposto per il momento solo per tre giorni e a poche decine di fortunati commensali.
La cena tecno-gourmet è stata definita "un’esperienza gourmet unica... dove la cucina incontra l’arte, la filosofia e le tecnologie del futuro".

Il progetto prevede l'apertura di nuovi ristoranti 3D in altre città del mondo come Berlino, Dubai, Seoul e New York. In Italia un locale itinerante potrebbe essere proposto a ottobre a Roma e poi a Torino.

Lo chef Fabio Tacchella, esperto di nuove tecnologie di cottura e lavorazione degli alimenti, commenta questa nuova tendenza: "La trovo un'iniziativa molto interessante. Avevo già sentito parlare di stampanti 3D per il settore food, ed è incredibile che siano riusciti ad aprire un intero ristorante incentrato su questo nuovo format. Ovviamente è una scelta più che giusta, perché la novità attrae sempre, bisognerà però aspettare per capire quale sarà la risposta del pubblico, anche a lungo termine. Ma come la nouvelle cuisine e dopo di questa la cucina molecolare, anche questa tecnica alle stampanti, invece che hai fornelli, può dare spunti positivi e interessanti al settore della ristorazione".



foodink.io

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Un Mojito da calzare
13 maggio 2016

Sicuramente le mie "papere" sono più comode ma...


Pare che Julian Hakes architetto e designer londinese abbia impiegato quasi un anno per la progettazione e lo sviluppo di questa scarpa scultura, realizzando un vero e proprio capolavoro di design anche grazie all’utilizzo di materiali d’avanguardia.
La fibra di carbonio, leggerissima, è infatti il materiale che compone l’anima di questa scarpa che consente di supportare il peso del corpo piegandosi elasticamente alle sollecitazioni della camminata.

La Mojito shoe, così chiamata perché la sua forma risulta somigliante ad una spirale di scorza di lime, ha vinto nel 2012 l’ambito premio Drapers Footwear and Accessories Award.

Una curiosità: Julian Hakes, appassionato dei fumetti della Marvel, ha rielaborato per il film "Iron Man 3" il modello Mojito per il personaggio di Pepper Potts (interpretato da Gwyneth Paltrow) aggiungendo alla calzatura una luce LED simile al pulsante ARC-Reactor che accende la tuta di Iron Man. Il risultato è una scarpa con i colori e le cromature caratteristiche della tuta del supereroe.



www.facebook.com/julianhakeslondon

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Un bacio a cartoni animati
9 febbraio 2016

Anch'io per Carnevale voglio uno Stregatto...


Gli appassionati di cartoni animati non potranno rimanere indifferenti alle creazioni di Laura Jenkinson che trasforma la sua bocca nei personaggi dei Simpson, dei Minions, di SpongeBob o in qualche protagonista dei film Disney.

Le labbra della giovane make up artist londinese, sapientemente truccate, diventano una pellicola di un film di animazione o una striscia a fumetti dove prendono vita personaggi di ogni genere con effetti davvero strabilianti.



laura-jenkinson.com
www.instagram.com/laurajenkinson
www.facebook.com/laurajenkinsonmakeup

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